Nel suo discorso al Forum delle Associazioni Familiari, il Pontefice ha affrontato direttamente l’inverno demografico dell’Italia e il calo delle nascite in quel paese. Articolo pubblicato sul Catholic World Report, nella mia traduzione.
di Ines Murzaku
Il 14 maggio 2021, Papa Francesco ha tenuto un notevole discorso di apertura al Forum delle Associazioni Familiari. Il Forum è stato fondato nel 1993 come un’organizzazione ombrello che abbraccia 500 associazioni, che Papa Francesco chiama una “famiglia di famiglie” che promuove e sostiene la famiglia. In poche parole, il messaggio di Francesco è stato pro-vita, pro-famiglia, pro-donna e pro-nascita, affrontando l’inverno demografico dell’Italia e il calo delle nascite in quel paese.
L’evento mi ha ricordato una pubblicità del 2018 della Chicco – la famosa marca italiana di prodotti per l’infanzia, molto conosciuta negli USA – che chiedeva un baby boom in Italia. Anche se non si conosce l’italiano, l’entusiasmo dello speaker della pubblicità che invita la gente a moltiplicarsi è contagioso. La pubblicità recita:
2018: per la prima volta in sessant’anni, l’Italia non gioca il mondiale. Una tragedia, [per] la grande Azura, conquistatrice di quattro mondiali! Ogni gol, ogni grido di gioia, ogni mondiale vinto, si è sempre concluso con un baby boom, un’esplosione puntuale della natalità, un’abbondanza di nuovi nati ha inondato noi [italiani] di ottimismo, facendo dell’Italia una nazione straordinaria. Oggi però la realtà è diversa, ma la soluzione è ovvia: facciamo un altro baby boom! Abbiamo bisogno di bambini! Migliaia, milioni, trilioni di bambini! Bambini che ci aiuteranno a crescere, portando l’Italia al posto giusto. Facciamolo per l’Italia!
L’annuncio è stato così popolare tra il pubblico italiano che ha attirato tanti entusiasti quanti critici, con alcuni dei suoi critici che sono arrivati a paragonare la campagna Chicco per il baby boom alla battaglia per le nascite di Mussolini e al movimento fascista pro-natalità, che ha sottolineato l’importanza del numero come forza come forza dello stato fascista.
A differenza della pubblicità di Chicco, il discorso pro-nascita e pro-famiglia di Papa Francesco non ha fatto notizia. Molti osservatori vaticani si sono chiesti perché il suo discorso abbia ricevuto poca stampa, e molti altri hanno speculato sulla perdita di credibilità di Francesco nei confronti del movimento pro-vita. La mia raccomandazione ai critici e agli scettici è questa: leggete ciò che Papa Francesco ha detto. È una lettura breve, ma buona.
Ciò che il messaggio di Francesco e lo spot Chicco del 2018 evidenziano entrambi è la perdita da parte dell’Italia della cultura pro-nascita, che è una piaga non solo per l’Italia ma anche per diversi altri paesi europei, tra cui Malta, Spagna, Grecia, Cipro e altri. Chi pensava che le chiusure e le restrizioni della quarantena COVID-19 avrebbero aumentato il numero delle nascite deve essere deluso, perché è successo il contrario. Il 3 maggio, l’ISTAT (Istituto Italiano di Statistica) ha riferito che la popolazione continua a diminuire rapidamente ovunque in Italia. Il primo gennaio 2021, c’erano 59.258.000 residenti in Italia, 384.000 in meno rispetto all’anno precedente (la popolazione di Firenze, per il contesto, è di circa 382.000).
L’Italia ha registrato un minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia del XIX secolo e un massimo di morti: 7 nuovi nati e 13 morti ogni 1.000 abitanti. Il vecchio continente si sta restringendo; l’Europa è entrata in quella che gli studiosi chiamano la seconda transizione demografica, iniziata nel 1965. La caratteristica principale della seconda transizione demografica è il declino della fertilità da oltre il livello di sostituzione di 2,1 nascite per donna, che assicura che le nascite e le morti si bilancino e che la popolazione rimanga stabile nel lungo periodo, a un livello ben al di sotto della sostituzione (vedi “La seconda transizione demografica dell’Europa”).
Dall’inizio del suo discorso, Francesco si mette dalla parte delle donne, valorizzando il loro contributo alla forza lavoro. Tuttavia, riconosce che le donne, a differenza degli uomini (che sono per lo più premiati per essere genitori), sono penalizzate quando sono incinte. Francesco ha dichiarato:
Penso anche, con tristezza, alle donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia. Com’è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire? Non la donna, ma la società deve vergognarsi, perché una società che non accoglie la vita smette di vivere.
Donne che nascondono la loro gravidanza ai datori di lavoro anche quando sono già nella forza lavoro? Sì, questo è reale, anche negli Stati Uniti, anche se la legge federale vieta la discriminazione contro le candidate incinte. Quante donne coprono i loro pancioni sotto abiti larghi quando fanno colloqui di lavoro? E quante donne aspettano fino all’ultimo minuto per rivelare la loro gravidanza ai loro capi? O peggio, quante donne rinunciano del tutto alla maternità per paura di perdere il lavoro e la carriera?
Il discorso di Papa Francesco si è concentrato su tre concetti – dono, sostenibilità e solidarietà – come possibili rimedi per superare l’inverno demografico che sta travolgendo l’Italia e la società contemporanea in generale. La vita è un dono: il più grande dono che si riceve gratuitamente, prova vivente di un dono gratuito e reciproco dei genitori. Secondo Papa Francesco, il dono della vita non è da tenere per sé; è un dono da condividere, da trasmettere – un dono che siamo chiamati a trasmettere:
E un figlio è il dono più grande per tutti e viene prima di tutto. A un figlio, a ogni figlio si lega questa parola: prima. Come un figlio viene atteso e viene amato prima che venga alla luce, così dobbiamo mettere prima i figli se vogliamo rivedere la luce dopo il lungo inverno.
La Chiesa ha sempre insegnato che i figli sono il dono supremo del matrimonio (cfr. Gaudium et Spes, 50) e il dono della vita. Francesco critica l’indifferenza al dono della vita che ha afflitto in particolare i paesi ricchi. Il secondo pilastro del discorso di Francesco è la sostenibilità: tramandare il dono della vita o, come lo chiama lui, la sostenibilità generazionale:
Non saremo in grado di alimentare la produzione e di custodire l’ambiente se non saremo attenti alle famiglie e ai figli.
Francesco sta parlando di una crescita sostenibile, che non può essere possibile senza nascite sostenibili e senza la fiducia che le persone possano trovare un’occupazione sostenibile. I modelli seguiti dai giovani sono lontani dalla vocazione cristiana di accoglienza della vita. Al contrario, il denaro, il successo, l’individualismo e le belle apparenze vengono prima di tutto. La penalizzazione delle famiglie, la cultura dell’aborto e l’uso della contraccezione hanno creato il precipizio demografico. Invece, Francesco sta chiamando a rivolgere l’attenzione ai primi, alle priorità: i bambini.
La sostenibilità, tuttavia, viene con una grande responsabilità per i genitori, che hanno la vocazione naturale di educare i bambini in modo che possano crescere per essere responsabili di se stessi e degli altri. Come ha spiegato Francesco nell’udienza generale del 20 marzo 2015. Ma, la sostenibilità ha anche un’anima, che nell’osservazione di Francesco è la solidarietà strutturale-sociale. Il pontefice chiede alle società e ai governi di investire nelle politiche familiari, per dare stabilità alle famiglie, che a loro volta favoriranno le nascite:
Urge offrire ai giovani garanzie di un impiego sufficientemente stabile, sicurezze per la casa, attrattive per non lasciare il Paese.
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