Articolo scritto dallo staff della Catholic News Agency, tradotto e commentato da Stefania Marasco.
L’11 gennaio, Papa Francesco ha pubblicato una lettera apostolica sotto forma di motu proprio (che significa “di proprio impulso” in latino), modificando la legge canonica relativa all’accesso delle donne ai ministeri di lettore e accolito. Ha anche inviato una lettera al Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Luis Ladaria, spiegando le ragioni della sua decisione.
Cosa è cambiato?
Nel documento, Spiritus Domini, il papa ha cambiato la legge della Chiesa in modo che le donne possano essere formalmente istituite nei ministeri laici di lettore e accolito.
Il papa ha modificato la formulazione del Canone 230 §1 del Codice di Diritto Canonico, che in precedenza limitava i ministeri ai laici di sesso maschile.
Ha cambiato la frase “uomini laici” in “persone laiche”, in modo che il canone ora recita: “Le persone laiche di età adeguata e con i doni determinati con decreto della Conferenza episcopale possono essere assegnati in modo permanente, mediante il rito liturgico stabilito, ai ministeri di lettore e accolito; tuttavia, il conferimento di tale ruolo non dà loro diritto al sostegno o alla remunerazione dalla Chiesa “.
Ma le donne non sono già autorizzate a servire come ministranti e lettrici?
Sì, in molte parti del mondo le donne servono e leggono alla Messa. Ma fino ad ora non erano ufficialmente stabilite nel ruolo con i riti liturgici associati al ministero di un accolito o di un lettore. Hanno svolto il ruolo “per designazione temporanea”, ai sensi del Canone 230 § 2 del Codice di Diritto Canonico.
Perché i ruoli di lettore e accolito erano precedentemente riservati agli uomini?
I ministeri erano tradizionalmente riservati agli uomini perché associati a quelli che erano noti come gli “ordini minori” del sacerdozio: tappe sulla via dell’ordinazione sacerdotale.
Ma nel 1972 Papa Paolo VI intendeva abolire gli ordini minori nel motu proprio Ministeria quaedam. Da allora in poi, disse, lettore e accolito si sarebbero dovuti considerare ministeri, piuttosto che ordini minori. Quando vengono conferiti, scrisse, non si sarebbe più dovuto parlare di “ordinazione”, ma piuttosto di “istituzione”.
Con la revisione del Codice di Diritto Canonico del 1983, il diritto ecclesiastico ha riconosciuto che i “laici” – maschi o femmine – potevano “svolgere la funzione di lettore nelle azioni liturgiche per designazione temporanea”. Ha aggiunto che “Tutti i laici possono anche svolgere le funzioni di commentatore o cantore, o altre funzioni, a norma di legge”.
Le donne iniziarono ad assumere le funzioni di lettore e accolito in alcune parti del mondo cattolico, ma non furono formalmente istituite nei ministeri.
Nel 1994, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha confermato che i vescovi potevano consentire alle donne di essere ministranti.
Cos’è un lettore?
Un lettore è una persona che proclama la Scrittura all’assemblea durante la Messa (ad esclusione del Vangelo, che è proclamato solo da diaconi e sacerdoti).
Paolo VI ha spiegato che il lettore è “istituito per l’ufficio, a lui proprio, di leggere la parola di Dio nell’assemblea liturgica”.
“Il lettore, sentendo la responsabilità dell’ufficio ricevuto, deve fare tutto ciò che può e avvalersi dei mezzi appropriati per acquisire ogni giorno più pienamente l’amore dolce e vivo e la conoscenza della Sacra Scrittura, per diventare un discepolo più perfetto del Signore”, ha scritto.
Cos’è un accolito?
Dopo aver abolito gli ordini minori, Papa Paolo VI scriveva che un accolito era un ministro nella Chiesa con il “dovere di curare il servizio dell’altare, di aiutare il diacono e il sacerdote nelle azioni liturgiche, soprattutto nella celebrazione del Santa Messa.”
Le potenziali responsabilità di un accolito includono la distribuzione della Santa Comunione come ministro straordinario se tali ministri non sono presenti, l’esposizione pubblica dell’Eucaristia all’adorazione in circostanze straordinarie e “l’istruzione degli altri fedeli che, su base temporanea, aiutano il diacono e il sacerdote nei servizi liturgici portando il messale, la croce, le candele, ecc.”
Scriveva Papa Paolo VI: “L’accolito, destinato in modo speciale al servizio dell’altare, apprende tutte quelle nozioni riguardanti il culto pubblico divino e si sforza di comprenderne il significato intimo e spirituale: in questo modo può offrire se stesso, ogni giorno, completamente a Dio ed essere, nel tempio, un esempio per tutti per il suo comportamento serio e rispettoso, e anche per avere un amore sincero per il corpo mistico di Cristo, o popolo di Dio, e specialmente per i deboli e gli ammalati”.
Quali ragioni ha fornito Papa Francesco per i cambiamenti?
Nella sua lettera apostolica, il papa ha affermato che alcuni Sinodi dei vescovi avevano “evidenziato la necessità di approfondire dottrinalmente l’argomento” alla luce delle sfide odierne e della necessità di sostenere l’evangelizzazione.
“Accettando queste raccomandazioni, negli ultimi anni si è verificato uno sviluppo dottrinale che ha messo in luce come alcuni ministeri istituiti dalla Chiesa si basino sulla condizione comune di essere battezzati e del sacerdozio regale ricevuto nel Sacramento del Battesimo”, ha scritto.
Sottolineando che questi ministeri erano diversi dal ministero ordinato, ha detto: “Una prassi consolidata nella Chiesa latina ha anche confermato, infatti, che questi ministeri laicali, poiché sono basati sul Sacramento del Battesimo, possono essere affidati a tutti i fedeli idonei, sia maschi che femmine.”
Questo apre la strada alle donne sacerdote?
Nella sua lettera al cardinale Ladaria, Papa Francesco ha ribadito la dichiarazione del suo predecessore Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Ordinatio Sacerdotalis del 1994 che “la Chiesa non ha alcuna autorità per conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne”.
Ha sottolineato la distinzione tra “ministeri ordinati” e “ministeri non ordinati”, spiegando che “è possibile, e oggi sembra opportuno” aprire “ministeri non ordinati” sia a uomini che a donne.
Ha detto che la precedente esclusiva conferita agli uomini di questi ministeri non ordinati aveva “un suo significato in un certo contesto ma può essere ripensata in nuovi contesti, avendo sempre come criteri la fedeltà al mandato di Cristo e la volontà di vivere e proclamare il Vangelo trasmesso dagli Apostoli e affidato alla Chiesa”.
Chi supervisionerà le modifiche?
Nella lettera di Papa Francesco al cardinale Ladaria, ha affermato che la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha la responsabilità di guidare i cambiamenti, emendando parti del Messale Romano e il rito di istituzione dei lettori e degli accoliti, ove necessario.
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Come capita spesso, questa decisione papale ha creato “scompiglio” tra le fila dei cattolici, tanto tra coloro che sono definiti “conservatori” quanto tra quelle dei sedicenti “progressisti”.
Personalmente ritengo che ci sia poco per cui doversi agitare.
Vedere questa mossa come preconio per un ritorno alla carica della questione della diaconia femminile?
Difficile, considerato l’esplicito riferimento del Pontefice al Motu Proprio Ordinatio Sacerdotalis di San Giovanni Paolo II. Il diaconato dovrebbe essere stralciato dal sacramento dell’Ordine, disattendendo il CVII che lo rese parte del Sacramento. Ci vorrebbe un nuovo Concilio per una modifica simile e creare un “ministero ad hoc” unicamente femminile ma del tutto laicale avrebbe ben poco senso se non quello di creare confusione.
Esultare in quanto passo verso una rivoluzione globale dell’Ordine?
Idem come sopra, per le stesse identiche motivazioni.
Da donna cattolica non mi emoziono particolarmente, si tratta semplicemente di un aver “ufficializzato” qualcosa che avviene da anni. E’ segreto di Pulcinella che le donne nelle comunità parrocchiali abbiano ruoli ed incarichi definiti da decenni ormai.
Personalmente mi sono sentita dare della “vice-parroca” per anni per il mio ruolo attivo nella parrocchia che frequentavo!
Le donne curano le cose di Dio da tempi remoti, in tutte le religioni, in tutti i tempi. Pensiamo alla profetessa Anna che accoglie Gesù insieme al vecchio Simeone nel giorno della Presentazione al Tempio (Lc 2, 22-39).
Resta quindi da chiedersi: c’era bisogno di questo “riconoscimento formale”?!?
La donna emancipata in cerca di “parità” dirà di sì, che la Chiesa è maschilista, che alle donne va riconosciuto formalmente ciò che fanno!
Questa donna qui, 46 anni, da circa 25 anni parte attiva della comunità ecclesiale con ruoli di vario tipo, lettura e servizio all’altare compresi, risponde che no, le donne cattoliche non hanno bisogno di alcun imprimatur ufficiale, di alcun riconoscimento, non se chi servono è il Signore nei gesti quotidiani ordinari e straordinari.
Perché l’essenza del servizio è servire Dio nello stato in cui siamo, secondo i carismi che il Signore ci ha dato per il bene dell’Ecclesia tutta, per amore Suo e non per vanità o gloria personale.
Il libro della Genesi ci dice che creò l’uomo a Sua immagine, maschio e femmina: nella complementarietà ricostituiamo l’unità che è in Dio. Per questo l’uomo è diverso dalla donna, il padre dalla madre, il sacerdote dal laico, etc, perché solo nelle nostre diversità complementari ricostituiamo l’immagine di Dio che è in noi, riflettendola.
Non mi emoziono, no, e continuerò a sperare che un giorno si possa smettere di dover rimarcare che la Parola è rivolta a uomini e donne senza doversi mettere a modificare tutti i testi che parlano di “fratelli” – nome collettivo – e non di “fratelli e sorelle” (e, magari, le sorelle mettiamole per prime, che dite?!?), comprendendo tutti – in questo caso sì uomini e donne! – che l’immagine e somiglianza di Dio si perde se non ci siamo tutti, maschi e femmine.
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