Emiliano, neo Governatore della Puglia, partecipa al Gay Pride di Foggia
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di Sabino Paciolla
Domenica e lunedì prossimi saremo chiamati a votare in alcune regioni, compresa la nostra Puglia, della quale il Governatore uscente è Michele Emiliano.
Per meglio comprendere la posta in gioco, in questi giorni sono stati organizzati incontri virtuali, cioè via Zoom, Skype, o altro mezzo. Alcuni molto interessanti, altri francamente molto deludenti, perché inconcludenti e astratti. In sostanza, distanti dalla realtà, quella realtà che è stata continuamente richiamata.
Eppure la questione è semplice e concreta. Infatti, nei prossimi giorni saremo chiamati a scegliere persone che si candidano al governo della regione. Saranno persone che si occuperanno di realizzare, meglio, che tenteranno di realizzare il bene comune, che è quell’insieme di condizioni sociali che permettono alle persone di realizzarsi collettivamente e individualmente. E’ bene precisare che la “realizzazione” ha a che fare con la dignità umana, valore intrinseco della persona creata a immagine e somiglianza di Dio e redenta in Cristo. Per questo, come cattolici, abbiamo una grave responsabilità nello scegliere quelle persone, o quella coalizione, che, pur nei loro limiti, meglio approcciano quel tentativo di realizzazione del bene comune. Il criterio di scelta deve essere al contempo ideale e concreto.
Il Governatore uscente
Veniamo alla Puglia. Il governatore uscente è Michele Emiliano, già segretario regionale del Partito Democratico pugliese. Nel dicembre del 2018 lascia il PD perché glielo impone la Consulta. La legge, infatti, vieta ai magistrati, anche in aspettativa, di iscriversi ai partiti politici.
Focalizzerò su di lui la mia attenzione, perché fa parte della forza uscente. Limiterò la mia riflessione ad alcuni temi che mi sono cari in quanto cattolico.
E allora la domanda è: Michele Emiliano e i partiti che lo sostengono costituiscono la coalizione che meglio approccia il bene comune? La risposta è, a mio parere, un secco NO.
Per dar le ragioni di questa risposta occorre far riferimento ai principi non negoziabili, cioè vita, famiglia e libertà di educazione, radicati nella natura umana, e fondanti il bene comune. I principi non negoziabili marcano il confine tra ciò che fa fiorire l’umanità da ciò che la distrugge o la ferisce gravemente. E ciò perché essi esprimono un ordine che rimanda al Creatore. Quindi sono la nostra preziosa bussola per una convivenza umana e ci servono per giudicare l’operato dei politici, perché tali principi innervano ogni provvedimento preso, sia esso economico, sociale, giuridico, culturale o altro. Lo stesso Giovanni Paolo II, quando parlò alla Giunta del Lazio, disse che ogni buon amministratore «non può non tenere la famiglia quale ‘prisma’, per così dire, attraverso cui considerare tutti i problemi sociali».
Torniamo al governatore uscente Emiliano. Come detto, è stato fino a poco tempo fa segretario regionale del Partito Democratico, un partito che fa della cultura radicale di massa e del primato dell’individualismo i suoi fulcri ispiratori. E lo si vede dalle battaglie culturali e politiche che tale partito ha condotto in questi anni: suicidio assistito (vedi anche qui), proposta di rilancio dell’economia con la liberalizzazione della droga, aborto libero attuato con la pillola abortiva; indottrinamento gender nelle scuole a partire dall’asilo, “matrimoni” omosessuali, sostegno all’abominevole pratica dell’utero in affitto, mordacchia agli insegnanti con il gender imposto a scuola, regime autoritario con l’introduzione del reato di opinione con la proposta di legge Zan che mette in discussione tante libertà, compresa quella religiosa e, da ultimo, la promozione in Puglia di un turismo “Muslim Friendly”. Un bel quadretto, non c’è che dire.
Il sostegno al mondo LGBT
Appena eletto nel 2015, una delle prime comparse pubbliche di Emiliano, se non la prima in assoluto, fu quella della partecipazione al Gay Pride di Foggia (video del 3 luglio 2015), segno del suo attaccamento a quella cultura radical-chic di massa (vedi il video), che è alla base della lobby LGBT.
Chi andrà a votare, è bene che tenga a mente che il mondo LGBT ha vinto da ogni punto di vista. Le grandi multinazionali, i grandi marchi, la finanza internazionale, chi gestisce le leve del potere mediatico sostiene questa cultura LGBT. Per questo, il variegato mondo LGBT è esso stesso, nonostante i suoi numeri striminziti, una lobby potente. I diritti che la lobby LGBT chiedeva di veder riconosciuti li ha ottenuti, tutti. La stessa cultura LGBT del “love is love” è entrata inconsciamente nelle viscere delle persone, di noi stessi e, addirittura, dei nostri figli quando li sentiamo dire: “ma un Gay Pride che male ti fa? il ‘matrimonio’ omosessuale che male ti fa?”.
Ma il mondo LGBT non si è fermato al vedersi riconoscere certi diritti, vuole imporre, attraverso il Pensiero Unico, la sua concezione della vita agli altri, e lo vuole fare con la forza della legge, legalizzando in Italia con la proposta Zan-Scalfarotto-Boldrini (tutti personaggi culturalmente vicini ad Emiliano) il reato di opinione. Guai a discostarsi dal politicamente corretto, guai a pensarla diversamente dal Pensiero Unico, perché con la legge Zan approvata si finirà in galera, fino a 6 anni con l’accusa di omofobia. Un autentico regime! E’ un rischio che riguarda tutti: giornalisti, medici, genitori, insegnanti, ecc.

Già, gli insegnanti. Approvata quella legge, gli insegnanti saranno obbligati ad insegnare ai bambini sin dall’età dell’asilo che l’identità sessuale è un optional, che è in perenne divenire, che l’identità sessuale è fluida e che sarà scoperta, se sarà scoperta, solo vivendo. E tra falli in legno, vagine di peluche, video sul sesso contenuti nella sex box da distribuire ai bambini come sussidio didattico, saranno obbligati a confondere i bambini. Un autentico obbrobrio per me che sono stato educato dalla straordinaria sensibilità di don Giussani per la libertà di educazione. Ricordo la sua famosa frase: «Toglieteci tutto, fateci andare in giro nudi, ma lasciateci la libertà di educare».
Emiliano è stato ed è uno strenuo sostenitore della legge regionale sull’omotransfobia che ha presentato e cercato di far approvare con lo scopo di spronare il Parlamento a fare altrettanto. Egli, orgogliosamente, ha detto (vedi il video qui) che la cultura LGBTQI è un fattore di progresso per la nostra comunità e, cosa curiosa, che la teoria gender non esiste (guardate questo succoso video).
Dalle battaglie sopra elencate, si deduce che Emiliano è l’espressione di una forza politica che propone un “nuovo umanesimo”, che è in realtà un trans-umanesimo, un “umanesimo” che va oltre l’umano. Un “umanesimo” che è nichilista perché aspira ad un uomo senza anima, senza volto, senza identità, senza sesso e senza storia. Un umanesimo che approda ad un concetto dell’umano che è totalmente “ liquido”, tanto liquido che scivola e si disperde e, scomparendo, lascia l’uomo solo e disperato.
La nostra storia e il nostro retroterra culturale cattolico ci hanno insegnato a parlare di popolo, cioè di persone accomunate dalla tensione ad un ideale, non di una massa culturalmente e radicalmente intesa, caratterizzata dalla presenza non della persona, non dell’individuo, ma di una “entità” senza volto e senza identità, anche sessuale, una “entità” frutto di una mutazione antropologica che ci è totalmente estranea. Questa “entità” secondo queste forze culturali e politiche, non deve sentire più la coscienza della figliolanza, la coscienza di essere creata da un Padre che ci vuole bene ed al quale dobbiamo andare se vogliamo la nostra salvezza. Al contrario, questo essere deve percepirsi come l’artefice di se stesso, pura libertà all’opera, un essere che coincide con la sua stessa libertà, sulla base della quale pretende di auto-crearsi con il gender e di auto-distruggersi con il suicidio assistito. Un essere emblema di una modernità tanto agognata e promossa dalla cultura dominante quanto a noi lontana anni luce, una modernità, come avrebbe detto il card. Giacomo Biffi, “sazia e disperata”.
Una cultura nichilista e distruttiva
La cultura radicale abbracciata da Emiliano, nelle sue coordinate di fondo, porta ad una polverizzazione della persona, alla decostruzione dell’individuo, alla morte della educazione, alla dissoluzione della famiglia naturale, unica e vera famiglia, perché viene sciolta nel concetto LGBT di “famiglie“ arcobaleno, “famiglie” che in realtà non esistono e che sono concettualmente allargate a ricomprendere tutto ed il contrario di tutto.
In poche parole, Emiliano si fa artefice di un grave vulnus ai principi non negoziabili, quelli che, come detto, sono a fondamento del bene comune.
E allora, può un cattolico di sani principi candidarsi con Emiliano? Certamente. Avrà vita difficile in quella coalizione? Certamente. Pensare di operare da cattolico in una coalizione che nel suo complesso è insensibile, se non apertamente ostile, a quanto i cattolici hanno a cuore significa mettere la prudenza a dura prova, misconoscendo il rischio di fare la fine di un Don Chisciotte nella sua battaglia contro i mulini a vento. Sarebbe più ragionevole che quelle energie fossero investite in un ambiente più favorevole o meno ostile, proprio per evitare il rischio del voto sprecato.
Inoltre, cosa più importante, quel cattolico di sani principi che si candida con Emiliano, per rispetto e chiarezza nei confronti dei suoi potenziali elettori, dovrà proclamare apertamente e pubblicamente, in ogni situazione opportuna et importuna, quei principi non negoziabili che si appresterà poi a declinare nei singoli concreti provvedimenti una volta che venisse eletto. Pertanto, nella sua campagna elettorale dovrà “gridare” pubblicamente che è:
- a favore della vita e contro il suicidio assistito, contro l’aborto, contro la fecondazione, contro la barbara pratica dell’utero in affitto, contro la droga;
- a favore della famiglia naturale e contro le famiglie arcobaleno o allargate;
- a favore della educazione e contro l’indottrinamento gender e LGBT nelle scuole.
Solo a queste condizioni potrà meritarsi la fiducia dell’elettorato cattolico, e non solo. Se invece in maniera tartufesca stesse zitto, se non avesse il coraggio di declinare ora, pubblicamente, quei principi non rinunciabili nel suo programma elettorale, è sicuro che quel coraggio gli mancherà dopo, nel caso fosse eletto.
Certo, un cattolico potrebbe pure comportarsi come fa Joe Biden, sfidante di Trump, che si dichiara cattolico e allo stesso tempo acceso sostenitore dell’aborto fino al nono mese di gravidanza, ma questo sarebbe un altro discorso.
In conclusione, cari lettori e cari elettori, se tenete alla vita, alla famiglia naturale, alla educazione dei vostri figli, non date il vostro voto alla coalizione di Emiliano, o a quelle ad essa assimilabili, compreso il M5Stelle, ma valutate altre opzioni.
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