“Il fatto è che nessun bambino nasce nel corpo sbagliato. Gli adulti dovrebbero ampliare la comprensione di come si presentano i normali comportamenti e le preferenze maschili e femminili; questo indurrebbe ad apprezzare che essere maschi o femmine significa avere una gamma di preferenze e una personalità più ampie di quanto i vecchi stereotipi ci facciano credere.”

Un articolo scritto da William J. Malone*, Colin M. Wright**, e Julia D. Robertson***, pubblicato su Quillette e tradotto per noi da Elisa Brighenti. 

 

Sharon McCutcheon (unsplash)

Sharon McCutcheon (unsplash)

 

L’idea che tutte le persone hanno un’innata “identità di genere” è stata recentemente sostenuta da molti professionisti della sanità e dalle principali organizzazioni mediche. Questo termine viene comunemente definito come il senso “interiore, profondamente radicato” di essere uomo o donna (o, nel caso dei bambini, un ragazzo o una ragazza), entrambi o nessuno dei due. È anche diventato comune ritenere che questo senso di identità possa insorgere in modo attendibile da bambini, a partire dai tre anni di età.

Sebbene queste affermazioni sull’identità di genere non siano state inizialmente indagate in modo sistematico,  sono ora diventate oggetto di critiche da parte di un numero crescente di scienziati, filosofi e operatori sanitari. Studi sullo sviluppo dimostrano che i bambini piccoli hanno solo una comprensione superficiale del sesso e del genere (nella migliore delle ipotesi). Ad esempio, fino ai 7 anni, molti bambini spesso credono che se un ragazzo si vesta da donna, diventi una ragazza. Questo ci fa dubitare dell’esistenza nei bambini piccoli di un concetto di identità di genere coerente. Nella misura in cui tale identità può esistere, il concetto si basa su stereotipi che incoraggiano la confusione di genere con il sesso.

Tuttavia, a partire dalla più tenera età, i bambini tendono a mostrare preferenze e comportamenti che associamo al sesso (distinti dal genere). Ad esempio, i bambini di sesso maschile mostrano un comportamento più aggressivo rispetto ai bambini di sesso femminile. Inoltre, il comportamento del “sesso incrociato” – o, più precisamente, il comportamento stereotipico del sesso incrociato – è spesso indicativo dell’attrazione futura per lo stesso sesso.

Tutti questi risultati possono essere integrati? Per cominciare, così come il sesso influenza lo sviluppo dei corpi, influenza anche i cervelli. Ci sono differenze già in utero nelle esposizioni ormonali (ad esempio, i picchi di testosterone maschile a otto settimane di gestazione), e dei percorsi di sviluppo distinti attivati sulla base del XX (tipicamente femminile) o XY (tipicamente maschile) della composizione cromosomica neuronale. L’integrazione di questi processi di sviluppo legati al sesso con altri, correlati alle pressioni ambientali, dà origine alla personalità e alle preferenze proprie di un individuo.

Non sorprende quindi che studi basati sulla popolazione abbiano dimostrato differenze di personalità e preferenze legate al sesso che si mostrano indipendenti dalle influenze sociali. Quando le influenze sociali sono indebolite (in società più egualitarie come i paesi nordici d’Europa), le differenze di personalità e preferenze legate al sesso aumentano di fatto (l’opposto di quanto ci si aspetterebbe se uomini e donne fossero fatti allo stesso modo). Questo ci suggerisce che, mano a mano che le pressioni ambientali si allentano, emergono le preferenze sessuali innate.

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Uno sguardo più attento ai tratti della personalità mostra che quando i dati sono analizzati in forma aggregata, c’è una sovrapposizione di circa il 30% tra i sessi, come schematizzato nell’immagine illustrativa. La conseguenza di questa sovrapposizione è che i maschi adolescenti che rientrano nell’estremità sinistra della curva maschile (blu “maschile”), e le femmine adolescenti che rientrano nell’estremità destra della curva femminile (rosa “femminile”), mostreranno tratti di personalità che divergono dalla maggior parte degli altri membri del proprio sesso. Infatti, a causa della sovrapposizione dei tratti di personalità tra maschi e femmine, i tratti di personalità di alcune femmine saranno più “maschili” di quelli esibiti da alcuni maschi, o addirittura dalla maggior parte dei maschi e viceversa.

Nel caso di una femmina adolescente il cui comportamento, tratti di personalità e preferenze sono più “maschili” della maggior parte delle ragazze e della maggior parte dei ragazzi, questa potrebbe essere indotta a concludere erroneamente di essere un maschio nato nel corpo sbagliato. Anche i genitori potrebbero confondersi, notando come il comportamento della ragazza sia “diverso” dal proprio, o da quello dei suoi coetanei. In realtà, quella ragazza esiste semplicemente alla fine di uno spettro comportamentale, e il comportamento “sessualmente atipico” fa parte della naturale variazione esibita sia all’interno che tra i sessi. La personalità e il comportamento non definiscono il proprio sesso.

Negli Stati Uniti, ci sono circa 40 milioni di bambini tra i quattro e i quattordici anni. La curva di distribuzione di cui sopra suggerisce che circa quattro milioni di loro hanno profili di personalità che sono “sessualmente atipici”, ma che fanno ancora parte della distribuzione naturale delle personalità all’interno di ciascun sesso.

L’ampia ma normale distribuzione dei tratti di personalità giustifica anche quegli studi interessati a  dimostrare una concordanza del 28% di identità transgender nei gemelli. I gemelli hanno cromosomi identici, e quindi probabilmente avranno comportamenti simili legati al sesso, così come sono in grado di sperimentare simili influenze ambientali inerenti a tali comportamenti.

Consideriamo come esempio i maschi adolescenti gemelli: se i loro comportamenti sono al termine del “femminile” nella distribuzione maschile-tipica, entrambi potrebbero confondersi su cosa significhino i loro comportamenti e le loro preferenze riguardo al loro sesso.

Nella maggior parte dei casi, la cosa che ora viene chiamata “identità di genere” è probabilmente semplicemente la percezione di un individuo di come la propria personalità, legata al sesso e influenzata dall’ambiente, si confronti con quella di persone dello stesso sesso e di sesso opposto. In altre parole, si tratta di un’autovalutazione del grado stereotipato di “mascolinità” o “femminilità”, ed è erroneamente in conflitto con il sesso biologico. Questa contraddizione deriva dall’incapacità culturale di comprendere l’ampia distribuzione di personalità e preferenze all’interno dei sessi e la sovrapposizione tra i sessi.

Quando una ragazza riferisce di sentirsi ” come un ragazzo” o di “essere ” un ragazzo, quel sentimento può riflettere la sua percezione di come la sua personalità e le sue preferenze si rapportino a quelle dei suoi coetanei. Se la ragazza ha una condizione di spettro autistico, può percepire un comportamento “sessualmente atipico” che in realtà non esiste, e quindi falsamente auto-diagnosticarsi come maschio, anche senza vivere alcun tratto reale della personalità maschile.

Va notato che questi scenari non si applicano a tutti i casi di disforia di genere, come molti altri fattori scatenanti descritti in letteratura. Ma nella maggior parte dei casi, la consulenza può aiutare gli adolescenti disforici di genere a risolvere qualsiasi trauma o processi di pensiero che li hanno portati a desiderare un corpo di sesso opposto.

I dati storici suggeriscono che circa lo 0,5% dei bambini sviluppa disforia di genere a causa della percezione dell’incongruenza tra il proprio sesso biologico e la rappresentazione del genere. Il rafforzamento degli studi nella letteratura medica mostra che, con l’avanzare dell’età dei bambini, la disforia di genere insorta nell’infanzia si risolve. Come due autori scrivono in un articolo del 2016 della Rivista Internazionale di Psichiatria, “la conclusione di questi studi è che la disforia di genere infantile è fortemente associata ad un esito lesbico, gay o bisessuale e che per la maggior parte dei bambini (85,2%; 270 su 317 [individui studiati]) i sentimenti di disforia di genere vengono risolti intorno o dopo la pubertà”.

Tuttavia, invece di offrire consulenza, i professionisti medici ora dicono comunemente ai bambini che possono essere “nati nel corpo sbagliato”. Questo nuovo approccio, chiamato “affermazione di genere”, rende la disforia di genere meno suscettibile di soluzione, spingendo i bambini lungo un percorso fatto di interventi medici e chirurgici irreversibili. Se le operazioni di transizione avvengono all’inizio della pubertà, la combinazione di farmaci che bloccano la pubertà, seguita da ormoni sessuali incrociati, si tradurrà in infertilità permanente.

La crescente popolazione di studenti transgender presso le scuole superiori è stimata oggi del 2% circa – un aumento triplicato rispetto alla cifra di base dello 0,5% sopra citata. Molti adolescenti si rivolgono a cliniche  che vedono un aumento 10 volte maggiore grazie a nuovi casi. Molti di questi adolescenti non hanno una storia di disforia di genere nell’infanzia. Percentuali più elevate di casi di autismo riguardano molti di questi adolescenti, e il controverso “modello di affermazione” viene applicato anche a questa fascia non sufficientemente studiata. Non a caso, il rimpianto di transizione, e di de-transizione, sono in crescita.

Per riassumere, la mancanza di comprensione della distribuzione della personalità legata al sesso e le differenze comportamentali hanno portato ad una confusione che incide sui bambini rientranti nelle estremità  della distribuzione, e che sarebbero statisticamente più inclini a crescere fino ad essere gay, lesbiche o bisessuali adulti se fosse loro permesso di sperimentare una pubertà ininterrotta. Inoltre, dire ad un bambino che è nato nel corpo sbagliato patologizza il comportamento “non conforme al genere” e rende meno probabile che la disforia di genere si risolva.

Il fatto è che nessun bambino nasce nel corpo sbagliato. Gli adulti dovrebbero ampliare la comprensione di come si presentano i normali comportamenti e le preferenze maschili e femminili; questo indurrebbe ad apprezzare che essere maschi o femmine significa avere una gamma di preferenze e una personalità più ampie di quanto i vecchi stereotipi ci facciano credere.

 

*William J. Malone è un endocrinologo. Ha conseguito la laurea in medicina presso la NYU School of Medicine. È possibile seguirlo su Twitter a @will_malone. **Colin M. Wright è un biologo evolutivo presso la Penn State. È possibile seguirlo su Twitter a @SwipeWright. ***Julia D. Robertson è una giornalista, autore pluripremiato e Senior Editor di The Velvet Chronicle. È possibile seguirla su Twitter a @JuliaDRobertson.

 

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