La pubblicazione di stralci della biografia di Benedetto XVI e la sua intervista hanno naturalmente creato dibattito e, oltre all’apprezzamento e alle critiche nel merito, c’è chi si è lamentato del fatto che il suo ritiro dal mondo non corrisponda ad un silenzio tombale. Vi proponiamo una riflessione in merito del giornalista Dan Hitchens tradotta da Annarosa Rossetto.
Quando si dimise da Papa nel 2013, Benedetto XVI disse che sarebbe stato “nascosto al mondo”. Ma questa settimana è finito in prima pagina, e non per la prima volta, dopo che sono stati pubblicati alcuni estratti di una sua nuova intervista. Benedetto ha detto al suo biografo Peter Seewald che “ideologie apparentemente umanistiche”, comprese quelle che giustificano l’aborto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso e la fecondazione in vitro, sono una potente minaccia per la Chiesa. Ha anche affrontato l’accusa, spesso formulata dai suoi critici, secondo cui dicendo questo genere di cose stava infrangendo l’impegno di tacere. “L’affermazione di interferire regolarmente nei dibattiti pubblici”, ha affermato Benedetto, “è una distorsione maligna della verità”.
È facile capire il cuore della critica. C’è un solo Papa, e non è più Benedetto. Allora perché si definisce “papa emerito”, vestendosi di bianco e dando interviste di alto profilo? Non ci sarebbe meno confusione se fosse un personaggio invisibile, che scrive nel silenzio le sue memorie per una pubblicazione postuma, che si fa vedere solo in qualche foto occasionale per la stampa mentre fa i grattini sotto il mento ai suoi gatti o è seduto al sole con un boccale spumeggiante di Weissbier?
D’altronde è difficile sperare che questo geniale pensatore taccia. Molti Cattolici attribuiscono la propria conversione, almeno in parte, ai suoi scritti meditativi e acuti; molti non Cattolici hanno trovato nel suo lavoro una convincente critica della modernità. Inoltre, Benedetto non ha mai realmente “promesso” di mantenere il silenzio, ha solo parlato poeticamente di rimanese isolato. E quando ha parlato, ha cercato di attenersi ad argomenti teologici e storici piuttosto che alle attuali controversie all’interno della Chiesa.
Il problema è che negli ultimi anni è diventato molto, molto difficile evitare quelle controversie. Il Cattolicesimo è giustamente noto per la sua stabilità e continuità, ma sporadicamente ci sono epoche in cui esplodono spettacolari lanci di piatti in mensa, e attualmente siamo in quel tipo di era. I cardinali si accusano reciprocamente, si firmano lettere aperte e la parola “eresia” ha fatto un ritorno impressionante. Nessuna dottrina è cambiata. Ma papa Francesco ha fatto innumerevoli affermazioni ambigue, promuovendo allo stesso tempo critici espliciti dell’insegnamento della Chiesa, tutti fattori che contribuiscono alla tensione.
In tale atmosfera, è difficile per Benedetto dire qualsiasi cosa su cui non ci si possa accapigliarsi. Osservazioni che sarebbero altrimenti innocue – come il dire quanto affetto nutra per il Papa, o le riflessioni sul valore del celibato sacerdotale – suonano come interventi sensazionali. Praticamente è come muoversi in un campo minato.
Le cose sarebbero davvero più semplici se Benedetto avesse fatto come JD Salinger (lo scrittore americano de Il giovane Holden che dopo il successo del romanzo si ritirò a vita privata sparendo totalemente dalla scena pubblica, ndt) e fosse scomparso del tutto. Ma è una consolazione, in questo momento così straordinario, ascoltare una delle poche persone presenti sulla scena mondiale nella cui voce si sente la nota autentica e inconfondibile della saggezza.
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