Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Luke Coppen e pubblicato su The Pillar. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella mia traduzione.
Quale motivo ha dato il Vaticano quando sabato ha annunciato a sorpresa che Papa Francesco aveva accettato le dimissioni di uno dei vescovi più importanti della Germania?
La risposta: nessuna.
Non è una cosa insolita. Quando il Papa accetta le dimissioni di un vescovo diocesano prima dell’età consueta di 75 anni, la Sala Stampa della Santa Sede raramente fornisce una motivazione.
In assenza di una spiegazione ufficiale, le speculazioni si moltiplicano. Le dimissioni del 72enne vescovo Franz-Josef Bode sono state accettate perché era uno dei principali organizzatori della controversa “via sinodale” tedesca?
Oppure perché è stato uno dei primi vescovi tedeschi a invitare le coppie dello stesso sesso a ricevere le benedizioni dopo che il cammino sinodale ha approvato la pratica all’inizio di questo mese – nonostante l’enfatico divieto del Vaticano di farlo?
O potrebbe essere a causa dei suoi errori nella gestione dei casi di abuso, che hanno provocato una denuncia canonica a Roma?
Consideriamo ciascuna delle tre principali teorie.
Un colpo simbolico alla via sinodale?
Come vicepresidente della Conferenza episcopale tedesca dal 2017, Bode ha svolto un ruolo di primo piano nel cammino sinodale. È stato uno dei quattro membri del comitato direttivo dell’iniziativa e ha ricoperto il ruolo di co-presidente di uno dei quattro forum, quello sulle “Donne nei ministeri e negli uffici della Chiesa”.
Bode, il vescovo diocesano più longevo della Germania, è stato uno dei più espliciti sostenitori dei cambiamenti radicali dell’insegnamento e della pratica della Chiesa proposti dall’iniziativa. Ha sostenuto le donne diacono e la benedizione della Chiesa per le coppie omosessuali molto prima che queste posizioni fossero abbracciate dalla maggioranza dei vescovi tedeschi.
L’accettazione delle dimissioni di Bode è arrivata esattamente due settimane dopo la conclusione formale del cammino sinodale a Francoforte, l’11 marzo. La tempistica ha spinto gli osservatori a chiedersi se la mossa fosse la risposta vaticana alla sfiduciata approvazione della predicazione laica nelle Messe, delle benedizioni per le persone dello stesso sesso e della “diversità di genere” durante l’assemblea plenaria finale.
Ma al di là della tempistica, non sembra esserci alcuna prova che suggerisca che le dimissioni di Bode siano legate alla via sinodale.
Se questo fosse il motivo, ci si aspetterebbe che i media italiani citassero fonti “vicine al Papa”, dicendo che la mossa era rivolta all’iniziativa tedesca. Ma finora non è così.
Inoltre, se il Vaticano avesse voluto esprimere il suo disappunto nei confronti della via sinodale, avrebbe avuto più senso chiedere le dimissioni del presidente della Conferenza episcopale, il vescovo Georg Bätzing, o dell’architetto della via sinodale, il cardinale Reinhard Marx (che ha già cercato di dimettersi). Entrambi sono più identificati con l’iniziativa a livello internazionale rispetto a Bode, che ha un profilo relativamente basso al di fuori della Germania. (Per dimostrare che Papa Francesco è disposto a licenziare efficacemente i vescovi, si consideri il caso del vescovo di Porto Rico Daniel Fernández Torres).
Inoltre, perché il Vaticano avrebbe accettato le dimissioni di Bode dopo la conclusione del cammino sinodale se intendeva colpire il processo? Sebbene sia attualmente indicato come membro del “comitato sinodale” che supervisionerà l’attuazione delle risoluzioni della via sinodale, è probabile che il successore di Bode come vescovo di Osnabrück prenda il suo posto.
Ma anche supponendo che le dimissioni di Bode siano estranee al cammino sinodale, avranno comunque un impatto sul movimento che ne è alla base.
In un’intervista pubblicata lunedì, la professoressa di teologia Dorothea Sattler, l’altra co-presidente del forum della via sinodale sulle donne, ha affermato che la partenza di Bode segna senza dubbio “un indebolimento delle forze riformatrici”.
Un segnale sulle benedizioni per le persone dello stesso sesso?
Appena tre giorni dopo la conclusione dell’ultima assemblea della Via sinodale, Bode ha annunciato che avrebbe messo in pratica l’appello dell’iniziativa ai vescovi affinché permettano ufficialmente le benedizioni dello stesso sesso nelle loro diocesi.
Dopo i lavori preparatori nella sua diocesi di Osnabrück, ha dichiarato il 14 marzo: “Posso incoraggiare tutte le coppie della nostra diocesi che non possono o non vogliono sposarsi in chiesa, ma vogliono comunque porre la loro relazione sotto una benedizione ecclesiastica, a contattarci”.
La sua posizione è in netto contrasto con quella del cardinale di Colonia Rainer Maria Woelki, che ha dichiarato di “attendere il parere della Santa Sede”.
Woelki probabilmente intendeva una decisione formale del Vaticano sul documento sinodale “Cerimonie di benedizione per le coppie che si amano”. Ma una risposta informale del Vaticano è arrivata giorni dopo che i partecipanti alla via sinodale hanno approvato il testo.
Il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ha detto ai giornalisti a margine di un evento a Roma che “la Santa Sede si è già espressa molto chiaramente con il documento del Dicastero per la Dottrina della Fede”. Si riferiva alla dichiarazione vaticana del 2021 secondo cui “la Chiesa non ha e non può avere il potere di benedire le unioni di persone dello stesso sesso”.
Ma anche se sembra chiaro che Bode ha sfidato apertamente il Vaticano, procedendo con le benedizioni ufficiali, è stato questo il motivo delle sue dimissioni? Il titolista del quotidiano italiano La Stampa, tra gli altri, sembra pensarlo.
Ma se così fosse, perché il Papa non ha chiesto le dimissioni anche del vescovo Franz-Josef Overbeck, che dopo il voto sinodale aveva sottolineato che le coppie omosessuali e risposate sarebbero state “sostenute e accompagnate” nella sua diocesi di Essen “nel loro desiderio e nella pianificazione di una cerimonia di benedizione”?
Non risulta che Overbeck stia affrontando un’azione vaticana. Anzi, il vescovo si sta preparando a essere uno dei rappresentanti della Germania al sinodo sulla sinodalità che si terrà a ottobre a Roma.
Inoltre, se il Vaticano intendesse rimuovere i prelati tedeschi che hanno approvato le benedizioni omosessuali, dovrebbe essere pronto a una revisione radicale della gerarchia locale, dato che 38 vescovi hanno votato a favore del testo sinodale.
Nonostante il precedente del Cile, è improbabile che Roma voglia 38 nuovi posti episcopali vacanti e un conflitto diretto con un Paese da cui dipende in parte finanziariamente.
Pagare il prezzo di “decisioni sbagliate”?
Le dimissioni di Bode sono state annunciate lo stesso giorno in cui Papa Francesco ha promulgato una versione rivista del motu proprio Vos estis lux mundi, che ritiene i vescovi responsabili della gestione dei casi di abuso.
La coincidenza era interessante perché Bode aveva affrontato crescenti pressioni per dimettersi dopo la pubblicazione, lo scorso settembre, di un rapporto schiacciante sul trattamento dei casi nella diocesi di Osnabrück.
Il rapporto intermedio di 600 pagine, redatto dall’Università di Osnabrück, accusava Bode di negligenza – accusa che lui ha accettato, pur insistendo sul fatto che non si sarebbe dimesso perché voleva supervisionare il processo di rafforzamento delle procedure di salvaguardia nella diocesi.
A dicembre, il Vaticano ha ricevuto una denuncia canonica contro Bode in merito alla sua gestione dei casi e il vescovo ha indicato che si aspettava di dover affrontare un’indagine Vos estis.
Non è chiaro se la denuncia abbia influito sull’accettazione delle dimissioni di Bode da parte del Papa o se l’indagine sia andata avanti. Nella sua dichiarazione di dimissioni, il vescovo ha riconosciuto i suoi scarsi risultati in materia di abusi, affermando di aver “valutato male i casi, di aver spesso agito con esitazione e di aver preso decisioni sbagliate, e di non essere stato all’altezza della mia responsabilità di vescovo in questi momenti”.
Un portavoce della diocesi di Osnabrück ha dichiarato lunedì che Bode ha presentato al Papa una lettera di dimissioni datata 21 gennaio e che le dimissioni sono state accettate alla fine di febbraio, ma annunciate solo sabato scorso.
Questa catena di eventi è in linea con la spiegazione di Bode secondo cui la decisione di dimettersi è “maturata in me negli ultimi mesi”. In precedenza il vescovo aveva riconosciuto la crescente opposizione nella sua diocesi dopo la pubblicazione del rapporto intermedio. “Anche i sacerdoti mi chiedono: “Perché non ti dimetti?””, aveva detto lo scorso dicembre.
Eppure, se il Papa ha accettato le dimissioni di Bode a causa delle sue scarse decisioni sui casi di abuso, perché ha rifiutato le dimissioni dell’arcivescovo metropolita di Bode, l’arcivescovo Stefan Heße di Amburgo, che ha commesso errori nella gestione dei casi mentre era precedentemente al servizio dell’arcidiocesi di Colonia?
Forse la differenza tra i due casi sta in un altro fattore: la salute. Heße ha solo 56 anni, quindi forse il Vaticano ha ritenuto che avesse imparato la lezione e che fosse meglio lasciarlo al suo posto per i prossimi due decenni. Bode, invece, era a soli tre anni dall’età tipica di pensionamento e aveva subito un’operazione alla schiena.
Nella sua dichiarazione di dimissioni, Bode ha descritto la sua salute come “sempre più carente”, al punto da non poter più “svolgere i miei compiti di guida a Osnabrück e nella Chiesa in Germania nel modo richiesto”.
L’uso dell’ambiguità
La mancanza di chiarezza ufficiale sulle ragioni della partenza di Bode può far comodo sia a Roma che alla Chiesa tedesca.
La convinzione che Bode possa essere stato punito per il suo ruolo nella via sinodale è utile quando il Vaticano sta affrontando le accuse di aver fatto troppo poco e troppo tardi per fermare la rottura della Germania con la Chiesa mondiale.
La speculazione che Bode sia stato rimosso per aver anticipato altri vescovi sulle benedizioni per le persone dello stesso sesso è anche conveniente per Roma, in quanto potrebbe ridurre temporaneamente la pressione per un suo intervento sulla questione in Germania.
L’ambiguità sul fatto che Bode sia stato allontanato a causa dei suoi errori nei casi di abuso permette ai leader della Chiesa tedesca, come il vescovo Bätzing, di esaltare il loro collega come un riformatore all’avanguardia, senza provocare un tumulto tra i sopravvissuti agli abusi.
Inoltre, permette a Bode di continuare a esercitare un’influenza dietro le quinte sul programma di riforma tedesco. La sua collega di via sinodale Dorothea Sattler ha dichiarato lunedì di ritenere che egli “sarà ancora attivo in veste di consulente” negli anni a venire.
Questa ambivalenza strategica fa sì che ci siano molti vincitori – e solo due perdenti: la verità e la trasparenza.
Luke Coppen
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. Sono ben accolti la discussione qualificata e il dibattito amichevole.
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