foto: scena dal film "1984"

foto: scena dal film “1984”

I casi di limitazione, se non azzeramento, della libertà di espressione della fede e della libertà di manifestazione della religione nello spazio pubblico sono oramai sempre più numerosi. Sarebbe colpevole prenderli sottocamba, o considerarli come casi eccezionali.

Negli ultimi giorni siamo venuti a conoscenza di numerosi episodi che ci portano nell’unica amara direzione: oggi rimanere cristiani nelle nostre società occidentali sta diventando sempre più difficile.

Abbiamo sentito qualche giorno fa il Primo Ministro Irlandese affermare che Non sarà, tuttavia, possibile per gli ospedali finanziati con fondi pubblici, indipendentemente da chi sia il loro sostenitore o proprietario, scegliere di non fornire questi servizi necessari (l’aborto, ndr) che saranno legali in questo Stato una volta che questa legislazione sarà approvata dal Governo e dal Senato”. Abbiamo sentito la Corte Suprema del Canada impedire, di fatto, l’apertura di una università di legge solo perchè essa osserva convinzioni morali sulla omosessualità che si trovano nella Bibbia ma che non combaciano con il credo LGBT. Abbiamo sentito qualche giorno fa di alcuni Stati dell’Australia che hanno approvato una legge che “abbatte” il segreto della Confessione, costringendo i sacerdoti, pena una multa o la reclusione, a rivelare i peccati di abusi sui minori. Abbiamo sentito di casi in Canada in cui il Primo Ministro, cattolico, sta tagliando i fondi persino alle opere cattoliche senza scopo di lucro rivolte ai più poveri solo perché non riconoscono tra i benefit per i dipendenti la copertura dell’aborto. Abbiamo sentito negli Stati Uniti di un pasticcere che è stato portato in tribunale solo perché a due omosessuali ha detto che avrebbe offerto qualsiasi altra cosa o servizio della sua pasticceria ma che non avrebbe prodotto una torta con una scritta di sostegno al matrimonio omosessuale.

Abbiamo preso i casi degli ultimi giorni, ma potremmo continuare con tanti altri.

Tutti questi casi hanno a che fare con l’obiezione di coscienza, con il rispetto delle manifestazioni più profonde della persona. Questi episodi ci costringono non solo a riflettere sul nostro essere cristiani nel mondo moderno, ma ci spingono a pensare a come sta evolvendo la concezione stessa della democrazia. Saremo portati a chiederci sempre più spesso quanto una concezione della democrazia fatta propria da frange elitarie, imposta sempre più facilmente e subdolamente alle masse della popolazione, non sconfini poi nell’autoritarismo. Infatti, nel caso dell’università australiana più sopra riportato, sono stati proprio alcuni degli stessi giudici della Corte Suprema australiana ad ammettere di aver imposto all’università una sorta di apostasia forzata (sì, hanno usato esattamente questi termini), poiché tra la libertà di religione ed il concetto di uguaglianza, hanno fatto prevalere quest’ultimo.    

Del resto, la legge italiana sul fine vita approvata a dicembre scorso non contempla l’obiezione di coscienza per i medici. Un fatto grave, tanto che all’indomani della sua approvazione, alcune strutture cattoliche hanno fatto duramente presente che, nel caso, avrebbero fatto obiezione di coscienza poiché la loro mission, dettata dal credo religioso, non contempla il servizio di portare la morte alle persone ma solamente la vita. Al momento, però, la legge con cui fare i conti è quella approvata.

Scrive Wesley J. Smith: “Fino a poco tempo fa, l’assistenza sanitaria non era culturalmente controversa. La medicina era vista come un settore che si occupava principalmente di prolungare la vita, curare malattie, curare lesioni, applicare misure palliative, far partorire bambini e promuovere il benessere, e quindi (l’assistenza sanitaria era vista) come una sfera in cui le persone di tutte le convinzioni politiche e sociali erano generalmente in grado di andare d’accordo.

Tale consenso è stato infranto. Ai medici di oggi può essere chiesto di fornire interventi medici che sono sì legali ma moralmente controversi come l’aborto selettivo sulla base del sesso, il suicidio assistito, la diagnosi genetica preimpianto di embrioni mediante FIVET, anche i farmaci che inibiscono l’insorgenza della pubertà per i minori con diagnosi di disforia di genere. Di conseguenza, la pratica medica è stata coinvolta in un conflitto politico e culturale.

Al fine di evitare discriminazioni, qualsiasi scrupolo religioso o morale gli operatori sanitari possano avere si troverà in secondo piano al fine di soddisfare il desiderio del paziente. Molti sostenitori sostengono che se i medici non possono lasciare la propria moralità alla porta della clinica, dovrebbero uscire dalla medicina.

Avete sentito bene, “lasciare la propria moralità alla porta della clinica”, in caso contrario si viene espulsi. Quello che sta avvenendo, dunque, è la forzata trasformazione della persona umana, essere morale, in un semplice funzionario, esecutore amorale di ordini, alla mercè della soddisfazione dei desideri e dei diritti altrui, fatti rispettare da un arcigno Leviatano.

Wesley J. Smith conclude: “le persone sono libere di accedere a procedure mediche legali fornite da professionisti disponibili. Ma il loro diritto di farlo “non viene violato semplicemente perché non possono essere imposti contro una persona che esercita la sua libertà di coscienza e di religione, altrimenti questa stessa libertà sarebbe priva di significato”. In altre parole, la libertà è una strada a doppio senso. I pazienti possono ottenere cure mediche da professionisti consenzienti, ma non possono trascinare chi non è disposto ad agire contro le proprie opinioni morali”.

Il compito di noi cristiani, dunque, è prima di tutto quello di renderci coscienti ed edotti di tutto quello che sta subdolamente accadendo e diffondendo intorno a noi nel villaggio globale, e poi, per quanto possibile, esprimere una serena resistenza.

di Sabino Paciolla

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