PENSIERI A ZONZO
di Brunella Rosano
Si è subdolamente insinuata nella nostra mente un’espressione verbale molto preoccupante, proprio perché piano piano va a minare un concetto, la vita, che ha valore assoluto. L’espressione è: “la qualità della vita”. Come dice la nostra saggia figlia (resa saggia dalla malattia e dalla sofferenza): parla di qualità della vita chi sta bene. Gli altri, quelli che hanno problemi di salute, devono farsi piacere la vita che hanno: limitata, sofferente, che dipende dalle medicine, dagli altri… Sappiamo bene che l’espressione è stata inserita nel linguaggio e nella mentalità comune per poter disporre della vita degli altri. L’ennesimo episodio di eliminazione di una vita, di una persona, perché con una vita “non soddisfacente”, si è verificato nelle settimane scorse in Inghilterra, precisamente il 27 gennaio, per ironia della sorte, il “giorno della memoria”. L’Inghilterra si sta caratterizzando come un boia che elimina soggetti “deboli” nel loro “miglior interesse”: la cultura della morte ipocritamente nascosta dal buonismo…
In questo lungo anno di “sospensione della normalità della vita”, chiusi in casa, imbavagliati, distanziati, è cambiato il concetto stesso di “vita”. E’ vita l’esistenza volta a preservare solo la salute fisica? E’ vita l’esistenza che accetta di essere regolamentata da altri anche nei minimi particolari del quotidiano? Chi e come incontrare gli altri, in quanti è lecito sedersi a tavola a pranzare, rinunciare ad abbracciare figli e nipoti perché vivono in un altro comune, in un’altra regione, che sono delle pure entità amministrative? E’ vita vivere nella paura che il nostro vicino, il passante che incrociamo sotto i portici, il cliente che ci precede dal macellaio è un untore che ci può contagiare? Il filosofo Giorgio Agamben (è sempre molto fine fare citazioni dotte!) nel suo libro “A che punto siamo?” (pag 53) parla di “nuda vita” riferendosi alla vita biologica cui ci hanno costretti e ci ricorda che “il solo altro luogo in cui degli esseri umani sono stati mantenuti in uno stato di pura vita vegetativa è il lager nazista”! L’uomo è un animale relazionale, non è fatto per stare da solo se non per libera scelta (gli eremiti); per vivere, e non solo sopravvivere, ha bisogno di stare con gli altri, ha bisogno del contatto con gli altri, ha bisogno della carnalità non della virtualità! Il nostro Dio si è fatto carne per noi! Sintomo di questo malessere dovuto in molti casi all’isolamento forzato è il numero di suicidi che in questo anno sono aumentati parecchio. Monsignor Crepaldi all’inizio di questo periodo , il 19 marzo 2020, ci ricordava che il termine latino “salus” significa sia salute sia salvezza. Ecco, non possiamo solo preservare, o tentare di preservare la salute; il nostro desiderio va oltre, tende alla salvezza e, come ci ricordano papa Francesco e il cardinale Zuppi nella sua accorata lettera alla Costituzione del 21 gennaio 2021: “Nessuno si salva da solo”.
(scusi Sua Eminenza, ma non sarebbe stato più appropriato essendo un cardinale di Santa Romana Chiesa, rivolgersi a qualche santo, che so, ai patroni d’Italia, San Francesco e Santa Caterina da Siena, oppure a santa Rita da Cascia o San Giuda Taddeo, esperti in casi difficili/disperati??? Non ci salveremo da soli, ma dubito che la Costituzione possa buttarci una scialuppa di salvataggio in questi frangenti!!!)
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