di Sabino Paciolla
A prescindere dalla veridicità o meno del memoriale di Viganò, ma se volete leggere la storia dell’ex nunzio apostolico Carlo Maria Viganò con gli occhiali del romanzo di spionaggio, vi basterà leggere l’articolo che Orazio La Rocca ha scritto avantieri su Panorama (qui). Avrete anche la possibilità di saggiare quanto certa cultura sia distante dalla realtà, dopo che ha ingabbiato la realtà nelle definitorie categorie politiche di destra e sinistra, reazionario e riformista, controrivoluzionari e rivoluzionari, illuminato e oscurantista.
Già l’attacco dell’articolo è degno di uno dei migliori romanzi di spionaggio di John Le Carré (il grassetto è mio):
“Cresce l’esercito ultra conservatore della Chiesa cattolica che ha dichiarato, ormai, guerra aperta a papa Francesco. E l’occulta base operativa si nasconde, ma nemmeno troppo, tra le gerarchie ecclesiastiche degli Usa”
e poi:
“Il dossier al veleno” (…) “virtualmente sembra essere stato partorito proprio sul fronte statunitense, benché scritto a Roma. L’autore, infatti, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, è stato nunzio negli Usa per quattro anni, dal 2011 al 2015. Qui ha stretto amicizia con le componenti ecclesiali più reazionarie, diventando nel frattempo una sorta di kamikaze delle truppe antibergogliane di stanza, in prevalenza, nell’America del Nord”
A parte il fatto che Viganò è stato nunzio negli USA fino al 2016, ma non vi sembra che la “narrazione” di Orazio La Rocca vi riporti ai tempi della guerra fredda, alla cortina di ferro, allo scambio delle spie sui ponti dell’allora DDR, al muro di Berlino? Mi chiedo: come è possibile parlare con tanta superficialità e piglio da romanzo di quarta categoria di questa grandissima tragedia degli abusi sessuali, a sfondo chiaramente omosessuale, che nella Chiesa cattolica è venuta alla luce in questa amara estate? Mistero!
Dopo questo incipit, La Rocca arriva al dunque e scrive:
“Si tratta di gruppi assai vicini al presidente Usa Donald Trump, per il quale papa Francesco non ha mai manifestato eccessive simpatie, specialmente in materia di politiche immigratorie e di costruzioni di muri divisori”
Ecco spiegato il succo di tutto questo pandemonio scoppiato nella Chiesa. Se non lo aveste capito, per La Rocca la questione non è altro che una “guerra fredda” tra il cattivone di Trump e papa Francesco, tra i muri ed i ponti, tra l’accoglienza dell’immigrazione senze regole ed i respingimenti. E Viganò? Ed i vescovi americani? Per Orazio La Rocca sono semplici pedine di un gioco più grande.
Secondo Orazio La Rocca, che usa in questo caso le parole di Massimo Faggioli, un italiano che insegna storia della Chiesa alla Villanova University di Philadelphia, la maggior parte dei vescovi americani sono:
“l’appendice di una galassia composita, fatta di media ultra conservatori, associazioni di estremisti del pro-life, sigle legate al business capitalistico, da sempre ottimi finanziatori della Gerarchia, e gruppi nazionalisti vicini all’ex guru di Donald Trump, Steve Bannon”
Quanto a uso dei termini, Faggioli è un degno “collega” di Orazio La Rocca. Per lui, coloro che si battono per la difesa della vita non possono che essere “estremisti”, anche se fra questi vi sono semplici sacerdoti, come Imbarrato, che finiscono in carcere solo perché hanno pregato rosari davanti alle cliniche per aborti. E per quanto riguarda i vescovi, che, come detto, per lui sono una “appendice” del grande “business capitalistico”, dimentica di dirci che proprio l’ex cardinale McCarrick, l’abusatore seriale, era, come ci dice il Washington Post (qui), un fenomenale fundraiser (colui che raccoglie fondi monetari) per il Vaticano.
Ma riprendiamo Orazio La Rocca. Secondo quest’ultimo:
“Oltretevere non si nasconde che a colpire il pontefice non sono state tanto le accuse di Viganò, quanto il sostanziale grande freddo con cui gran parte della Chiesa statunitense ha seguito, e sta seguendo, la vicenda sollevata dall’ex nunzio Usa”
Qui forse La Rocca si riferisce ad alcuni vescovi che, per conoscenza personale, hanno riconosciuto l’integrità morale dell’ex nunzio Viganò, e forse anche al presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti che, in qualità di presidente, in un comunicato ufficiale ha scritto:
“La recente lettera dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò pone particolare attenzione e urgenza a questo esame. Le domande poste meritano risposte conclusive e basate su prove.”
E poi La Rocca continua:
“Un atteggiamento (quello dei vescovi americani, ndr) di inquietante distacco che sta generando profonda preoccupazione dentro e fuori il Vaticano, specialmente tra le componenti più illuminate del cattolicesimo americano che a fatica riesce a far sentire la sua voce sui mass media in difesa di Bergoglio.”
E qui sorge una domanda: La Rocca, quando fa riferimento alle “componenti più illuminate del cattolicesimo americano” si riferisce forse al card. Farrell, cioè a colui che ha abitato per 6 anni con l’ex card. McCarrick, non accorgendosi dei crimini che quest’ultimo compiva, lo stesso Farrell che all’ultimo Incontro Mondiale delle Famiglie in Irlanda ha officiato con un diacono che sostiene l’equiparazione della famiglia naturale con la famiglia omosessuale? O si riferisce forse al card. Wuerl, colui che, in merito alla crisi degli abusi sessuali, ha detto che non era una “massive, massive crisis”, del quale, per quello che è venuto fuori dal rapporto della Pennsylvania, si chiedono le sue dimissioni? O si riferisce forse al card. Cupich, il quale, in una intervista alla NBC di qualche giorno fa, ha detto che il papa ha un’agenda più importante, fatta di ambiente e immigrazione, che cadere nel “buco del coniglio” (“rabbit hole”, quello di Alice nel paese delle meraviglie) della questione sollevata da Viganò? Oppure si riferisce al card. Tobin che consente (letteralmente) i “pellegrinaggi LGBT” nella sua cattedrale di Newark? O si riferisce forse al vescovo McElroy, di San Diego, molto aperto verso il mondo LGBT, oltreché destinatario nel 2016 di una lettera da parte del dr. A. W. Richard Sipe, il maggior esperto di abusi sessuali nella Chiesa, che lo avvertiva riguardo agli abusi di McCarrick, lettera che però McElroy reputò non del tutto attendibile? O si riferisce forse al padre gesuita James Martin che è la punta di diamante nella Chiesa delle pressioni delle associazioni LGBT?
Sì, effettivamente, queste sono le componenti della Chiesa statunitense che alcuni reputano le “più illuminate” e “avanzate” verso “nuove” frontiere. Dire però che fanno fatica a far sentire la loro voce….mi sembra un po’ eccessivo. Basti pensare al padre gesuita James Martin che è una star su Twitter e Facebook, con centinaia di migliaia di followers, chiamato a destra e a manca per conferenze e presenze televisive.
Infine Orazio La Rocca fa una grande gaffe.
Infatti, riferendosi ai quattro cardinali che sottoscrissero i famosi Dubia, scrive:
“Caffarra e Meisner lo scorso anno sono scomparsi, ma il testimone dell’aspra battaglia contro papa Bergoglio ora è saldamente in mano a Brandmuller — non confermato da Bergoglio a Prefetto della Congregazione della Dottrina delle Fede dopo un solo mandato— e da Burke”
Come, come? Brandmüller? Il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede che l’anno scorso non è stato confermato da papa Francesco si chiama Gerhard Ludwig Müller, non Brandmüller, e non c’entra assolutamente nulla con i Dubia. Siamo in presenza di un autentico svarione.
Questa è la dimostrazione che l’obiettivo dell’articolo era, da una parte, “sparare” a pallettoni verso l’ex nunzio Viganò, per denigrarne la figura e, dall’altra, sottacere la cosa essenziale di questa crisi che, usando le parole di Benjamin Wiker, potremmo riassumere:
“Si tratta di una crisi massiccia, massiccia dentro e per la Chiesa, perché una rete omosessuale mondiale profondamente radicata tra i nostri sacerdoti, vescovi e cardinali è attivamente impegnata a realizzare la piena scristianizzazione del mondo predando i ragazzi tra i 12 e i 18 anni”
In conclusione, l’articolo di Orazio La Rocca, più che un “romanzo” spionistico, sembra una cinica caricatura di una immensa tragedia che ha offeso la dignità di tanti bambini, ha distrutto la serenità di tante famiglie, ha messo a rischio l’offerta della propria vita a Cristo di tanti giovani seminaristi.
Un bel contributo, non c’è che dire!
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