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Pensieri Pandemici
di Silvio Sposito

Genere: Narrativa
Listino: € 19,50
Editore: Europa Edizioni
Collana: Edificare Universi
Lingua: Italiano
Pagine: 450
EAN: 9791220140294

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di Silvio Sposito

 

In questo mio “collettore di pensieri diversi” suscitatomi dall’evenienza pandemica, che ci ha tutti colpiti in un modo o nell’altro, immagino che un gruppo di vecchi amici si isoli – nel corso del cosiddetto “lockdown” del 2020 – all’interno di una grande villa padronale nel mezzo della campagna aretina. Evidente è l’ispirazione – senza ovviamente alcuna velleità di emulazione letteraria – al Decameron di Giovanni Boccaccio, ma qui i dieci amici – cinque coppie sposate – non ingannano il tempo raccontandosi a vicenda meravigliose “novelle”, ma s’impegnano – è il caso di dire – in conversazioni e dibattiti su temi generali di ampio respiro, di genere storico, filosofico, ma anche scientifico e di attualità – questi ultimi naturalmente attinenti alla pandemia in corso. I personaggi s’intitolano, come per gioco, nomi di fantasia tratti dal mondo antico o rinascimentale, come Enea Silvio e Berenice, Pandolfo e Julia Domna, Marsilio e Zenobia, Vitellozzo ed Ersilia, Sofonisba e – unico tratto dalla grande letteratura – Mercuzio, mentre ogni capitolo è introdotto da citazioni di poeti, scrittori, filosofi o scienziati.

I temi affrontati spaziano dalla globalizzazione al multiculturalismo (o ai multiculturalismi, come illustrato nel testo); dal valore e significato della scienza moderna – con i connessi rischi di degenerazione in scientismo meccanicista – al rapporto, sempre oscillante, tra fede e ragione; dall’esistenza – o non esistenza – di Dio, al problema del male nel mondo. Vengono affrontati in profondità temi scientifici che vanno dall’emergenza climatica, ai più recenti sviluppi – dopo un elaborato excursus storico – dell’astrofisica e della fisica delle particelle – tra gli amici sono infatti presenti anche un astrofisico e un fisico. La storia degli straordinari progressi della fisica e dell’astronomia mira anche a dare il giusto risalto alla vera scienza e ai veri scienziati, gli uomini straordinari che hanno ripreso il testimone degli antichi filosofi greci, e hanno proseguito nella difficile ricerca della verità insita nella “Phìsis”, facendosi forti di un rinnovato “amore del sapere”.

In tutto questo, i problemi individuali e contingenti del momento restano come sospesi, oppure accade che assumano improvvisamente andamenti imprevedibili “a priori”, mentre le giornate sono scandite dall’alternarsi dei pasti – generalmente in comune – e dal rifugiarsi di ognuno nella ricerca di prelibatezze gastronomiche, oltre che nel godimento della reciproca compagnia.

Vengono anche affrontati due temi molto specifici, come il dibattito circa la veridicità della Sacra Sindone, o la problematica d’antica data collegata all’origine – o formazione – della Civiltà Etrusca, essendo i due temi – apparentemente così lontani uno dall’altro – collegati invece da fondamentali considerazioni metodologiche. La questione riguarda infatti se debba considerarsi prevalente un metodo di studio “riduzionista” e univoco (datazione al radiocarbonio per la Sindone – studi di paleogenetica per gli Etruschi), oppure “complesso” e multidisciplinare, con il ricorso ad una varietà di tecniche miranti ad un’auspicata concordanza di risultati.

I tre epiloghi, infine, sono ambientati a fine estate 2022, e mettono in luce le mutate convinzioni – rispetto alla primavera del 2020 – del padrone di casa (non a caso un medico), ma anche di alcuni altri amici: dall’iniziale fiducia nelle strategie ufficiali di contrasto alla pandemia, al finale disincanto e alla documentata critica, sia sul versante teorico che nel merito concreto delle questioni.

La critica di principio e, possiamo dire, “filosofica” – anche nel corso del “lockdown” – si fa man mano più serrata verso uno “spirito del tempo” inesorabilmente materialista, meccanicista e – alla fine – nichilista. Ad esso viene contrapposta la visione di un neoumanesimo fondato sul recupero della più intima e vera natura umana, sulla rivalutazione della vita in tutti i suoi aspetti – intesa come una forza cosmica antientropica eccezionalmente resiliente – e sul ritorno ad un profondo rispetto per la Natura, con l’esplicita rinuncia a forme estreme di volontà di dominio su di essa.

La volontà di potenza nichilista potrà così essere neutralizzata e sconfitta, e con essa il progetto autodistruttivo di trans-umanesimi o post-umanesimi vari, indirizzati verso una nuova forma di civiltà “ibrida” biomeccanica e biocibernetica, in realtà – al fondo delle cose – disumana.

Molti sono i pensatori – filosofi e scienziati – che affiorano qua e là lungo la storia, o nelle citazioni a inizio capitolo che anticipano in qualche modo il tema del capitolo stesso: da Parmenide a Emanuele Severino, da Platone a Gunther [dieresi sulla u] Anders o Hans Jonas, da Galileo Galilei ad Isaac Newton, da Richard Feynman e Freeman Dyson ad Albert Einstein, Carl Sagan e Federico Faggin, con una particolare menzione nei confronti dello scienziato “eterodosso” e pensatore Rupert Sheldrake e del filosofo della scienza – non meno “eterodosso” – Stephen C. Meyer. Né mancano i riferimenti ai più grandi scrittori e poeti come Dante, Petrarca, Virgilio, Leopardi, Dostoevskij.

L’uomo “neoumano e neomoderno” dovrebbe invece essere, in un certo senso, “nuovo e antico” al tempo stesso: tendere al recupero delle proprie dimensioni spirituali al di là di quelle puramente materiali, e proseguire comunque nel suo slancio conoscitivo della realtà, senza mai perdere il contatto con le proprie radici e la propria storia.

Nessuna negazione, dunque, del progresso scientifico e della tensione verso il futuro, ma anche nessuna cancellazione o manipolazione del passato, né del lato spirituale del proprio più intimo essere.

Contrariamente all’uomo disumanizzato e “titanico” – avviato sulla strada senza ritorno dell’annichilimento – quest’uomo rivitalizzato e ritrovato – quest’uomo “dionisiaco” – eserciterà il suo dominio sulla Tecnica, e stipulerà una rinnovata alleanza con la Natura. Solo così sarà in grado – meritandolo – di pervenire alle stelle.

Ne risulta – alla fine di tutto – l’importanza del pensiero critico come base ineliminabile della libertà umana, e la parallela impossibilità di eludere o rimuovere i quesiti fondamentali dell’esistenza, compreso l’anelito religioso che continua ad albergare – invitto – nel profondo dell’animo umano.

 

(Introduzione al testo: “Pensieri Pandemici – In vista di un Neoumanesimo venturo”

Pubblicato come Premessa al testo)


 

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