di Gianni Silvestri
“Non abbiate paura”: è uno degli appelli ricorrenti nelle sacre scritture (centinaia di volte…). Evidentemente il Signore conosce le nostre debolezze e vuole aiutarci ad affrontarle.
Sin dall’inizio del cammino della Incarnazione, troviamo questo incoraggiamento, addirittura a Maria, l’unica nata “piena di Grazia” e senza il peso del peccato originare (Papa Pio IX nel 1854 proclamò il dogma e Maria stessa, lo confermò nella apparizione a Lourdes due anni dopo: “Io sono l’Immacolata Concezione”). Dunque l’Angelo, prima ancora di annunciare la grande novità che La attendeva, le rivolse queste parole”: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù». (Lc 1:30). La risposta di Maria non è stata quella di chiedere spiegazioni o di attendere (magari dopo averne parlato almeno con Giuseppe), ma è stata un’apertura senza paura al piano di Dio: “Eccomi, sono la serva del Signore, accada di me secondo la Tua parola” (Lc 1,30.31).
Anche i genitori di Gesù hanno conosciuto la paura, quando nella carovana di ritorno da Gerusalemme si accorgono di averlo perso, e corrono indietro da soli, angosciati a cercarlo. Egli a soli 12 anni mostra di non curarsi troppo della loro disperazione, e nemmeno dell’unico amorevole rimprovero fattogli dalla Madre: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli si mostra fiducioso, come Colui che sa che ogni cosa è guidata dal Padre:“Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. (Lc. 2,49-50). Nei tre anni di vita pubblica Gesù si misura spesso con la paura dei discepoli, entrati in contatto con una realtà troppo più grande di loro, fatta di persecuzioni, miracoli, trasfigurazioni, combattimenti con il Demonio ecc. Egli in tante occasioni li ammaestra ed incoraggia:
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.(Mt 10, 26 e segg).
Alcune volte addirittura Gesù sembra rimproverare i suoi amici per questa paura:
Ed egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede?» Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia”. (Mt. 8,26)
Ma nonostante la straordinarietà degli eventi a cui hanno assistito la paura è il sentimento prevalente negli apostoli, come attesta la loro fuga durante la passione e la chiusura in casa dopo la sua morte. Alle donne che si dirigono al sepolcro l’angelo ripete: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; (Mt 28,5-6), e Gesù in persona apparendo, disse loro:” «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno». (Mt 28, 10). Solo dopo la Pentecoste, grazie alla nuova vita ricreata dallo Spirito Santo, la paura diventa solo un ricordo, tanto che tutti gli apostoli moriranno da martiri senza più alcuna sconfessione (martirio risparmiato al solo Giovanni che continuò a prendersi cura di Maria). Lo stesso San. Paolo, il grande annunciatore di Cristo, (varie volte minacciato, picchiato, incarcerato), ricorda “E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!» (lettera ai Romani 8:15). Forse questa sensazione di paura è stata provata da molti di noi (se non da tutti) in occasione delle pandemia di Coronavirus che ha fatto crollare tutte le nostre certezze: nella medicina (impotente di fronte alla morte di centinaia di migliaia di persone), nella scienza (senza una cura e senza un vaccino), nella società tecnologica mondiale creduta onnipotente, (ma che si limita a farci chiudere in casa in attesa che passi la tempesta, come nei secoli passati).
E questa paura va abbandonata al più presto, perché oltre a bloccare in ogni iniziativa (anche religiosa), può essere usata addirittura dal potere visto che per la prima volta la paura è riuscita “a mantener buoni” persino i riottosi italiani. Quale tentazione per il potere di continuare “a soggiogare i cittadini” e continuare a comandarli senza alcun tipo di protesta? (Magari ampliando i controlli con app. telefoniche o altri mezzi elettronici…). Che fare dunque per vincere questa paura?
Come ci ricorda il Manzoni nei Promessi Sposi, per bocca di Don Abondio: il coraggio uno se non ce l’ha, mica può darselo da solo”. Allora cosa fare per non farci condizionare dalla paura, visto che da soli non possiamo darci il coraggio che non abbiamo?
Può aiutarci l’appello, proprio contro la paura, che San Giovanni Paolo lanciò al mondo, in una delle sue prime omelie.
“Non abbiate Paura: Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! … vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna”.
Secondo questo grande Santo, la paura non si vince chiudendosi in casa (come gli apostoli nel cenacolo), ma al contrario aprendo il proprio cuore a Cristo in modo che Egli lo cambi perché “solo Cristo sa cosa c’è dentro l’uomo”, ecco la necessità di portarLo ovunque: “nei vasti campi della cultura, di civiltà e sviluppo, nei sistemi economici e negli Stati”, perché “Cristo è il centro del cosmo e della storia” come ricordò nella Redemptor hominis, (la prima delle sue grandi 14 lettere encicliche). E’ questa la regalità di Cristo che deve illuminare il mondo e non è certo un caso che la fine dell’anno liturgico si chiuda proprio con la festa di “Cristo Re”.
Bando quindi alla paura, che spesso ci condiziona troppo: del datore di lavoro, dell’autorità, delle malattie, della povertà, del futuro ecc.; dobbiamo vivere non sopravvivere ( “il coraggioso muore una volta sola, il pauroso cento volte al giorno” recita una nota massima).
Inoltre la paura non è (e non deve essere) la condizione di chi ha fede, i credenti sono investiti al contrario dalla Speranza, una delle tre virtù teologali, cioè che viene da Dio.
Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati (1 Tm 2,4) questa è una delle ragioni della nostra speranza e non dimentichiamo che “la disperazione per la salvezza” (“Gesù non fa nulla o non può fare nulla ecc ”) è uno dei sei più gravi peccati (“contro lo Spirito Santo”), uno di quelli che non potranno essere perdonati (Mc 3, 28-30) perché mette in dubbio la Signoria e la Misericordia di Dio. Ma la nostra riflessione non può finire qui, sarebbe superficiale, perché Cristo stesso ci ricorda che c’è una paura giustificata, una sola, quella per chi può distruggerci l’anima e la vita eterna. “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima”; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo” (Mt 10,28). Il Male è il vero, ultimo Nemico, il più pericoloso, e Cristo lo conosce bene dall’eternità, per cui ci mette in guardia: il demonio è citato nella Sacra Scrittura per ben 431 volte, un numero maggiore di ogni altro avvertimento (è dobbiamo considerare anche le altre 85 volte in cui si parla di “spiriti impuri”). Persino a Gesù non è stato risparmiato questo incontro, questa tentazione, (così come accade per ognuno di noi), ma Gesù stesso non ha inteso nemmeno avvicinarsi a Satana, non ha nemmeno instaurato un dialogo con lui nel deserto, ma lo ha tenuto a bada solo con le immutabili parole della Sacra Scrittura: quasi a dirci che con le forze e le parole umane nessuno potrà mai batterlo. Anche Papa Francesco, in questi tempi “moderni e tecnologici”, non rinuncia a metterci in guardia contro questa Intelligenza Malvagia e Assoluta, ben superiore alla nostra, con la quale non si deve neppure iniziare a discutere perché non avremmo scampo: accettare un minino dialogo con Lui, concedergli una minima apertura, significa aver già perso; non avremmo mai da soli la capacità di sottrarci alla sua forza, simile a quella di un buco nero che tutto attrae con la sua gravità invincibile. Ricorda Papa Francesco: “ al diavolo «non bisogna avvicinarsi mai», «non dialogare» con lui, non interagire in alcun modo. Il demonio è uno sconfitto, ma «è capace di fare delle stragi». (a S. Marta 8.5.18).
Ma l’uomo sentendosi invincibile, continua a ballare sul ciglio del baratro, sottovalutando il pericolo, anzi oggi assistiamo ad una grave involuzione: se fino a pochi decenni fa in genere non si credeva più al pericolo del Diavolo, da qualche anno il fenomeno si è invertito, il Satanismo è in espansione come le relative sette o i singoli credenti. Essi stanno uscendo allo scoperto come accadde nello scorso Sanremo con l’apparente invocazione a “Satana”, della presentatrice (che ne pronuncia il nome al contrario per ben 5 volte come da video circolato in rete), o come nelle serie TV “Lucifer” in onda da tempo su Italia 1, prima in tarda notte, ora addirittura in prima serata, visti gli ascolti, (se non proprio per favorirli). In ogni caso con la Sua resurrezione sappiamo che anche il Diavolo è stato vinto e non ha più potere su di noi, ma alla sola condizione di affidarci all’Unico che lo ha sconfitto. Ecco perché resta sempre valido l’invito a Non aver paura: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo! (Gv. 16, 33).
In pace
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