Il cristianesimo è un logos, un evento che investe la razionalità e le dà una forma definitiva. La fede è un ontologia che si esprime nella storia, che precede l’etica.
Così, la realtà del popolo di Dio, sempre più bistrattata perfino dentro quelle che dovrebbero essere le sue mura e i suoi baluardi, non nasce dalla carne e dal sangue, ma per virtù dello spirito Santo.
Come riconosceremo la bontà delle nostre azioni? Dalla fede e dalle opere, dice il Vangelo, ed è bene chiarire che così come la fede non vive senza le opere, queste non sono, né potranno mai essere, il contenuto della fede.
Alla luce di questa inequivocabile relazione, con dolore e con sgomento, va segnalato come nel corpo vivo della Chiesa stia avvenendo qualcosa di assai grave nel momento in cui si spaccia la cosiddetta “apertura al mondo” come segno di fede e si confonde l’azione della Chiesa come supporto al programma economico e politico di agenzie al servizio di questo o di quel potere.
(…)
L’ossessivo invito che giunge a tanti buoni cristiani di trasformare la fede in un’azione caritativa diventa un’interpretazione presuntuosamente esaustiva della fede e rappresenta l’effetto, logico e nefasto, dello spostamento dall’ontologia all’etica.
Il cristianesimo, non bisogna stancarsi di ricordarlo, non nasce per aiutare i poveri: se fosse così non sapremmo giustificare le parole di Nostro Signore sul fatto che “avrete sempre i poveri con voi“, perché la nostra presenza nel mondo è data esclusivamente per annunciare la verità dando alle opere un giusto peso e all’annuncio della salvezza operata da Gesù Cristo l’assoluta priorità.
Questa convinzione deve essere fondamento per ogni piano pastorale che voglia formare dei cristiani autentici. Il travisamento di questi piani dà luogo ad un’insana compromissione della pastorale.
Cristo, insomma, non può diventare un banale spunto etico e la nostra vita spirituale deve essere fondata su Gesù inteso come elemento centrale della vita, da riconoscere e da imitare. (…)
Una Chiesa caratterizzata da opzioni socio-politiche non sarebbe neppure Chiesa. Non c’è niente che possa esaurire la natura della Chiesa se non il mistero di Cristo, da cui poi derivano tutte le conseguenze possibili, dare la vita per i propri amici, offrire un bicchiere d’acqua a chi ha sete, sfamare gli affamati eccetera. Il Vangelo dice che sono gesti che certamente procurano il paradiso, ma non può essere che l’evangelizzazione sia limitata all’aiuto ai poveri.
Mons. Luigi Negri
(da “La sfida”, Lindau, 2018, pag19-21)
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