di Giorgio Ponte
Il giorno dopo la mia lettera ai deputati contro il DDL sull’omotransfobia, mi ha contattato un amico che conosco da tempo per parlare con me di quella legge: questo amico, anche lui omosessuale, lavora da anni con il mondo della moda dal quale è stato sempre emarginato per le sue idee. “È terribile!” mi ha detto. “Se questa legge passa, nessuno come noi potrà più parlare. Cosa possiamo fare? Non voglio che un giorno qualcuno possa accusarmi di non aver parlato quando potevo”.
Capivo la sua preoccupazione, certo che la capivo. Gli ho detto che ci avrei pensato, che lo avrei preso sul serio. Ed è per questo che sto scrivendo.
Perché vedete, le persone come lui sono tante: uomini e donne che pur bazzicando la vita gay in varia misura, non ritengono che una legge del genere faccia il loro bene. La loro testimonianza, in questo momento, è più importante della mia, perché spezza l’idea che a preoccuparsi qui, siano solo i cattolici. Come se la libertà di parola non fosse un diritto di cui godiamo tutti.
Questa non è una legge che colpirà solo alcuni con una particolare fede, ma tutta l’umana società, poiché essa, non chiarendo cosa sia omotransfobia o cosa sia atto discriminatorio, potrebbe limitare uno dei diritti inalienabili dell’uomo: la libertà di pensiero e di opinione.
E quindi se colpisce tutti, tutti siamo chiamati a fare la nostra parte. Insieme.
Molti si sono esposti già e le testimonianze controcorrente non sono mancate: J. K. Rowling, definita transfobica per le sue affermazioni (qui l’articolo) difesa pubblicamente dalla trans Blaire White; le lesbiche italiane attaccate da gay e trans per aver rivendicato l’evidenza del loro sesso biologico (qui la loro lettera ai deputati); transessuali come Buck Angel, pornoattore americano che dichiara che “negare il sesso biologico è davvero transfobico”, fino ad arrivare in casa nostra con le recenti dichiarazioni di Platinette, nota Drag queen (qui l’intervista), di Mario Ravetto, componente dell’assemblea nazionale di Fdi e di Sandro Mangano, ex presidente dell’Arcigay Catania, entrambi omosessuali dichiarati e contrari alla legge (qui l’intervista e l’articolo).
Tutte voci importanti, ma disorganizzate, isolate: come singoli colpi di pistola sparati contro un bombardamento aereo.
Come fare? Come chiamare a raccolta tutti gli omosessuali che vogliano opporsi a questa legge in modo organizzato e funzionale? Mentre stavo cercando una strada, fra i tanti amici che avevo su Facebook l’algoritmo ha iniziato a mandarmi i post di una persona che conoscevo tanto tempo fa, ma che avevo perso di vista: Umberto la Morgia, Consigliere della Lega in Emilia Romagna. Umberto è gay dichiarato e da un anno a questa parte è ostracizzato dalla comunità LGBT per il suo colore politico e le sue idee contro il gender e a sostegno della famiglia tradizionale.
I suoi interventi regolari mi hanno colpito perché acuti, lineari, vividamente lucidi. Mi ha colpito in particolare l’intervista a Fanpage nella quale denuncia gli attacchi e le offese subite dagli attivisti gay a causa del suo orientamento politico (qui il link).
Seguendolo sui social ho potuto vedere, tuttavia, le centinaia di riscontri positivi che tanti altri omosessuali gli mandavano, rivedendosi nelle sue posizioni. Un universo di gente che si trova accomunata da una grande onestà intellettuale che li porta ad amare la democrazia e la libertà di pensiero. La schiettezza con cui in tanti si sono esposti a suo sostegno, mi ha convinto che forse era proprio con Umberto che avremmo potuto iniziare qualcosa di nuovo, per raccogliere e catalizzare il grido di tutte queste persone perché diventasse un coro assordante, il cui suono rimbombi così forte da non potere più essere ignorato.
Così gli ho scritto per proporgli di organizzare una “controffensiva” insieme. E lui ha accettato.
È giunto il momento di invitare chiunque si senta pronto per esporsi, a farlo. Le persone come me e Umberto La Morgia sono molte, di ogni credo e colore politico, e la nostra voce è la più importante in questo dibattito, poiché smentisce l’idea che una legge sull’omofobia sia necessaria e voluta da tutte le persone omosessuali.
Se anche tu ti ritrovi in questo pensiero, noi qui oggi ti chiamiamo a prendere posizione: non importa se credi in un Dio o in nessun Dio; se ti ritieni omosessuale o ex omosessuale; se sei sposato o fidanzato, con persone del tuo stesso sesso o di quello opposto, di destra o di sinistra; transessuali, travestiti, o ex tali.
Non importa che tipo di vita tu conduca nel privato; non mi interessa che tu creda nella castità, nella promiscuità o nella fedeltà; che credi in una genesi dell’omosessualità, o che pensi di essere nato così: basta che tu sia onesto.
Basta che tu riconosca che, a prescindere da quale sia il tuo pensiero sull’omosessualità che provi o hai provato, l’importante è che un domani ciascuno di questi pensieri possa avere ancora una voce nel dibattito pubblico, come ogni democrazia prevede.
Domani torneremo a scontrarci, non saremo d’accordo, ci batteremo per testimoniare quale strada secondo noi sia migliore per vivere: ma se questa legge sull’omofobia passerà, nessun dibattito sarà più possibile, nessuna opinione ammessa, nessun pensiero libero di esistere.
Oggi mettiamo da parte ciò che ci divide, per difendere ciò che ci unisce: tutti esseri umani in grado di riconoscere un sopruso, quando ne vediamo uno.
Se anche tu credi nel valore della democrazia e della libertà di espressione, allora noi ti chiediamo di farti avanti, con il tuo volto, il tuo nome, la tua posizione, per fare ciò che fecero i musulmani moderati in Francia dopo gli attentati di Parigi: not in my name.
Usando l’hashtag #liberieomosessuali e #restiamoliberi scrivete un post sui social oppure fate un video di pochi secondi nel quale dite chi siete e cosa fate e perché questa legge vi coinvolge: dichiarate il vostro orientamento e perché da persone che provano o hanno provato attrazione per lo stesso sesso, o hanno una disforia di genere, non volete questa legge.
Niente anonimato, niente nickname. Solo la verità.
Se i gruppi LGBT vogliono ridurci a un’etichetta, allora io vi dico: usiamo quell’etichetta per dimostrare che non ci incasella davvero.
Non siete i soli. Siamo molti più di quanti pensiate.
Un solo uomo, una sola donna, possono essere colpiti, zittiti, infangati. Ma se quell’uomo o quella donna hanno un esercito di compagni al loro fianco, allora vedrete, non potranno metterci a tacere tutti.
È giunta l’ora di fare noi ciò che nessuno vuole fare per noi: difenderci da soli, riprenderci la responsabilità di uomini e donne che si battono per ciò in cui credono; mostrare al mondo che questi omosessuali non sono diversi da ogni uomo o donna degno di questo nome che abbia vissuto sotto questo cielo e fatto la Storia.
Io, insieme a Umberto la Morgia, vi invitiamo a prendere posizione, al fianco di tutti quelli che già lo stanno facendo. E vi aspettiamo l’11 Luglio in moltissime piazze italiane (qui l’elenco) e il 16 a Roma per manifestare con la nostra presenza il nostro dissenso.
Siate evidenti, siate visibili, siate riconoscibili: fate la differenza.
Combattete con noi.
Combattete per la libertà.
#liberieomosessuali #restiamoliberi
Scrivi un commento