Luigi Giussani
Luigi Giussani

 

Caro Francesco,

 

come te, anche io credo che conoscere la verità e radicarsi esistenzialmente in essa rappresenti l’esigenza più profonda di noi esseri umani: per questo, condividere la ricerca del vero – come già sostenevano gli autori classici – può unirci in un’amicizia autentica e duratura. Naturalmente per noi cristiani la Verità non è semplicemente un’idea, ma una Persona: Cristo è la parola di Verità, pronunciata da Dio stesso come risposta a tutti gli interrogativi del cuore umano. È colui che ci svela pienamente il mistero dell’uomo e del mondo (Giovanni Paolo II [1]). Anche Giussani ha molto insistito sulla necessità che la Verità non si cristallizzi in mera dottrina, ma si faccia carne.

Quanto alla contrapposizione che si delinea spesso oggi nella Chiesa tra Verità e carità/concordia: se si debba cioè privilegiare l’una o l’altra, ritengo sia espressione della nostra limitatezza umana la tendenza, per capire la realtà, a separarne i diversi aspetti, anche quando per loro stessa natura, essi sono indisgiungibili: verità e carità (quindi verità e amicizia/unità) non possono, se bene intesi, contraddirsi, dato che Dio è nello stesso tempo Verità e Amore.

Condivido le tue perplessità sull’interpretazione che Rodolfo Casadei fa del valore prioritario nell’insegnamento di Giussani dell’unità dei credenti anche nei fatti contingenti, quando nel suo articolo ricorda un esempio paradossale, più volte ripetuto dal sacerdote, circa la necessità per un ciellino di seguire il Movimento, anche quando – contro le proprie convinzioni – quest’ultimo avesse deciso di dare l’assalto a Palazzo Madama, per poi ricavarne l’opportunità di una scelta unitaria sulla questione dei vaccini (vaccinarsi tutti, oppure nessuno). Pur avendo sofferto negli ultimi anni la mancanza all’interno del movimento di un libero confronto sulle circostanze che viviamo, che scaturisse – come in passato – dalla comune esperienza di fede, ritengo che le affermazioni di Rodolfo Casadei, una persona che conosco e stimo, non rispecchino il pensiero di Giussani nella sua completezza. Questo non solo perché la dottrina cristiana attribuisce la responsabilità delle azioni alla retta coscienza – debitamente informata – di chi le compie, ma perché ci sono state scelte nella vita di don Gius (come quella di andarsene – a un certo punto dall’Azione Cattolica, per una diversità di giudizio sulla forma della testimonianza cristiana) o altre sue affermazioni che vanno in direzione opposta. Ad esempio, a proposito di una nota affermazione di un personaggio di Dostoevskij – egli ebbe a dire che tra Cristo e la verità (se le due cose si contrapponessero), avrebbe scelto quest’ ultima (ma su questo, per evitare ulteriori fraintendimenti, ti invio un suo intervento [2] in cui troverai degli spunti di riflessione interessanti). Approvo le tue osservazioni anche quando dici:

“non è la verità che divide [come Casadei sostiene], ma la falsità abbracciata “in buona fede”, ovvero proprio il bisogno conformistico di trovare unità intorno a una certezza qualsiasi, a un’autorità qualsiasi, a prescindere dalla verità. Un bisogno che spinge molti, anzi i più, ad aggrapparsi alle opinioni che appaiono più rassicuranti. La verità è spesso scomoda, le opinioni invece, come sanno bene i leaders, si possono piegare a piacimento, e per questo i più le preferiscono”.

Ritengo inoltre appropriata l’osservazione per cui:

“Chi si arrende … alla propaganda che sa bene come approfittare di questa debolezza, è poi interiormente costretto a bollare come nemico chi, continuando a porsi delle domande, contesti questa resa col suo esserci”.  

Aggiungo a proposito della Verità (che Platone identificava con la conoscenza dell’intero), che l’insistenza di Giussani sulla ragione come la capacità di considerare la realtà in tutti i suoi fattori (l’ideologia nasce infatti dall’ assolutizzare un singolo aspetto del reale) rappresenta a mio parere un monito per quanti nel movimento oggi non cercano più una lettura complessiva del reale: c’è ad esempio, anche tra diversi miei familiari e conoscenti, un misconoscimento del valore della dimensione giuridica di questa gestione della pandemia (o di certe dinamiche economiche) che per me ha dell’incredibile! Credo che la forza del Movimento, in passato, fosse proprio la travolgente passione per la realtà (e quindi per il vero) assieme ad una tensione all’unità che non nasceva accettando supinamente ‘la linea ufficiale’, ma al contrario, traeva origine dall’affascinante corrispondenza tra la proposta di fede di cui facevamo esperienza (una proposta che non obbligava a censurare nulla di sé e della realtà) e le esigenze più profonde della mente e del cuore. Nella tensione ad un giudizio comune si poteva talvolta dar credito RAGIONEVOLMENTE (e nella più ampia libertà) a ciò che ancora non si capiva del tutto, in forza della verità di ciò che già si sperimentava e della stima verso chi guidava il movimento. Quante volte, grazie a questa stima reciproca e ai frutti di una ricerca appassionata del vero, che caratterizzava il Movimento in quanto tale, sono riuscita ad ampliare il mio punto di vista! Per questo aspettavo ogni anno con impazienza il Meeting di Rimini, che mi aiutava a leggere in profondità gli eventi, con una prospettiva originale e più persuasiva di quella corrente, e mi sollecitava a riprendere scuola con il desiderio di comunicare agli studenti le cose affascinanti che avevo imparato. 

In conclusione, credo che il giudizio di Casadei si possa rovesciare: venuta meno in tanta parte di CL la passione per la realtà, cioè per le circostanze attraverso le quali Cristo ci viene incontro (la stessa parola circostanze è stata ridotta – in questi ultimi anni – in senso individualistico ed intimista), l’unità – che Cristo stesso pone nel Battesimo tra lui e noi, e che cresce attraverso la nostra partecipazione alla vita della comunità cristiana in tutte le sue dimensioni (quindi anche attraverso la libera adesione/testimonianza all’essere, al vero e al bene che sono una sola cosa in Dio) – è stata spesso sostituita – questo in occasione della pandemia si è reso evidente – da un conformismo che ha reso indistinguibili i nostri giudizi da quelli del mondo.  

Un saluto affettuoso

Lucia

 

[1] Giovanni Paolo II, IV Giornata Mondiale della Gioventù, 1989

[2] Cfr. Verità di Dio, Verità dell’uomo, Avila 22 -24 luglio 1985. Incontro di don Luigi Giussani con l’Associazione Culturale Nueva Tierra Supplemento al periodico Tracce – Litterae Communionis, n. 9, Ottobre 2010 (testo reperibile online)

 

 

 

 

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