“Al momento non ci è dato di sapere se siamo vittime della perfidia o dell’incapacità dei nostri governanti. Una cosa è certa, la storia farà il suo corso e questi anni duri della crisi pandemica globale verranno raccontati sui libri di storia. La lettura non sarà certo univoca visto che le stesse elite politiche tengono saldamente in mano la cultura che, da parte sua, vanta libertà, indipendenza dal potere. Ma in qualche modo tutto finirà e ognuno avrà il suo.”
di Miguel Cuartero Samperi
A quasi due anni dall’inizio della pandemia Covid19 è ormai evidente che la gestione della crisi da parte del governo si sia dimostrata fallimentare. I casi sono due: o i nostri governanti sono in cattiva fede o sono solamente incapaci di affrontare con misure proporzionate la cosiddetta pandemia da Covid19. Nel primo caso saremmo vittime della loro malvagia perversione, nel secondo vittime della loro incapacità. In entrambe i casi vittime.
Analizziamo brevemente le due opzione cominciando dalla prima. Non sono pochi quelli che credono che più che un’emergenza ci troviamo di fronte a un progetto. Invocare una Nuova Norimberga può sembrare eccessivo (e altamente offensivo nei confronti delle vittime del progetto satanico nazista) ma rende l’idea di chi accusa i nostri governanti, con la complicità dei media e del mondo scientifico, di utilizzare il virus cinese per traghettare il mondo verso il Nuovo Ordine Mondiale.
Di certo parlare di Nuovo Ordine Mondiale può (ancora una volta) sembrare eccessivo, frutto dell’immaginazione e di un eccessivo complottismo, ma è ciò che viene chiaramente e senza mezzi termini auspicato dai fautori del Great Reset. Basti leggere il libro Covid19. The Great Reset di Klaus Schwab, fondatore e presidente del World Economic Forum (WEF), per capire di cosa stiamo parlando1. La questione è stata altresì affrontata (da un punto di vista critico) dall’economista della Bocconi Ilaria Bifarini nel suo libro “Il Great Reset. Dalla Pandemia alla nuova normalità” (Amazon 2020). La cosiddetta agenda 2030 promossa proprio dal Forum di Davos (altro nome del WEF), che prevede diversi obbiettivi da raggiungere a livello planetario nei prossimi nove anni, dimostra ancora una volta lo sforzo che si sta facendo per un cambiamento globale che coinvolga diverse sfere della vita pubblica e privata, dalle misure energetiche alla finanza, dalle politiche sanitarie a quella che chiamano “transizione ecologica”, dall’implementazione di un socialità algoritmizzata alle politiche l’uguaglianza di genere. La crisi causata dal Covid19, che da marzo del 2020 affligge la nostra quotidianità, ha innegabilmente molto a che vedere con questo progetto politico di cammino verso una “nuova normalità”.
Tutto è collegato: la salute pubblica, le misure economiche, le leggi sul lavoro ma anche le regole di comportamento personale e, soprattutto, le sospensioni del sistema democratico per far spazio alle misure d’emergenza giustificate da uno stato di eccezione che gode, da ormai un anno e mezzo, di progressive ed arbitrarie estensioni temporali. Se tutto questo ha una certa correlazione con la realtà che stiamo vivendo. Tutto questo non può che supportare la tesi (complottista, di certo) secondo cui i governanti sappiano bene quello che fanno e stiano lavorando per portare a termine un processo prestabilito. In questo senso, molte cose trovano una spiegazione logica, ad esempio, la scelta di porre a capo del governo un uomo come Mario Draghi, uomo delle istituzioni europee, ligio al dovere e alle indicazioni di Bruxelles. Nonostante il suo passato da fustigatore finanziario, Draghi gode di un incredibile consenso non solo tra i politici (che hanno dismesso le loro insanabili liti per unirsi attorno a lui) ma anche tra la gente comune. In virtù di questa devota sudditanza a Draghi si perdonano frasi deliranti come “chi non si vaccina muore”, false promesse o misure e leggi inconcludenti e incomprensibili.
Va da se che in questo contesto di consenso stellare verso un premier che molti vorrebbero già Pontefice (lo stesso presidente della CEI lo ha definito l’uomo della Provvidenza, dunque un inviato da Dio), insinuare che Draghi sia l’artefice o l’esecutore di un progetto appare come una gravissima eresia degna di rogo.
Proviamo dunque ad analizzare la seconda delle opzioni che abbiamo ipotizzato all’inizio dell’articolo. Quella dell’incompetenza al potere. In questo caso, tutto ciò che riguarda la gestione dell’emergenza pandemica, tutti gli errori e le follie di questi anni, sarebbero da attribuire all’incapacità del governo di contenere e affrontare il Covid19. Senza dubbio anche in questo caso verremmo accusati di Lesa Maestà contro il presidente Mattarella (che ha posto la sua firma su tutto) e verso il nostro “super Mario” nazionale (una volta chiamavano così Balottelli, ma il razzismo non è al momento un’emergenza).
Tuttavia le numerose incongruenze delle misure anticovid rendono lecito il sospetto di una inadeguatezza generale delle attuali forze politiche. Molti analisti (politici, giuristi, economisti, filosofi e sociologi) hanno più volte evidenziato criticità gestionali dovute più all’incompetenza che alla malafede. Giusto segnalare che l’ingresso all’interno delle forze politiche del movimento 5stelle ha contribuito pesantemente sulla qualità di una classe politica che già di suo lasciava a desiderare.
Ma l’inadeguatezza della classe politica non fa distinzione di partito né si distribuisce in base al curriculum degli onorevoli. Basti pensare alle misure adottate dal Governo Conte II da marzo del 2020 per affrontare i contagi: lockdown generalizzati per temporeggiare, coprifuoco come se il virus colpisse ad orario, banchi a rotelle a scuola per correre più veloci del contagio, guanti per evitare contatti cutanei, i “no ai party nelle abitazioni private”, come se il virus detestasse i festeggiamenti, i “no ai funerali”, “no alle autopsie”, l’abbandono degli anziani alle RSA, il segreto sui verbali del Conitato Tecnico Scientifico… Ma la fantasia non è mancata al governo Draghi che ha premiato, confermandolo, il Ministro della Salute di estrema sinistra Speranza. Oggi, oramai raggiunta la quota di vaccinati da loro stabilita per la cosiddetta “immunità di gregge” (80%) il governo pretende forzatamente la libera adesione alla campagna vaccinale (devi farlo, devi sceglierlo e devi esserne felice!). Lo fa con minacce e misure che, oltre a ledere alcune libertà fondamentali, mostrano falle sistematiche endemiche facilmente riscontrabili nella quotidianità. La questione del cosiddetto “green pass” non è più scientifica né medica bensì politica e di ordine giuridico, nonché in ultima istanza di ordine morale. Lo Stato non si rende responsabile delle eventuali conseguenze nefaste di un vaccino sulla cui copertura, efficacia e durata non possiede garanzie ed evidenze scientifiche, ma tuttavia lo impone con misure restrittive pena l’esclusione dalla vita sociale e lavorativa. Ma se la norma che prevede l’obbligo del certificato di buona cittadinanza nei bar, ristoranti, palestre, scuole, ospedali ed ora anche nei luoghi di lavoro pubblici e privati è di fatto (ed è lo stato ad ammetterlo) una misura per indurre alla vaccinazione, le norme attuative dimostrano contraddizioni ed assurdità che sono state ben evidenziate da molti osservatori. Basti guardare come viene attuato negli alberghi, i cui ristoranti sono accessibili a chi pernotta ma non a chi entra dall’esterno, o ai treni dove nella lunga percorrenza si corre il rischio di prendere virus ma nei treni regionali no. Non importa che alcune tratte regionali siano di gran lunga più estese di certe inter-regionali. La questione dei trasporti tocca picchi tragicomici nelle grandi città come Roma. Nella capitale ogni giorno i vagoni della metro si riempiono all’inverosimile rendendo impossibile il mantenimento delle distanze di sicurezza invocato, nel frattempo, dai messaggi vocali in tutte le stazioni. Sedersi vicini è proibito dalle misure anti-covid mentre stare attaccati gli uni agli altri non fa problema. Ma la migliore delle misure di sicurezza riguarda gli accessi alle stazioni. Ogni stazione ha chiuso alcuni accessi per evitare che si incontrino chi entra e chi esce. In questo modo si è protetti nei corridoi delle stazioni mentre nei vagoni ci si abbraccia tra sconosciuti più o meno mascherati e protetti.
Nelle scuole è proibito entrare senza il green pass, e una mamma (sana) non vaccinata dovrà munirsi di tampone negativo (15€) per entrare in segreteria per cinque minuti a ritirare il libretto delle assenze del figlio. Ma durante le elezioni amministrative le stesse aule delle stesse scuole sono state aperte agli elettori senza nessun tipo di certificato di buona salute o buona condotta civica. Elezioni che (quelle politiche) sono state proibite per “prudenza” dal presidente Mattarella mentre si svolgevano regolarmente ed in sicurezza in altri stati europei senza che ciò abbia provocato una strage di innocenti, martiri della democrazia.
La legge che impedisce ai lavoratori di accedere sui luoghi di lavoro se non minuti del green pass è una misura unica nel panorama politico europeo. Il Telegraph parla di “regole stupide ed invasive” alludendo ad un ritorno del fascismo in Italia. I lavoratori sono costretti a vaccinarsi o a tamponarsi ogni due giorni pena la sospensione dello stipendio (in caso di assenza) o multe salatissime (in caso di non possesso del green pass). Tutto questo mentre “i sindacati si occupano di jus soli, istanze LGBT e sessi degli angeli”. Ogni protesta è derubricata come squadrismo e fascismo.
Gli sprechi di denaro pubblico sono un capitolo a parte che in qualche modo certifica l’inadeguatezza della classe dirigente. Gli “scandali mascherine” che hanno coinvolto (ma non sconvolto) il presidente della Regione Lazio, il super commissario del governo Conte Arcuri e altri imprenditori vicini alla politica, le commissioni di mascherine scolastiche alla FIAT (mascherine rivelatesi inadatte ai bambini e dunque buttate via o date in beneficenza dalle famiglie), le ingenti somme dedicate ai banchi a rotelle, ai bonus babysitter e vacanze sollevano molte domande. Sono solo alcuni esempi che porterebbero a pensare che i nostri politici fanno quello che possono, non mossi da progetti prestabiliti e imposti dall’alto ma dal sincero tentativo di combattere il virus. A questo punto va preso atto che pur nell’incapacità e nell’inconcludenza ce la mettono tutta.
Al momento non ci è dato di sapere se siamo vittime della perfidia o dell’incapacità dei nostri governanti. Una cosa è certa, la storia farà il suo corso e questi anni duri della crisi pandemica globale verranno raccontati sui libri di storia. La lettura non sarà certo univoca visto che le stesse elite politiche tengono saldamente in mano la cultura che, da parte sua, vanta libertà, indipendenza dal potere. Ma in qualche modo tutto finirà e ognuno avrà il suo. Noi oggi, a Roma, abbiamo Via Marx, via Lenin e Via Palmiro Togliatti, eroi di chi detiene saldamente il potere politico e culturale. Uomini potenti che hanno incantato i loro connazionali con dottrine vane, scienze fallaci, miti egualitari, progetti politici totalizzanti lesivi della dignità e della libertà umana. A loro appartiene il rispetto degli uomini ma la gloria, di certo, non viene da un elogio sui libri di scuola o da una targa su una bella piazza.
Quello che avremo domani sarà la consapevolezza di aver vissuto questi tempi duri difendendo, non solo la nostra salute, ma anche la nostra libertà e la nostra dignità, i nostri figli e il nostro lavoro, guardando avanti senza temere gli uomini, ma conservando nel cuore il timore di Dio.
Note
1. COVID-19: The Great Reset” is a guide for anyone who wants to understand how COVID-19 disrupted our social and economic systems, and what changes will be needed to create a more inclusive, resilient and sustainable world going forward.
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