“Sia i Papi Benedetto XVI che Papa Francesco hanno parlato del ‘vuoto spirituale’ nel cuore dell’Europa secolare; un vuoto che alla fine sarà colmato e, man mano che la demografia dell’Europa cambia attraverso l’immigrazione di massa, quello che riempirà il vuoto sarà l’Islam.”

Così padre Benedict Kiely nel suo articolo pubblicato su Crisis Magazine che vi propongo nella mia traduzione. 

 

Viktor Orban, primo ministro ungherese

Viktor Orban, primo ministro ungherese

 

Appena un giorno dopo la seconda Conferenza mondiale sui cristiani perseguitati, conclusasi lo scorso novembre a Budapest, in Ungheria, un terrorista jihadista “ravveduto” ha pugnalato a morte due persone innocenti a Londra, prima di essere ucciso dalla polizia. L’incapacità dei laicisti liberali, che sono al centro della maggior parte delle politiche governative occidentali e che controllano la maggior parte delle informazioni che il pubblico riceve attraverso i media e il mondo accademico, di comprendere le motivazioni di un tale attacco è la ragione per cui [tali attacchi terroristici] non faranno che aumentare.

L’attacco islamista londinese, uno dei tanti dell’ultimo decennio in Europa, ha costretto molti a chiedersi perché alcuni Paesi europei sono stati presi di mira regolarmente e perché altri Paesi non sono stati affatto presi di mira. L’Ungheria, la nazione ospitante della conferenza e ancora l’unica nazione al mondo ad avere un ministero governativo specifico dedicato all’assistenza dei cristiani ovunque perseguitati, è regolarmente attaccata dalle élite europee. Eppure, stranamente, non ha subito un solo attacco islamista. Il primo ministro, spudoratamente cristiano, Viktor Orbán, in un discorso che dovrebbe essere visto come un chiaro appello al rinnovamento europeo, ha affermato che la “chiave” per la sopravvivenza dell’Ungheria negli ultimi undici secoli è stata l’adozione del cristianesimo – che significa, ovviamente, cattolicesimo – da parte del grande re ungherese Santo Stefano. Questa è stata una “rinascita spirituale e una vera conversione”.

Orbán ha collegato la persecuzione dei cristiani in altre parti del mondo alla crescente ostilità verso il cristianesimo tradizionale in Europa. Una “forza misteriosa sigilla le labbra”, non solo dei politici in Occidente a questa persecuzione, ma anche della maggior parte dei media. Si tratta solo di demagogia o lunatica cospirazione, o c’è, in realtà, come ha continuato a dire, un “attacco organizzato e ad ampio raggio alla cultura e alla civiltà europea”?

Una risposta o una prova significativa per affermare la sua affermazione risale alla deliberata omissione dalla Costituzione europea del luogo di fondazione del cristianesimo nella formazione di tutto ciò che si intende con il termine “Europa”. All’epoca, San Giovanni Paolo, e poi i suoi successori, sottolinearono il grave pericolo che questa “dimenticanza” avrebbe portato al futuro dell’Europa. Sia i Papi Benedetto XVI che Papa Francesco hanno parlato del “vuoto spirituale” nel cuore dell’Europa secolare; un vuoto che alla fine sarà colmato e, man mano che la demografia dell’Europa cambia attraverso l’immigrazione di massa, quello che riempirà il vuoto sarà l’Islam.

Il curioso matrimonio tra l’Islam radicale e il liberalismo laico delle élite in Europa è, almeno in apparenza, difficile da comprendere, ma se il signor Orbán ha ragione e se si tratta essenzialmente di un attacco alla cultura e alla civiltà europea, la brutta unione diventa più evidente. Sul piano spirituale, il laicismo e l’islam radicale odiano la croce e la vittoria che essa significa. La civiltà e la cultura europea sono – o erano – una cultura cristiana, e l’odio per quella cultura e per la storia è quasi un segno distintivo della sinistra. Il mondo accademico e i media mettono attribuiscono tutti i mali del mondo al colonialismo occidentale, all’oppressione e all’evangelizzazione della Chiesa. Il recente Sinodo dell’Amazzonia in Vaticano è stato un perfetto esempio di come questa mentalità sia entrata nei più alti livelli della Chiesa. La glorificazione naïve delle “culture native”, che risplendono in un mondo prelapsariano (prima della caduta nel peccato originale dell’uomo, ndr) in unione con la natura, poi distrutta dall’annuncio del Vangelo, è stata perfettamente simboleggiata dalla presenza della statua pagana della fertilità della Pachamama in Vaticano.

L’Europa, ha detto Orbán, è “nei guai”. La causa che egli identifica è il suo desiderio deliberato e organizzato di dimenticare o sradicare la sua identità cristiana. I liberali stanno usando quello che il Primo Ministro ungherese ha definito il “museruola del politicamente corretto” per realizzare il loro desiderio di morte, che, unito all’avanzamento dell’Islam radicale, produrrà, se questo disgusto per se stessi continuerà, un’Europa che sarà tagliata fuori dalle sue radici. Qualsiasi orticoltore sa che un albero morirà quando sarà privo di radici.

L’Ungheria non ha alcuna intenzione di permettere che ciò accada. Questa è ovviamente la ragione per cui le politiche del governo di Orbán per promuovere la famiglia, il cristianesimo e l’autentica cultura ungherese sono così implacabilmente condannate dai vasi vuoti che dirigono l’Unione Europea, che è l’agenzia più ostile in Europa verso il cristianesimo ortodosso.

La rinascita cristiana dell’Ungheria è un piccolo segno di speranza in un paesaggio europeo altrimenti tetro. I cristiani, ha detto Orbán, hanno “il diritto di difendere la nostra cultura e il modo di vivere che ne è scaturito”. È proprio questo linguaggio che tanto si inimica tanto l’intellighenzia liberale quanto le forze che vogliono cambiare radicalmente l’Europa stessa. Sentendo parlare della persecuzione dei cristiani in altre culture, il “più grande errore che gli europei possano mai commettere”, ha avvertito Orbán, è “dire che questo non potrebbe mai accadere a loro – è molto più vicino a noi di quanto molti pensino”.

Sia il primo ministro che il suo energico e dinamico Ministro delle Famiglie, Katalin Novak (e qui), hanno parlato meravigliosamente del dono che i cristiani perseguitati fanno ai cristiani dell’Occidente, letargici e un po’ deboli. La signora Novak ha descritto la mancanza di coraggio di tanta parte della cristianità occidentale, e il signor Orbán ha dichiarato che i cristiani perseguitati danno all’Occidente ciò di cui ha più bisogno: “fede cristiana, amore e perseveranza”.

Budapest, descritta da un partecipante alla conferenza come una “cittadella della libertà cristiana”, è all’avanguardia nel salvare la civiltà europea perché – come ha detto profeticamente Hilaire Belloc – o “l’Europa tornerà alla Fede o perirà”.

 

 

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