Viviamo in una società sempre più secolarizzata in cui il Cristianesimo è ormai sempre meno presente. Molti vedono questo processo come un progresso che porterà benefici agli individui e alla società nel suo insieme. Questo articolo ci mostra uno scenario diverso, in cui la graduale scomparsa dei principi sgorgati da una visione cristiana della vita radicalizzerà le contrapposizioni politiche e sociali a svantaggio di tutti.
Gian Spagnoletti ci propone un articolo di Jonathon Van Maren, nella sua traduzione.
Mentre il Cristianesimo è crollato in tutta Europa nello scorso mezzo secolo, con dati recenti che indicano che un misero 18% di quelli che si identificano come cristiani frequenta regolarmente la Messa, gli Stati Uniti d’America sono stati tradizionalmente considerati un Paese molto più cristiano. Il potere elettorale detenuto dalla cosiddetta Destra religiosa, così come la fede di molti fondatori, coloni e pionieri americani ha instillato nell’immagine dell’America una religiosità che è stata definita la Città Splendente su una Collina per generazioni.
Ma un sondaggio sociale molto ampio (General Social Survey) ora indica che, per la prima volta nella storia americana, gli atei sono il gruppo più ampio della nazione con il 23,1%, e sorpassano sia gli evangelici che i cattolici come porzione più grande della popolazione. I non credenti sono cresciuti di un esorbitante 266% negli ultimi 30 anni, mentre le maggiori Chiese protestanti, che per lo più hanno abbracciato la rivoluzione sessuale abbandonando del tutto l’ortodossia cristiana, sono crollate dal 62,5% del 1982 ad appena il 10,8% della popolazione americana di oggi.
Stiamo già cominciando a vedere il risultato di questo crollo. Nel suo recente libro Them: Why We Hate Each Other—And How to Heal, [lett. “Quelli”: perché ci odiamo a vicenda, e come guarire] il Senatore del Nebraska Ben Sasse spiega perché gli esperti credono che ci siano quattro spinte principali verso la felicità umana, che possono essere poste come domande: “Avete una famiglia che amate, e che vi ama?” “Avete amici di cui vi fidate e in cui confidate?” “Avete un lavoro che vi soddisfa?” “Avete una visione del mondo che può dare un senso alla sofferenza e alla morte?”.
Non solo le comunità religiose offrono gruppi che danno risposta a queste domande, ma è anche più probabile che le persone religiose si comportino in maniere che conducono alla felicità a lungo termine. Un esempio è sposarsi, cosa che le persone religiose sono più portate a fare. Queste persone sono anche più portate a restare sposate, e innumerevoli studi hanno provato che quelli che si sposano e rimangono insieme sono molto più felici e soddisfatti delle loro vite di quelli che non lo fanno. Non c’è bisogno di dire che anche la stabilità familiare che ne risulta è di valore inestimabile, sia da una prospettiva sociale che da una personale.
Val la pena anche aggiungere che gli Americani sono molto più infelici ora di quanto non lo fossero trent’anni fa, malgrado gli ovvi vantaggi portati dal progresso tecnologico. I tassi di depressione hanno raggiunto punte del 33% in soli 6 anni, e del 47% fra i Millennials, e i tassi di suicidio adolescenziali sono saliti del 70% in quindici anni. Per la prima volta in decenni, l’aspettativa di vita sta scendendo invece di salire, e questo declino è largamente dovuto a quello che Tucker Carlson chiama “malattie della disperazione”: morte prematura causata da dipendenza da oppiacei, abuso di alcol, e droghe. I tassi di suicidio stanno crescendo in varie fasce d’età.
Il fatto che il Cristianesimo sia in declino potrebbe impattare anche sulla beneficenza. Nel 2017, la Lilly Family School of Philanthropy dell’Università dell’Indiana ha pubblicato i dati di una loro indagine che monitora le donazioni da parte delle famiglie americane. David King, direttore dell’Institute on Faith and Giving (Istituto su Fede e Donazioni, N.d.T.), ha dichiarato che la nuova ricerca ha confermato quello che gli studiosi stanno dicendo da molto tempo: che c’è un “legame sostanziale tra la religione e il donare…l’affiliazione religiosa è davvero importante. Le persone con un’appartenenza religiosa sono due volte più generose di quelle che ne sono prive. E fra quelli che hanno un’appartenenza, l’intensità religiosa è davvero importante. Quelli che vanno a Messa sono molto più disposti a donare, sia mensilmente che settimanalmente. “Effettivamente vediamo che il legame cresce con il coinvolgimento continuativo in una comunità religiosa”.
E infine, come ho scritto tempo fa qui su Life Site News, il calo dell’influenza del cristianesimo sulla politica americana – qualcosa che viene salutato con entusiasmo dai progressisti – non è un motivo per festeggiare. La Destra post religiosa sarà più “cattiva” e con una tendenza molto maggiore al nativismo non frenato dalle esigenze dettate dalla carità cristiana, e la dissoluzione dei limiti morali cristiani sia nella Destra che nella Sinistra daranno origine a politiche di potere “puro” con un’enfasi maggiore sul “noi contro loro”. Come ha detto Ross Douthat sul New York Times, i conservatori religiosi “hanno veramente tentato di sostenere le minoranze, mandato miliardi per combattere l’AIDS in Africa, perseguito la riforma della giustizia penale negli stati”. Ma per via della “tendenza alla secolarizzazione e all’individualismo” quella Destra religiosa sta scomparendo – e “senza la spinta della trascendenza, il futuro della Destra promette di essere tribale, crudele e davvero molto buio”.
In breve, l’America post-cristiana sarà un posto più “cattivo”, più polarizzato, meno caritatevole e più infelice. Come molti prima di me hanno sottolineato, molti dei conflitti attuali in America hanno le loro radici nel crescente vuoto spirituale, e queste preoccupanti tendenze indicano che questi conflitti non faranno che crescere negli anni futuri. Quel vuoto verrà colmato, e ciò che verrà a prendere il posto del cristianesimo rifiutato dai discendenti di coloro che ne avevano fatto tesoro potrebbe non essere piacevole. Infatti, come G.K. Chesterton avrebbe affermato, “Quando la gente smette di credere in Dio, non è vero che non crede in niente, perché crede in tutto”.
Fonte: LifeSiteNews
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