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di Silvio Sposito

 

A grandi passi si avvicina per i credenti il giorno della commemorazione della Passione e Resurrezione del Gesù dei cristiani. Una guerra incomprensibile continua a svolgersi alle soglie dell’Europa, mentre una cappa di oscurità e una rete di inganni avvolgono nella loro morsa l’”Occidente”, o ciò che ne resta.

Potenti e facoltosi “filantropi” e presunti “illuminati”, mossi da una “hybris” incontenibile, da una superbia oltre l’umano e da una volontà di potenza tecnocratica degna di miglior causa, pretendono di indirizzare il futuro dell’umanità intera secondo una loro visione della vita, dell’uomo e del mondo profondamente corrotta e distopica.

Trattasi – per chi non avesse ancora compreso – di un’ideologia intrinsecamente materialista, intrisa di una “religione” scientista e riduzionista, e rivestita di tinte neopositiviste e meccaniciste. Il tutto condito di agnosticismo/ateismo e sfociante in un trionfante nichilismo. Sembra l’inevitabile approdo della concezione di Democrito, colui “che il mondo a caso pone”, secondo l’immortale definizione dell’Alighieri.

Approdo ineludibile – secondo costoro – sarà un mondo globalizzato e standardizzato, privo di eccessive differenze tra genti e luoghi del pianeta (non più popoli, nazioni e stati sovrani), retto da un unico governo mondiale (quello, appunto, degli “illuminati”) che eserciterà il potere e un controllo capillare su tutto e tutti secondo un “benevolo” totalitarismo, nel nome per l’appunto del “bene comune” (e di un bene molto maggiore per gli “illuminati”), dunque nell’interesse collettivo (ma davvero?) e per la salvezza del pianeta (così dicono).

E le libertà civili individuali? Idee inutili e sorpassate appartenenti ad un passato ormai svalutato e capaci di portare soltanto a divisioni e conflitti. I bravi cittadini seguiranno rigorosamente le regole imposte dai loro nuovi signori e padroni. D’altra parte, saranno partoriti in apposite fabbriche da gameti geneticamente selezionati in modo accurato, così da produrre i tipi umani desiderati e non altri (fautori solo di problemi e disordini). Alcuni saranno predisposti a integrarsi con intelligenze artificiali per poter eseguire compiti particolarmente complessi o rischiosi. Poi, al temine della vita per loro prevista, potranno essere terminati. Sarà così evitata una sovrappopolazione lesiva dell’ambiente e dell’ecosistema terrestre.

Perché l’uomo non è che una macchina, solo un po’ più complessa e delicata di altre. E la coscienza? E il libero arbitrio? Sovrastrutture, epifenomeni di una realtà sostanzialmente materiale e meccanicista.

Questo quadro futuristico – ma non tanto – sembra essere quello verso il quale il mondo attuale si sta indirizzando. È davvero così? E si tratta di sviluppi inesorabili e ineluttabili?

Non propriamente. Questi tronfi e arroganti “profeti” non hanno fatto a sufficienza i conti con l’insopprimibile desiderio di libertà dell’uomo, con la libertà di coscienza e il libero arbitrio. E con il fatto che – contrariamente alle loro opinioni – l’uomo non è una macchina, e le macchine non saranno mai uomini.

Lo spiega molto bene, e con profondità di pensiero, Federico Faggin nel suo recentissimo “Irriducibile – la coscienza, la vita, i computer e la nostra natura”, che ogni giovane d’oggi – o anche meno giovane – dovrebbe leggere.

Perché è proprio nei momenti di più grave crisi, quando tutto sembra perduto e l’oscurità di tenebre sempre più minacciose si addensa sul nostro capo, che forze misteriose e imprevedibili, ma spesso dotate di inarrestabile potenza, irrompono nella realtà della vita degli uomini e ne ribaltano il destino. Qualcuno – un tempo – chiamava tali forze “Provvidenza”.

Accade così che uomini coraggiosi, filosofi – in primis – ma anche scienziati, medici, storici, giuristi, giornalisti e opinionisti, di varie nazionalità e culture e di vario orientamento ideologico o politico e varia fede – o non fede – religiosa, si stiano ribellando alle follie del tempo presente, presentendo e prevedendo quelle, ancor maggiori, del tempo futuro.

L’elenco sarebbe molto lungo, e proprio ciò fa ben sperare, perché il nemico comune è stato ormai ben individuato e caratterizzato, e non è certamente imbattibile. Perché ad una distopia disumana e disumanizzante è lecito opporre un’utopia neoumanista di liberazione e di riscatto. Perché il “progresso” di cui questo nemico si fa orgogliosamente promotore rischia di precipitare in un clamoroso “regresso” e in una crisi definitiva e irreversibile, non solo della cosiddetta “civiltà occidentale”, ma della civiltà umana in generale e della stessa più intima e vera essenza umana.

 


Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. Sono ben accolti la discussione qualificata e il dibattito amichevole.


 

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