Gesù e gli apostoli

 

Domenica XII del Tempo Ordinario (Anno A)

(Ger 20,10-13; Sal 68; Rm 5,12-15; Mt 10,26-33)

 

di Alberto Strumia

 

1 – Il Vangelo. In questa domenica il Signore dice, nel Vangelo, in modo esplicito agli Apostoli quello che Lui vuole che essi facciano, come prima cosa: «Quello che Io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo nelle terrazze».

In queste parole Cristo definisce il compito non solo dei primi, gli Apostoli, ma di tutti quelli che sarebbero venuti dopo di loro, i loro successori. E con essi tutti i discepoli, i cristiani, insieme ai loro pastori. Questo è il fondamento del cristianesimo. Tutto il resto, tutte le opere di carità e di cultura, di arte, di ascolto, di aiuto a chi è in difficoltà, ecc., o si regge su questo fondamento dell’Annuncio di ciò che Cristo è, che ha detto e fatto, o rischia di ridursi ad essere una “brutta copia” di ciò che dicono e fanno coloro che cristiani non sono, magari anche per generosità, ma prima o poi anche per sottaciuti secondi fini (denaro, potere, dominio).

O la Chiesa ha questo coraggio («non abbiate paura»), o prima o poi si riduce come il resto del mondo: litigioso e inconcludente, alla ricerca di un potere che alla fine si autodistrugge per le sue interne contraddizioni. E di questa autodistruzione occorre avere paura, e impegnarsi per non finirci dentro, perché è questa la perdita dell’anima e del corpo («abbiate paura piuttosto di colui [Satana] che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo»).

La grande e decisiva presa di posizione della libera volontà di ciascuno di noi sta tutta qui: o si sta con Cristo, perché si capisce chi Lui è veramente, e che cosa veramente ha fatto e continua a fare nella storia per il bene di chi lo mette al centro della propria vita, o senza o contro di Lui, si perde tutto.

Non sono possibili scelte ambigue, come lo stare con Lui solo in apparenza, ma seguire di fatto criteri opposti a Lui, perché alla fine si perde tutto, anche quello che ci si era illusi di avere conquistato presso gli uomini. Ci si inganna se si pensa di dover seguire la logica del mondo, per realizzare “il bene della Chiesa”, perché il fine non giustifica i mezzi.

Questo significa l’espressione forte: «Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei Cieli; chi invece mi rinnegherà anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei Cieli». Perché si sarà rinnegato da solo, con le sue proprie mani, per sua libera scelta. E Cristo la libertà dell’uomo la rispetta!

2 – La seconda lettura. Ma dove sta la causa di tutto questo disastro della condizione umana, di questo stato di “ingiustizia” permanente nella storia, che condanna tutti a dover morire, quando invece si vorrebbe l’eternità, la sofferenza quando invece si vorrebbe lo stare bene, nel corpo e dentro, nell’anima? San Paolo lo dice in poche righe: «a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte».

Ma che cos’è questo peccato? Che cosa vuol dire questa parola ormai incomprensibile perché nessuno sembra più in grado di spiegarne il significato e l’importanza per il nostro destino? Che cos’è, davvero, al di là di ogni moralismo appiccicoso e incomprensibile?

È il rifiuto che l’umanità “in blocco” ha compiuto fin dall’inizio della sua storia, e continua a rinnovare, del dato di fatto di “essere creati”, fatti esistere e conservati nell’esistenza, da Dio Creatore. È l’illogico rifiuto del “modo giusto” di rapportarsi con Dio Creatore. Questa perdita della giustizia verso Dio Creatore, nell’ingenuo quanto satanico tentativo di sostituirsi a Lui, è il “peccato originale”. Senza tenere conto di questo “dato storico” tutto finisce per fallire.

E chi è questo «solo uomo» che è responsabile di tutto il male del mondo e che vorremmo far fuori con le nostre stesse mani se ci capitasse di incontrarlo per punirlo esemplarmente e, se fosse possibile fargli ritrattare il suo errore scellerato, e ritornare indietro alla condizione originaria, di prima? È l’umanità “in blocco” che la Scrittura identifica con il primo uomo, la prima coppia uomo-donna.

Di fronte a questo disastro per l’umanità intera, Dio stesso ha “riparato” in Gesù Cristo, l’unico Figlio, il Verbo, che ha assunto il solo uomo Gesù unendolo alla Sua Persona divina, riconciliando la natura umana con quella divina. In Cristo la “giustizia originale” non solo è ripristinata, ma è addirittura potenziata. Accostandosi a Lui, attraverso la Chiesa, ogni uomo può riaccedere a quella giustizia e ripartire con il “giusto orientamento”. Il vero significato della parola “conversione” è proprio quello di “riposizionamento nel giusto orientamento”.

Questo la Chiesa deve gridare dalle terrazze, secondo il comando del Signore. E deve spiegarlo, senza alterazione, in modo che tutti possano capirlo e servirsene per dirigere la vita personale, domestica e pubblica. Questa è la sfida che la Chiesa, per mandato del suo Signore, deve continuamente lanciare a quel mondo, che finge di non avere alcun “peccato originale”, anche quando precipita sempre più disastrosamente nella propria folle decomposizione.

3 – La prima lettura lo dice chiaramente. Il mondo che si decompone, insistendo nel rifiuto del “giusto modo” di rapportarsi con Dio Creatore, oggi ancora più di sempre, vive in un clima di «terrore all’intorno», nel quale la parola d’ordine, di fronte al prossimo è, divenuta regolarmente, «denunciatelo! Sì, lo denunceremo», «ci prenderemo la nostra vendetta». Ma in questo modo tutto fallisce e si autodistrugge. E proseguendo con questa logica per la quale gli uomini si vogliono pensare e vivere come creatori di sé stessi «non avranno successo, sarà una vergogna eterna e incancellabile». Fino a che non capiranno che è verso Dio, verso Cristo che ci si deve nuovamente orientare.

Da cristiani, da esseri veramente umani, preghiamo perché questa conversione, questo riprendere il giusto orientamento, la giustizia con Dio Creatore, riaffiori sempre più decisamente in coloro che, nella Chiesa e presso gli uomini di buona volontà, con la loro ragione illuminata dalla Grazia, hanno compreso che questa è la strada della Salvezza, per il corpo e per l’anima: «Io rivolgo a te la mia preghiera» (salmo responsoriale).

Maria, la madre di Dio e della Chiesa, Giuseppe suo sposo e protettore della Chiesa e tutta la comunione dei santi, con i nostri Angeli Custodi e tutti gli Angeli ci accompagnano nel nostro percorso terreno e non ci abbandonano mai. Così procediamo sicuri e sereni con loro.

 

Bologna, 25 giugno 2023

 

 

 

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