Gesù Cristo

 

IV Domenica di Quaresima (Anno A)

(1Sam 16,1b.4.6-7.10-13; Sal 22; Ef 5,8-14; Gv 9,1-41)

 

di Alberto Strumia

 

Sorprendentemente, proprio in un anno come quello che stiamo attraversando, nel quale abbiamo davanti agli occhi avvenimenti terribili – ad incominciare dalle guerre (quella che ci viene ossessivamente documentata nei media come quelle di cui non si parla, ma che ci sono e non sono meno gravi), alle calamità naturali di ogni genere, anche più pesanti del previsto, le letture di queste domeniche di Quaresima, ci documentano in dettaglio che “Cristo ha già vinto!”. Anzi, peggio vanno le cose nel mondo e più ci viene documentato che “Cristo ha già vinto!”.

– Da un lato, tale documentazione avviene per una “via negativa”: là dove Cristo è abbandonato

= come avviene quando tutto (vita personale e sociale, nazione e rapporti internazionali) viene costruito come se Lui non fosse Dio, e come se Dio non esistesse, fondando la “cultura” (concezione della vita e del mondo; stile pratico della vita, comportamento quotidiano) della gente su un “materialismo” di fatto;

= o come avviene quando si impone al popolo una falsa religione che non lo riconosce come Dio, ma lo combatte perseguitando fino ad uccidere i suoi più fedeli seguaci, con metodi cinicamente terroristici.

– Dall’altro lato per quella via positiva

= che mostra la “vittoria di Cristo” come l’unica che rimane in piedi quando tutto il resto e tutti gli altri hanno completamente fallito e sono stati ridotti in cenere dalla storia;

= e che mostra soprattutto la bellezza della santità cristiana, nella trasfigurazione degli esseri umani che sono di Cristo sul serio.

  1. Nei Vangeli delle domeniche di Quaresima di quest’anno:

– dopo la vittoria di Cristo sulle tentazioni di Satana, nella prima domenica;

– il trionfo della Gloria di Cristo nella Trasfigurazione delle seconda domenica;

– la capacità di penetrare nell’intimo del cuore umano, sciogliendone tutta la potenzialità “affettiva” e “volitiva” come viene dimostrata nell’incontro di Gesù con la Samaritana, nella terza domenica;

oggi, quarta domenica (domenica laetare), l’incontro con il “cieco nato” e la sua guarigione, documentano, con altrettanto dettaglio, la signoria di Cristo sul corpo e sull’anima umana; nel restituire la vista degli occhi e l’intelligenza della ragione e della fede.

È sorprendente vedere come “ragiona” il cieco guarito. In lui la “fede” ha messo in moto nel modo più rigoroso, anche la “ragione”, fino a spiazzare gli oppositori di Cristo: «Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla».

Lui argomenta “razionalmente”, “scientificamente”, a partire dai fatti, dal “dato sperimentale” della sua impossibile guarigione. Mentre gli oppositori, i farisei, si attaccano solo ad una loro ’“ideologia” e al loro “potere”: «“Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?”. E lo cacciarono fuori».

E Gesù dice di loro, in faccia, la verità. Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Molti altri dettagli ancora offre questo brano del Vangelo di Giovanni:

– dalla operazione ideologica, ai nostri giorni operata in modo sistematico, con la quale si cerca di manipolare la narrazione dei fatti («Dicevano: “Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?”. Alcuni dicevano: “È lui”; altri dicevano: “No, ma è uno che gli assomiglia”»; «Allora alcuni dei farisei dicevano: “Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato”»);

– alla paura di compromettersi, riconoscibile nelle dichiarazioni dei genitori del cieco: «Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé»).

  1. Nella prima lettura si vede il profeta Samuele, che è una figura di Cristo nell’Antico Testamento, che va a snidare, la “vittoria di Dio”, là dove nessuno se l’aspetta, contro l’apparenza del ragazzino Davide («Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge») che viene unto re di Israele («Disse il Signore: “Alzati e ungilo: è lui!”»).

Così come noi, oggi, siamo chiamati a scoprire la “vittoria di Cristo”, contro le apparenze dei poteri di questo mondo che sono destinati a finire messi in ginocchio, dalle contraddizioni che li minacciano dall’interno (conseguenza dell’orgoglio di un rinnovato “peccato originale” che fa presumere loro di essere dio al posto di Dio, oltre che dalle calamità naturali conseguenza dello stesso peccato delle origini).

  1. Nella seconda lettura san Paolo istruisce i suoi perché prendano coscienza della “vittoria di Cristo” ed imparino a “pensare” e ad “agire” di conseguenza: «Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore». La “cecità” culturale (un tempo si sarebbe detto “spirituale”) in Cristo è stata guarita.

«Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità». Qui raccomanda il passaggio dal “pensare” (dottrina) all’agire (“morale”). E prosegue: «Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente».

Maria che, come sempre ci precede nel cammino della fede, per prima, ha seguito questo percorso lungo la Via della Verità che realizza la pienezza della Vita. Lo ha detto Cristo Suo Figlio: «Io sono la Via, la Verità e la Vita» (Gv 14,6). E «Sono venuto perché abbiano la Vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).

Con lei san Giuseppe, la cui festa ricorrerebbe oggi, ma essendo domenica di Quaresima, viene celebrata domani, ha seguito lo stesso percorso e con lei ci aiuta, ora, nel nostro.

Maria e Giuseppe, intercedete per noi!

 

Bologna, 19 marzo 2023

 

 

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