Di seguito un articolo sul Card. John Henry Newman, nuovo santo della Chiesa cattolica, scritto dalla professoressa Tracey Rowland, che ha la cattedra San Giovanni Paolo II in Teologia presso l’Università di Notre Dame (Australia).
Ecco l’articolo nella Traduzione di Elisa Brighenti.
Mi sono imbattuta per la prima volta nel nome John Henry Newman alle elementari. Gli inni Firmly I Believe e Truly e Truly e Praise to the Holiest sono stati spesso cantati nelle nostre messe scolastiche. Più tardi, quando frequentavo la scuola secondaria, lessi la sua Apologia e L’idea di un’università. A quel tempo capii che era una figura vittoriana molto significativa. Mi sono resa conto che è peraltro un pensatore teologico originale e di grande levatura solo quando ho iniziato a leggere la teologia tedesca. I tedeschi amano Newman!
Joseph Ratzinger ha descritto Newman come uno degli eroi della sua generazione di seminaristi. Le pubblicazioni più significative di Newman, tra cui la Grammatica dell’Assenso e il Saggio sullo sviluppo della dottrina, furono tradotte in tedesco da Theodor Haecker, amico di Hans e Sophie Scholl, i martiri del movimento della Rosa Bianca. Fu proprio il lavoro di Newman sulla coscienza che ispirò gli studenti della Rosa Bianca a resistere ai nazisti. Gottlieb Söhngen, che era il giovane supervisore del dottorato di Ratzinger, scrisse:
“Newman, ha ispirato noi tedeschi come se fosse uno dei nostri e come se avesse scritto apposta per noi, senza che questo prendesse nulla del suo significato per il cristianesimo dell’Inghilterra e del resto del mondo”. Ratzinger scrisse: “Newman ci ha insegnato a pensare storicamente in teologia”; “il suo insegnamento sulla coscienza è diventato un fondamento importante per il personalismo teologico”; ed “è da Newman che abbiamo imparato a comprendere il primato del papa”.
Per Newman, il papa non era un monarca assoluto o un dittatore, ma qualcuno più simile a un monarca costituzionale le cui azioni e i cui giudizi erano circoscritti da una costituzione. Ma in questo caso la “costituzione” era la Scrittura e la Tradizione. Ratzinger loda anche Newman per aver compreso l’importanza della dottrina. Cioè, come ha espresso il principio: “Il cristianesimo si basa sull’oggettività del dogma”. È proprio l’arrivo di Newman a questa conclusione che ha reso necessaria la sua rottura con il protestantesimo.
Con la sua idea di coscienza, Newman ha dato un contributo significativo alla teologia morale; con la sua analisi del papato, ha sviluppato un tema importante in ecclesiologia e ha contribuito a proteggere i cattolici da imbarazzanti interpretazioni massimaliste della dottrina dell’infallibilità papale. Con il suo lavoro sullo sviluppo della dottrina, in particolare i suoi criteri per distinguere gli sviluppi dottrinali legittimi da quelli illegittimi, Newman affrontò una questione scottante contemporanea nella teologia dogmatica, permettendo che la storia svolga un ruolo nello sviluppo dottrinale senza respingere la tradizione e gettare i cattolici nel fossato del relativismo storico.
Newman ha offerto significativi contributi anche al campo dell’antropologia teologica, con l’accento sull’importanza di un cuore puro per il rapporto di amore e ragione, e con il trattamento del senso illativo (una facoltà mentale simile all’intuizione) nel rapporto di fede e ragione. Ha anche evidenziato il posto dell’immaginazione umana nello sviluppo spirituale. L’immaginazione era stata una facoltà molto trascurata dell’anima umana. Nel corso dei secoli cristiani l’intelletto e la volontà tendevano ad avere la parte del leone nell’analisi accademica, ma Newman capì il potere di quella che oggi si chiama mitopoesi. Non ci potrebbero essere CS Lewis o JRR Tolkien senza un’immaginazione cristiana altamente sviluppata.
Newman ha anche prestato la dovuta attenzione al cuore come luogo di integrazione di tutte le facoltà dell’anima. Anche se qualcuno potrebbe affermare che il cuore è semplicemente un organo che pompa sangue intorno al corpo, quello che Newman chiamava il cuore era il luogo dell’integrazione delle facoltà nell’anima umana.
Proprio come alcune di esse sono spesso ignorate, alcune proprietà trascendentali dell’essere (verità, bontà, bellezza) possono essere trascurate. Anche in questo caso Newman si è occupato del problema e ha compreso chiaramente l’interrelazione di tutti e tre e l’indispensabile importanza della bellezza nel contesto liturgico. Si opponeva con grande passione a tutte le forme di filisteismo.
Per molti versi, ma forse soprattutto nella sua difesa della bellezza, e nella sua ricerca di integrare la storia nella teologia senza cadere nel relativismo storico, Newman è stato un precursore di due dei più grandi nomi della teologia cattolica del XX secolo: Hans Urs von Balthasar e Joseph Ratzinger. Come loro credeva nell’atemporalità della verità.
Newman può essere letto anche come antidoto intellettuale a Nietzsche. Come notava Söhngen, Newman capì il problema dell’ateismo etico. Capì che l’ateismo contemporaneo era diventato un dogma, cioè una realtà vissuta di cui si è convinti e per la quale si è disposti a morire. Newman capì che non si può sconfiggere questo tipo di ateismo con la logica, solo con una contro-narrazione, un’antropologia contro-teologica, un umanesimo contro-cristiano che è più inebriante di qualsiasi altra cosa offerta nei salotti intellettuali (e oggi si aggiungerebbe, nelle riviste di cultura pop).
Per tutte queste ragioni e non solo, questo santo vittoriano è Dottore della Chiesa per il postmoderno 21° secolo.
Scrivi un commento