Non è così semplice come la mette il prof. Giorgio Palù, direttore dell’AIFA, l’ente che autorizza l’immissione in commercio dei farmaci. No, non è una semplice questione di errori. Dal marzo 2020 vi erano dottori che per curare la COVID-19 applicavano le cure precoci domiciliari che prevedevano gli antiinfiammatori ed escludevano la Tachipirina e la vigile attesa. Questi dottori non sono mai stati ascoltati dal governo e sono stati pure osteggiati e perfino sospesi perché non seguivano il protocollo governativo della “Tachipirina e vigile attesa” ma le cure precoci. Dunque, se questo protocollo si è rivelato errato qualcuno dovrà pure rispondere perché molte persone sono morte. Il video che vi propongo è da vedere.
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Il problema è molto semplice: non è che vi sono stati “errori”. Dal punto di vista dei vertici della sanità non c’è stato alcun fallimento, poiché esso presupporrebbe la buona fede di chi ci ha provato. Ma qui non è così, quei ricoveri e quei decessi erano funzionali ad assecondare precise istanze politiche facendoci precipitare in un incubo di paure e restrizioni assortite fino alla follia della tessera verde e dell’inoculazione di massa.
Si è mai visto nella storia della medicina un dogmatismo così accanito da negare ogni possibilità terapeutica ostracizzando, nella fase iniziale, pure le autopsie che hanno in seguito rivelato la trombosi come causa dei decessi? Che ci sia qualcosa di strano non serve certo un genio a capirlo.
E questo Palù, sebbene quasi omonimo del cantante, “canta” troppo tardi: un chiaro segnale intimidatorio ci è già giunto dalle massime cariche dello stato con il riconoscimento ufficiale attribuito al presidente ISS (sebbene indagato). A buon intenditor, diceva Qualcuno, poche parole.