di Miguel Cuartero Samperi
A seguito di alcune “reazioni avverse” verificatesi nelle ultime ore, vorrei esprimere alcune considerazioni in merito al mio articolo, pubblicato il 11 settembre sul mio blog personale intitolato “La dura vita dei cattolici non vaccinati”. L’articolo è stato riproposto su questo
blog e su altri siti cattolici, ampliandone notevolmente il raggio di lettori.
In primo luogo mi preme precisare che nell’articolo esprimo un pensiero personale e non mosso da nessuna “cordata”, né da nessun “personaggio” al di sopra di me, come è stato ed ingiustamente insinuato in alcuni commenti.
Nella seconda parte dell’articolo parlo di tre noti scrittori cattolici che hanno espresso la loro convinta adesione alla campagna vaccinale messa in atto dal Governo nelle modalità che tutti ormai conosciamo (attraverso divieti e limitazioni della libertà nei confronti di chi non è vaccinato e dunque non sia munito della Tessera Verde lasciapassare). Pur evidenziando alcune criticità nella gestione della pandemia, gli autori in questione hanno sposato la causa del Vaccino come una soluzione obbligata per combattere la pandemia e la diffusione dei contagi, deludendo (è questo il punto dell’articolo) alcuni, se non molti, dei loro lettori che non condividono la loro posizione considerandola una “resa” alla narrazione politica ufficiale.
A questo riguardo, nel riferirmi al giornalista Antonio Socci devo ammettere di aver inserito per errore un virgolettato nel voler riassumere, per esigenze redazionali, un suo pensiero espresso nell’articolo del 21 agosto intitolato “Ognuno è libero di vaccinarsi, ma l’ideologia No Vax è un’altra cosa”. In questo articolo, a proposito del pronunciamento della Congregazione per la Dottrina della Fede, Socci scrive: “Ma pure tale pronunciamento (approvato dal papa) viene considerato dai cattolici no-vax come irricevibile […] Del resto Benedetto XVI si è vaccinato e questo vuol pur dire qualcosa”. Ammetto di aver fatto un utilizzo sbagliato del virgolettato nel riportare la (mia) sintesi di questo paragrafo e porgo le mie scuse al dott. Socci.
Riguardo al dott. Renzo Puccetti, che sulla sua pagina Facebook dedica (immeritatamente) al mio articolo un lungo post di risposta, posso affermare che il termine anarcoide riferito alle posizioni di coloro che rifiutano il vaccino, è stato da lui utilizzato per ben tre volte in un post del 4 settembre dove, commentando un suo intervento su Corrispondenza Romana, definisce i cattolici non vaccinati dei “catto-libertari” che termineranno col celebrare “Bonino e Pannella come profeti”. Scrive Puccetti: “È una formazione di giudizio di tipo anarcoide che conduce ad un giudizio anarcoide basato su impressioni, sensazioni, emozioni soggettive di cui si può ben essere fermamente convinti, ma che non di meno sono disconnesse dal reale…”. Eppure ora afferma: “non ho mai definito anarcoidi i non vaccinati come sciattamente si scrive”. E ad un lettore che in un commento gli fa notare il contrario citando testualmente il suo intervento, afferma nuovamente “Non ho mai utilizzato quel termine”. Infine, affermare che il dott. Puccetti sia favorevole all’obbligo vaccinale come ha più volte ribadito, non fa del mio articolo un testo scritto sotto una “lente deformante ideologica” come afferma il dottore il quale precisa, e ne prendiamo atto, che la sua proposta riguarda solamente la fascia a rischio (dai quarant’anni in su).
Al di là dell’uso improprio delle virgolette (per cui ho già espresso le mie scuse) e delle parole scritte ma “non utilizzate” (sulle quali trovo, a questo punto, infruttuoso discutere) col mio articolo ho voluto raccontare il disagio di una parte del mondo cattolico nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale, sapendo di parlare a nome di alcuni fedeli (che siano molti o pochi non è poi fondamentale) che non considerano il vaccino né un “dovere morale” né un “atto d’amore” in obbedienza al comandamento di Gesù Cristo sull’amore fraterno. Trovo dunque del tutto ingenerosa l’accusa di deformazione ideologica e di distacco dalla realtà. Non è stata mia intenzione “disprezzare i fatti”, denigrare, offendere o screditare il lavoro di nessuno, men che meno dei tre professionisti citati, i cui scritti ho sempre seguito con interesse e profitto e verso i quali resta intatta la mia stima.
Antonio Socci mi ha deluso profondamente negli ultimi mesi. Dopo essere stato il primo giornalista italiano a sollevare dubbi sulla canonicità dell’elezione di Jorge Mario Bergoglio al soglio che fu di Pietro, è rientrato rapidamente nei ranghi e adesso si è schierato a favore della vaccinazione senza se e senza ma. Ognuno ha diritto a esprimere le proprie opinioni, ma io di certo non leggerò più un suo articolo né comprerò più un suo libro.