Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Bruno M. e pubblicato su Infocatolica. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo con traduzione automatica. 

 

Padre Antonio Spadaro, gesuita
Padre Antonio Spadaro, gesuita

 

Su questo blog e su InfoCatólica in generale, abbiamo segnalato in diverse occasioni le preoccupanti dichiarazioni di alcuni dei più stretti collaboratori di Papa Francesco: dall’arcivescovo Paglia all’arcivescovo Sánchez Sorondo, al cardinale Kasper, al cardinale Hollerich, al (quasi) cardinale Víctor Manuel Fernández, nuovo arcivescovo di La Plata o ai nuovi membri pro-eutanasia, pro-aborto o pro-contraccettivi della Pontificia Accademia per la Vita. A causa della confusione che spesso accompagna le loro parole, non è sempre facile dire cosa credono esattamente questi uomini di Chiesa, ma ci sono pochi dubbi sul fatto che queste convinzioni si discostano sostanzialmente da ciò che la Chiesa ha sempre insegnato su una serie di questioni.

Per completare questo elenco di collaboratori, ho ritenuto opportuno portare sul blog l’ultimo articolo di padre Spadaro SJ apparso sul quotidiano italiano Il Fatto Quotidiano. Nell’articolo, il gesuita e direttore de La Civilta Cattolica espone quello che potremmo definire il nuovo arianesimo, che, senza negare espressamente la divinità di Cristo, lo concepisce in pratica come un semplice essere umano, fallibile e pieno di difetti e limiti come gli altri figli di Adamo.

L’articolo fa riferimento al Vangelo di domenica scorsa, che racconta l’episodio della guarigione da parte di Nostro Signore della figlia di una donna cananea, tormentata da un demonio. Nel testo evangelico, Gesù viene descritto come un mendicante prima di esaudire la richiesta della donna, cosa che la Tradizione della Chiesa ha sempre interpretato come un esempio della pedagogia di Gesù, che cerca di suscitare una maggiore fede nella donna cananea. Come diceva Sant’Agostino, Cristo agì in questo modo con lei “non per negarle la misericordia, ma per accendere il suo desiderio”.
La scena che Spadaro ci dipinge, però, è completamente diversa. Quando la donna lo supplica, “Gesù rimane indifferente”, tra lo stupore dei suoi discepoli. “Gesù non se ne cura” e dà alla cananea una “risposta rabbiosa e insensibile”, in cui “la durezza del Maestro è incrollabile”, perché “Gesù fa il teologo” (cosa che, nel vocabolario di Spadaro, è chiaramente negativa) e ritiene che “la misericordia non sia per lei”.

Come se non bastasse, quando la cananea dice “Signore, aiutami!”, riconoscendo così la sua autorità, Gesù “risponde in modo beffardo e irrispettoso verso questa povera donna”, con “una caduta di tono, di stile e di umanità”. Secondo Spadaro, “Gesù sembra accecato dal nazionalismo e dal rigorismo teologico”. Non c’è qui una pedagogia di Gesù, come nell’interpretazione dei Padri della Chiesa, ma piuttosto una manifestazione di gravi difetti e limiti di Gesù stesso, dovuti al contagio del suo tempo, che gli impediscono di rispondere con misericordia.

Di fronte alla mancanza di umanità di Gesù, le parole della Cananea, che dice umilmente che anche i cagnolini mangiano gli avanzi della tavola dei loro padroni, cambiano tutto. Sono “poche parole, ma ben dette e capaci di sconvolgere la rigidità di Gesù, di confonderlo, di ‘convertirlo’ a se stesso”.

In altre parole, anche se la figlia viene guarita da Gesù, la vera salvatrice è la donna, perché “anche Gesù appare guarito e alla fine si mostra libero dalla rigidità degli elementi teologici, politici e culturali dominanti del suo tempo”. Era Gesù che aveva bisogno di essere guarito da qualcosa di molto più grave, e quando riceve questa guarigione e “dà ragione” alla donna pagana, questo è “il seme di una rivoluzione”.

La spiegazione di Spadaro è ovviamente opposta a quella che ha sempre dato la Chiesa. Invece di apparire come Maestro, Gesù appare come discepolo; invece di liberarsi, viene liberato dalla sua rigidità; invece di suscitare fede e conversione nel cananeo, è Gesù che ha bisogno di convertirsi; invece di essere l’Amore stesso fatto carne, Gesù agisce in modo beffardo, irrispettoso, indifferente e rabbioso; Invece di essere la Verità incarnata, mostra di essere un altro uomo in errore e “accecato”, che alla fine deve essere d’accordo con la donna; invece di essere l’unico che conosce il Padre e ce lo rivela, “fa il teologo” e pasticcia fino in fondo; Invece di essere il Logos stesso, la saggezza divina ed eterna, Cristo condivide i pregiudizi del suo tempo finché una donna non lo tira fuori da essi e lo fa finalmente concordare con padre Spadaro.

In nessun momento si dice che Gesù non è Dio, ma in pratica, per come lo intende p. Spadaro, non c’è nulla di divino in lui: è peccatore, ignorante, ostinato, rigido, mondano, disumano, bisognoso di conversione e un cieco che guida altri ciechi. Questo fornisce un criterio perfetto per liquidare tutto ciò che è scomodo o troppo fuori moda nel Vangelo, attribuendolo semplicemente a cose che Gesù ha sbagliato, “accecato” dalla mentalità del suo tempo, cosa che noi possiamo giudicare con il vantaggio di vivere in un’epoca molto migliore della sua.

Purtroppo, questa idea non è né isolata né unica del celebre gesuita. È essenzialmente la stessa cosa per cui, nei pontificati precedenti, sono stati condannati o sconfessati Pagola, Queiruga, Arregui, Küng, Boff, Jon Sobrino e tanti altri fino a Loisy o Tyrrell. Il nuovo arianesimo, infatti, è figlio del modernismo e non si colloca sul terreno razionale delle affermazioni dogmatiche, ma su quello puramente emotivo di ciò che viene suggerito e sottinteso (sempre contro la fede e a favore del mondo), dell’omissione sistematica della divinità di Cristo e di ogni elemento soprannaturale del Vangelo, dell’incredulità pratica, del sentimento di superiorità su tutto ciò che è antico e del ghigno soddisfatto e compiaciuto di fronte alla Tradizione e alla fede dei fedeli.

Il risultato, come si può vedere nell’articolo in questione, è piuttosto povero, contraddittorio e spesso ridicolo. Spadaro attribuisce a Cristo proprio le cose di cui accusa i suoi nemici, come la rigidità o la fedeltà alle verità teologiche. Sono così vecchio che ricordo ancora i tempi in cui essere paragonati a Cristo era un complimento, ma sembra che ora ci siano altri standard.

La mancanza di coerenza e di razionalità del nuovo arianesimo di P. Spadaro e compagnia, tuttavia, lo rende ancora più dissolvente del vecchio e molto più pericoloso, perché non è soggetto a nulla al di fuori di sé, compresa la ragione. La Tradizione, la Scrittura e il Magistero hanno valore per questi autori solo nella misura in cui possono essere distorti per adattarsi alla mentalità modernista e sono irrilevanti quando si oppongono palesemente a tale mentalità. Si tratta di una nuova fede, irrazionale e dogmatica, per la quale il nuovo e il progressivo sono sempre migliori del vecchio e tutto, assolutamente tutto, compreso Gesù Cristo stesso, deve inchinarsi davanti alla post-modernità salvifica e onnisciente.

Bruno M.

 


Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. I contributi pubblicati su questo blog hanno il solo scopo di alimentare un civile e amichevole confronto volto ad approfondire la realtà.


 

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