Foto: bandiera cinese

Foto: bandiera cinese

 

di Sabino Paciolla

 

Andrea Gagliarducci, in questo articolo, ci riferisce che il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, parlando in una conferenza sulla diplomazia vaticana, ha sottolineato che è ora importante “far funzionare nella pratica l’accordo con la Cina per la nomina dei vescovi”.

Le osservazioni del cardinale Pietro Parolin sono state pronunciate durante la lectio di apertura di una conferenza di due giorni sugli accordi diplomatici della Santa Sede, tenutasi dal 28 febbraio al 1° marzo presso la Pontificia Università Gregoriana e l'”Ecole Français in Rome”.

Durante la sua lezione, il card. Parolin ha parlato anche dell’accordo Cina- Vaticano siglato il settembre scorso, i cui termini rimangono secretati, che ha visto il riconoscimento di sette vescovi cinesi consacrati illegalmente. A questi il Vaticano ha affidato la guida delle diocesi cinesi. Due di essi, in particolare, hanno preso il posto di due vescovi sotterranei (cioè fedeli al Papa, ma non riconosciuti dal Partito Comunista Cinese) pienamente in carica che, perciò, si sono dovuti sacrificare su richiesta del Vaticano.

Parolin ha descritto l’accordo con la Cina come “un caso sui generis, poiché è stato stipulato tra due parti che ancora non si riconoscono reciprocamente”.

Ha detto che ora è importante “mettere in atto l’accordo”.

Il cardinale, secondo Gargliarducci, ha anche detto che l’accordo con la Cina è arrivato “alla fine di un lungo cammino. Alla fine, ci siamo riusciti, e speriamo che l’accordo porti frutti per il bene della Chiesa e del Paese”.

Parolin ha detto che la Chiesa cattolica “non chiede agli Stati di agire come difensori della fede, ma piuttosto di garantire la libertà di essere in grado di compiere la missione”.

Gagliarducci scrive: “Gli accordi diplomatici vaticani hanno due obiettivi: quello di salvaguardare la libertà religiosa, e quello di preservare la libertà della Chiesa e allo stesso tempo aiutare la Chiesa cattolica a ‘dare il suo contributo allo sviluppo spirituale e materiale del Paese e promuovere la pace pacifica’”.

Ecco, appunto, l’obiettivo di salvaguardare la libertà religiosa, e quello di preservare la libertà della Chiesa.

Ma basterebbe fare una ricerca in questo blog, che ha riportato solo una minima parte delle brutte notizie che ci arrivano dalla Cina, anche dopo l’accordo siglato tra la Cina ed il Vaticano, per nutrire qualche dubbio.

Per semplicità riporto solo alcuni dei titoli pubblicati in questo blog sulla Cina.

Dopo l’accordo storico Cina-Vaticano, abbattuti due santuari

Cina, bloccata app per leggere la Bibbia e ascoltare la Messa inviata dalla Radio Vaticana,

In Cina, le autorità del partito riducono con la forza i Dieci comandamenti a nove.

Cina, arrestati collaboratori di Bitter Winter per aver fatto conoscere la repressione cinese verso le religioni

Cina: il Partito Comunista fa issare la bandiera cinese sugli altari e appendere quadri di Mao e Xi Jinping

Cina: “Più ci perseguitano, più forte diventa la nostra fede”

Cina: 4 sacerdoti sotterranei rifiutano di iscriversi all’Associaz. Patriottica: scomparsi

Giovani in Cina costretti a dichiararsi atei, mentre due vescovi cinesi partecipano al Sinodo

Cina, evangelizzazione on line solo se politicamente accettabile

Cina, padre Stanislao: “Ciò che si può abbandonare o tradire, non è fede”

Cina, vescovo fedele al Papa sequestrato e rilasciato. Ma non può celebrare

Alla luce delle cose dette dal card. Pietro Parolin, e dei titoli degli articoli sopra riportati, possiamo ben concordare con la frase: l’accordo con la Cina è “un caso sui generis”.

Sorge allora il dubbio se la Cina non stia utilizzando quell’accordo per meglio raggiungere i suoi obiettivi di controllo e repressione interna della Chiesa sotterranea (cioè clandestina), quella che è sempre stata fedele al Papa.

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