Cari amici, cari lettori,
come sapete, i 5 provvedimenti sulla omotransfobia sono stati sintetizzati in una unica proposta di legge che sarà presentata ufficialmente domani. La Conferenza Episcopale Italiana si è pronunciata con un comunicato su queste proposte evidenziando il rischio di una “deriva liberticida”. Purtroppo, il giornale dei vescovi italiani, Avvenire, subito dopo, ha pubblicato un’intervista ad uno degli autori delle 5 proposte che più mettono a rischio la libertà di pensiero, di espressione, di religione, di educazione, di stampa, di associazione, visto che vorrebbe introdurre l’oscuro reato di omofobia negli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, con pene che arrivano fino a 6 anni di reclusione.
Siamo quindi molto preoccupati. Occorre dunque che i singoli vescovi facciano sentire personalmente e pubblicamente la loro preoccupazione a tutela della libertà di tutti, in primis della Chiesa affinché possa testimoniare integralmente il messaggio cristiano..
Invierò pertanto una preghiera filiale al mio vescovo, invierò il testo che trovate di seguito alla casella email della diocesi in modo che possa ascoltare la mia accorata preoccupazione.
Sarebbe il caso che lo facessimo in tanti, ciascuno per la propria diocesi, sempre in atteggiamento filiale e di rispetto, magari allegando la toccante lettera di Giorgio Ponte, scrittore ed insegnante, una persona con attrazione omosessuale, ma con una grande fede che lo aiuta nel suo cammino personale. La lettera la potete leggere qui.
Ecc.za Reverendissima,
Le scrivo con ossequio filiale in quanto battezzato della Sua Diocesi per sollecitare la sua aperta e pubblica testimonianza riguardo ad un argomento di scottante attualità che è attualmente in discussione in Parlamento. Si tratta della nota proposta di legge Zan-Scalfarotto-Boldrini et altri sull’omofobia, Questa legge, se approvata nei termini con cui è stata proposta, introduce terminologie ambigue non corrispondenti ad alcun dato reale e scientifico, né definisce in termini oggettivamente e giuridicamente chiari i contenuti dell’eventuale reato; di conseguenza essa lascia così libertà di definire soggettivamente alla parte ritenuta lesa di percepirsi in quale senso essa si senta offesa, e altrettanto soggettivamente permette al giudicante di definire quali siano i termini dell’offesa; l’ipotetico colpevole saprà così solo in giudizio i contenuti del suo eventuale reato. Tutto questo, nella storia, è stato fatto solo dai regimi totalitari, perché il ribaltare i termini normali con cui viene stabilito lo jus di un certo reato, lascia libero il potere di usare come arma di dissuasione e di oppressione simile modalità legislativa. Da tutto questo ne consegue un’inevitabile incostituzionalità della legge stessa in quanto lesiva della libertà di pensiero e di espressione di ogni singolo cittadino.
Una simile legge, come da diverse voci autorevoli sottolineato, avrà poi, inevitabili e gravi ricadute a livello sociale (specie sulla verità della famiglia), scolastico ed educativo e, ultimamente, antropologico in quanto introduce una visione ideologica (identità di genere) sull’uomo e sui fattori costitutivi della sua identità di persona. In questo senso diverrebbe poi impossibile alla Chiesa, al Suo Magistero, ma anche ad ogni singolo testimone della fede, parlare ed agire liberamente in favore del bene comune di ogni persona, affermando il pensiero di Cristo non solo sull’uomo, ma anche sulla stessa identità gloriosa di Dio, che, in quanto Creatore, “creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gn 1, 27).
È vero che già la Conferenza Episcopale Italiana recentemente ha sollevato osservazioni critiche sulla proposta di legge in questione, ma io umilmente ritengo importante, come sopra ho già detto, che ogni singolo Vescovo, esprima pubblicamente il suo pensiero in proposito, e ciò come parte responsabile del suo ministero apostolico chiamato a confermare i fratelli in unione con Papa Francesco. A questo proposito Lei certamente ricorda che su queste tematiche Sua Santità si è espresso molto chiaramente e fortemente, definendo l’ideologia gender una «bomba atomica», «una confusione mentale per i giovani», una «colonizzazione ideologica», un «guerra mondiale». Il Santo Padre così poi anche si esprime nell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia: «Un’altra sfida emerge da varie forme di un’ideologia, genericamente chiamata gender, che nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo. È inquietante che alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini» (AL, n. 56).
Fiducioso che Ella vorrà accogliere questa mia supplica, mi dichiaro Suo figlio devoto in Cristo. Le porgo i miei più cordiali saluti.
Mi benedica.
Fatto