Domenica VII del Tempo Ordinario (Anno A)
(Lv 19,1-2.17-18; Sal 102; 1 Cor 3,16-23; Mt 5,38-48)
di Alberto Strumia
Come abbiamo visto queste tre domeniche del Tempo Ordinario che precedono l’inizio della Quaresima – mercoledì prossimo con l’Imposizione delle Ceneri – ci hanno presentato delle letture il cui insegnamento è stato incentrato sulla “vera Sapienza”: la vera, e quindi, saggia, “concezione” di se stessi, del prossimo, di Dio.
Una “sapienza” che è un tutt’uno con la “santità” della vita, nello spirito e nel corpo: la vera saggia “regola di comportamento” verso se stessi, il prossimo, Dio.
- Nella precedente V domenica del Tempo Ordinario, il centro dell’insegnamento riguardava la Sapienza nel modo di “comprendere” e mettere in pratica i due Comandamenti dell’amore verso Dio e verso il prossimo.
- Nella successiva VI domenica del Tempo Ordinario, al centro delle letture sono stati i Dieci Comandamenti come criterio per il modo di “comportarsi”. Di questi Gesù ha detto che non vengono in alcun modo da Lui aboliti, ma motivati nella loro funzione di “regole” di una vita pienamente umana, traendone le loro definitive conseguenze: «Sono venuto a portare a compimento».
- Nella domenica odierna – la VII del Tempo Ordinario – l’insegnamento delle letture punta direttamente a quella “sintesi tra fede e vita”, tra teoria e pratica, tra dottrina ed esperienza, che realizza, mediante l’azione della Grazia di Cristo, il “modo giusto” del rapporto tra l’essere umano e Dio Creatore. È la “santità”: una parola alla quale abbiamo bisogno di restituire il suo “peso” per la vita concreta, pienamente incarnato e non astrattamente inteso, come se riguardasse sempre solamente delle persone eccezionali e mai noi stessi.
– Questa “sintesi tra fede e vita” è domandata a Dio fino dall’Orazione iniziale della Messa, nella quale abbiamo chiesto di «conoscere ciò che è conforme alla Tua Volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere».
– Subito dopo, nella prima lettura, Dio dice a Mosè di istruire il popolo perché impari a vivere secondo il “giusto modo” del rapporto tra se stessi e Dio Creatore, spiegando che questo è il fine della Legge, i Comandamenti che Egli, Dio, ha dato a Mosè sul Monte Sinai. Aggirarli, presumendo di essere capaci di fare di meglio, porta alla rovina della propria esistenza e alla disgregazione del popolo stesso. Seguirli permette di vivere la vita nel modo “giusto”, che è quello che la “sancisce” come “vera” e “buona”: è l’esperienza della “santità”. “Santo”, infatti significa “sancito” come “vero” e “buono” e, come tale, anche “separato”, ben distinto da ciò che è falso, malvagio e ingannevole. Questo intendono le parole che il Signore dice a Mosè, sotto forma di un comando da eseguire: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché Io, il Signore, vostro Dio, sono santo».
– Nella seconda lettura, san Paolo mette in guardia dal ricadere nell’illusione di fare meglio da soli, come se Dio non esistesse, come se non ci fosse Dio Creatore che ci fa esistere e provvede a darci le “regole” da seguire per “vivere bene”.
«Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio».
La «sapienza di questo mondo» è ciò che oggi chiamiamo “ideologia”, un modo di concepire la vita personale, la società, la politica e tutto il resto, che “non corrisponde alla realtà” dei fatti. E come tale non è “scientifico” e produce un modo di vivere, una convivenza, una società, che non funziona, giungendo fino all’estrema conseguenza di autodistruggersi, rovinando l’esistenza degli esseri umani.
– Nel Vangelo, Gesù si esprime in modo volutamente paradossale, per far capire che chi lo vuole seguire deve assumere un comportamento “provocatorio”, di “sfida” alla logica del mondo, facendo toccare con mano, ai suoi interlocutori, che il loro modo di concepire la realtà e di vivere, alla prova dei fatti, non funziona.
Questa “sfida” di Cristo ai poteri del mondo è dimostrata nella ripetizione, quasi martellante, di quella formula: «Avete inteso che fu detto… ma Io vi dico…». Come a dire: la “sapienza” (cioè l’ideologia) che sta alla base di un mondo che pretende di vivere come se Dio non esistesse e l’uomo fosse dio a se stesso, si dimostra falsa e, invece, «Io vi dico» la via della Verità della Vita («Io sono la Via, la Verità e la Vita», Gv 14,6).
Gesù fa l’elenco di una serie di comportamenti che sono un’aperta sfida a chi vuole intimorirti con il suo potere, per fargli vedere che tu fai leva su un potere più grande del suo, che è il potere di Cristo.
La Chiesa ha il compito di sfidare i singoli, le ideologie, i governi, i poteri economici, dicendo in faccia a chi vuole schiacciarla, che sono loro a distruggere il mondo con il loro presunto potere di costruire tutto contro i Comandamenti, contro la vita, contro la persona. Con le vostre ideologie, con i vostri poteri, avete costruito delle società invivibili e ingovernabili!
È ora di cambiare completamente il modo di pensare e di vivere, di rimettere la Legge Naturale alla base delle “legislazioni positive” degli Stati – i Dieci Comandamenti alla base della vita personale – di ripristinare la famiglia naturale nella sua forma stabile, accettando anche le fatiche che questo può comportare, insieme alle soddisfazioni, di mettere l’onestà prima di ogni ingannevole astuzia.
Il cuore della sfida è questo: avete provato a fare a modo vostro? Non ha funzionato! Vi siete ingannati, ed è il momento di riconoscerlo.
«Avete inteso che fu detto…»: non ha funzionato! Allora è arrivato il momento di seguire l’altra strada, quella di Cristo: «ma Io vi dico…».
La vittoria di Cristo nella storia degli uomini, della quale la vittoria del Cuore Immacolato di Maria, è il primo frutto, è la prova della verità di questo «ma Io vi dico…». E noi siamo al mondo per seguire questa seconda strada che è quella della Verità della Vita. «Nessuno si illuda» di poter fare diversamente e di cavarsela. Piuttosto: «Siate santi, perché Io, il Signore, vostro Dio, sono Santo».
Bologna, 19 febbraio 2023
Alberto Strumia, sacerdote, teologo, già docente ordinario di fisica-matematica presso le università di Bologna e Bari.
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