Oggi sono cominciati in Vaticano gli incontri con i vescovi cileni a proposito degli abusi sessuali. Riporto nella mia traduzione un articolo scritto ieri da Christopher Altieri sul Catholic Herald (qui). Della questione ho parlato anche in questi articoli, qui e qui.
I vescovi del Cile sono a Roma questa settimana per incontri d’urgenza con Papa Francesco, che vuole affrontare la crisi degli abusi sessuali commessi dal clero e del loro occultamento nel loro paese. Vi parteciperanno trentuno vescovi del Cile, insieme a un pugno di presuli in pensione – praticamente l’intero episcopato del paese. In uno sviluppo a sorpresa, il cardinale Francisco Javier Errázuriz, arcivescovo-emerito di Santiago del Cile, ha deciso di salire a bordo di un aereo e volare a Roma per partecipare all’incontro, che si apre oggi e si svolgerà fino a giovedì.
Il cardinale Errázuriz (che fa parte del comitato ristretto, il C9, che coadiuva papa Francesco nelle riforme della Chiesa, ndr) è al centro delle polemiche che circondano la crisi. È accusato, dalle vittime che un tribunale penale vaticano ha ritenuto credibile in una questione correlata, di aver fornito copertura a padre Fernando Karadima, che una volta era un eminente sacerdote in Cile, giudicato colpevole in un processo in Vaticano nel 2010. La colpevolezza di Karadima si basava in gran parte sulla testimonianza degli uomini che dicono che anche Errázuriz avrebbe coperto gli abusi di Karadima.
La settimana scorsa, il cardinale Errázuriz ha fatto sapere che non si sarebbe unito ai fratelli vescovi per gli incontri, dicendo di essere appena stato a Roma per vedere il Papa e, che aveva “già dato il mio contributo”, sul caso Barros sotto forma di un rapporto di 14 pagine, che è la causa primaria dello scandalo che ha portato agli imminenti incontri. Aveva anche detto che non poteva avere una stanza a Santa Marta (la residenza degli ospiti vaticani dove vive Papa Francesco e dove soggiornano molti vescovi quando sono in città).
I gruppi di sostegno alle vittime e gli avvocati dei sopravvissuti in Cile e nel mondo hanno espresso delusione per l’annuncio, mentre le agenzie di stampa, tra cui il Catholic Herald, hanno considerato l’episodio come un banco di prova per la determinazione di Francesco e si sono chieste se Papa Francesco avrebbe lasciato che il cardinale di spicco rimanesse lontano. Per un qualche motivo, il cardinale Errázuriz sarà qui. Il cardinale ha detto a un giornalista de La Tercera all’aeroporto internazionale di Santiago: “Pensavo di non andare, ma alla mia età posso cambiare idea”.
Nel frattempo, proseguono i preparativi per i tre giorni di sessioni qui in Vaticano.
Sabato, l’Ufficio Stampa della Santa Sede ha rilasciato una dichiarazione in cui spiega che gli incontri si sarebbero svolti in segreto, e che il Santo Padre avrebbe presentato ai vescovi cileni le sue conclusioni sulla base del dossier di 2300 pagine che il suo investigatore speciale, l’arcivescovo Charles Scicluna, aveva redatto nel corso della sua recente missione (in Cile, ndr), ma anche che il Papa non avrebbe fatto dichiarazioni né durante né dopo le sessioni. “Non è previsto che papa Francesco faccia alcuna dichiarazione né durante né dopo gli incontri, che si svolgeranno in assoluta riservatezza”, si legge nel comunicato di sabato dell’Ufficio Stampa.
Resta da vedere se i vescovi del Cile parleranno, come è accaduto quando i rappresentanti dei vescovi statunitensi hanno avuto una serie simile di incontri a Roma nel 2002.
Gli avvocati dei sopravvissuti non sono fiduciosi. Marie Collins, una vittima irlandese di abusi che ha fatto parte della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori come membro fondatore prima di dimettersi con frustrazione per l’impotenza della Commissione e per la generale mancanza di progressi su questi temi, ha detto in un commento su Twitter: “Spero che qualsiasi azione il Papa intraprenda nei confronti dei Cardinali e dei Vescovi del Cile per la loro copertura sia trasparente”. Ha continuato dicendo che lasciare che i malfattori si dimettano tranquillamente è insufficiente. “La giustizia”, ha detto Collins, “deve essere vista come una cosa fatta”.
La dichiarazione dell’Ufficio Stampa dice: “È fondamentale ristabilire la fiducia nella Chiesa attraverso buoni pastori che testimoniano con la loro vita di aver conosciuto la voce del Buon Pastore, che siano in grado di accompagnare le sofferenze delle vittime e di lavorare in modo determinato e instancabile nella prevenzione degli abusi”.
La leadership gerarchica della Chiesa ha molto lavoro da fare se volesse ristabilire la credibilità. Per il pastore universale della Chiesa universale, portare i fedeli nella sua fiducia, perché possano conoscere i suoi pensieri su una grave crisi che è precipitata almeno in parte per le sue stesse mancanze nel gestire la cosa (del resto ammesse umilmente dal papa stesso, ndr), dovrebbe essere una cosa semplice.
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