di Un Sacerdote
Carissimo Sabino, cito da un recente articolo di M. Blondet riferentesi a Nancy Pelosi:
“Ispirate da Trump, partono le cannonate americane contro Nancy “la pazza” e suo marito Paul “lo speculatore traditore”. Come la provocatoria visita a Taiwan ha fatto fare montagne di soldi a suo marito Paul, che recentemente è stato illegalmente rilasciato dopo aver provocato un incidente mentre in preda a droghe e alcol e con possibile amante fatta sparire dalla denuncia. Paul Pelosi fa – da sempre – i suoi milioni usando le informazioni riservate ricevute da sua moglie. Così i Pelosi sono diventati supermilionari. Svelato il mistero del disegno di legge “chips plus” (con i miliardi stanziati per le microchips made in Taiwan) imposto da Nancy Pelosi il giorno prima del suo “folle volo”. Un “folle volo” che ha mandato alle stelle le azioni che la banda Pelosi aveva appena comprato a man bassa, sapendo cosa sarebbe successo” (qui).
Dopo aver letto questa bella notizia su Nancy “la pazza” e sulle sue speculazioni famigliari, mi è venuto in mente un quadro di Pieter Bruegel il vecchio (1525/30 – 1569), famoso pittore olandese, titolato Margherita la Pazza (Dulle Griet), una pazza che però, come vedremo, è assimilabile a una strega. Questo quadro, secondo i critici, farebbe parte di una sorta di trittico probabilmente dipinto per uno stesso committente e destinato a formare una sorta di serie insieme al Trionfo della morte e alla Caduta degli angeli ribelli.
Perché mi è scattata in mente questa comparazione tra le due pazze? Mi rifaccio alla spiegazione che viene data del quadro:
“Dulle Griet è una strega del folklore fiammingo, personificazione dell’avarizia, forse alterazione popolaresca della figura di santa Margherita d’Antiochia vincitrice del demonio. Bruegel la rappresenta al centro del dipinto, mentre con naturalezza, armata e in corsa, si dirige verso la bocca dell’Inferno con un bottino. Attorno a lei vi sono scene di distruzione in una città, conseguenza di un attacco portato presumibilmente dalla strega stessa; figure mostruose popolano tutto il dipinto, e il colore dominante è il rosso sulfureo delle fiamme.
L’opera è una delle più complesse di significati nell’opera onirica e, vien da dire, quasi delirante, di Bruegel. Pare che ogni personaggio, ogni mostruosa creatura e ogni oggetto rimandino a simboli magici e alchemici, di difficile identificazione. Una figura chiave è il gigante che, poco sopra il centro del dipinto, regge sulla schiena una barca con la sfera e con un mestolo di ferro rovescia monete dal suo deretano a forma di uovo dal guscio rotto. Si tratta forse dell’antipodo di Dulle Griet, che getta indifferente alla folla le ricchezze che essa raccoglie con avidità [aggiungo io: le getta in quanto come strega affiliata al demonio, si serve di quanto con la sua avidità ha accumulato, depredando e rubando, per trascinare l’avidità di altri verso la bocca dell’Inferno]. Forse si tratta quindi di un richiamo all’inutilità dell’accumulare le ricchezze [forse un richiamo al denaro come sterco del diavolo? Ma per evacuare bisogna prima mangiare e quindi anche il gigante non è certo una figura positiva!]” (qui).
Come detto, la scena è colma di distruzione, è un paesaggio desolato che di umano poco conserva se non i tratti formali, infatti lo sconvolgimento descritto va molto oltre quello che segna una normale convivenza civile che porta su di sé l’inevitabile limite del cuore umano con le conseguenze che ne derivano. Qui invece predominano le fiamme minacciose che non sono un particolare del quadro ma ne costituiscono l’orizzonte significativo di lugubre rossore, non solo illuminando sinistramente le persone raffigurate, ma ancor più riflettendo quel fuoco inestinguibile cui sono destinati coloro che si lasciano trascinare da Margherita la Pazza dentro la bocca dell’Inferno, una bocca che attende solo di masticarli con i suoi denti aguzzi, ancor più avidi di ogni umana avidità di cui Margherita è la capofila rappresentante. Certo, ci si può soffermare sui vari particolari del quadro, ma è più importante cogliere l’insieme dai tratti sconvolti, dove lo splendore armonioso del cosmo ordinato di Dio viene trasformato in un diabolico caos orrido e tenebroso. Anche la simbologia esoterica punta in questa direzione. Alla fin fine tutto il complesso degli avvenimenti assume i lineamenti apocalittici di un mondo che sta andando in rovina per opera dei suoi presunti protagonisti sponsorizzati dal male, veri e propri servitori del caos di cui Margherita è il paradigma sintetico e simbolico che infuria in ogni dove.
A questo punto credo che l’analogia con Nancy “la pazza” appaia evidente. Infatti anche lei per avidità e follia politica ha innescato una spirale serpentina di pericolosissimi processi di ritorsione da parte della Cina, che non sappiamo ancora verso quale caotica situazione porteranno, ma non certo comunque verso migliori situazioni! Il che dimostra quanto questa persona sia in qualche modo satanicamente inficiata nella sua folle brama di denaro e di potere. Se proseguirà nella sua corsa demenziale il fuoco non la risparmierà:
“Pagatela [Babilonia la grande che è caduta] con la sua stessa moneta, retribuitele il doppio dei suoi misfatti. Versatele doppia misura nella coppa con cui mesceva. Tutto ciò che ha speso per la sua gloria e il suo lusso, restituiteglielo in tanto tormento e afflizione. Poiché diceva in cuor suo: Io seggo regina, vedova non sono e lutto non vedrò; per questo, in un solo giorno, verranno su di lei questi flagelli: morte, lutto e fame; sarà bruciata dal fuoco, poiché potente Signore è Dio che l’ha condannata»” (Ap 18, 6-8).
A dimostrazione di quanto questa pazzia luciferina abbia come scopo ultimo la distruzione il più possibile dell’uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio, così che la sua vita non rifletta più il Volto meraviglioso del Creatore e Signore, ci soccorre il secondo quadro di Bruegel, Il trionfo della morte.
Non si tratta in questo dipinto di descrivere la morte come inevitabile e certo tragica sorte del vivere umano. Si tratta di illustrarla (“la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo”, Sap 2, 24) come l’esito macabro determinato da forze mostruose che, come nel primo quadro, sono connotate satanicamente dalla ferocia dei numerosi scheletri animati. Essi, come orda travolgente e inarrestabile, assalgono, combattono, sgozzano, catturano le persone nelle loro reti, le spingono dentro una enorme bara e (forse) anche alimentano con i cadaveri una sorta di forno da cui escono alte fiamme incandescenti che ricordano i forni crematori dei lager. Anche qui il paesaggio è fosco, rosseggiante, devastato nei suoi tratti. Impossibile difendersi e fuggire di fronte a questo trionfo della morte che non risparmia né re né ecclesiastici. Nulla può nemmeno l’amore umano, rappresentato da una coppia che, in un angolo apparentemente dimenticato dal combattimento (nel quadro in fondo a destra), languidamente si abbandona al canto suonando una mandola, perché su di essa incombe inavvertito uno scheletro che suona con strumento analogo una funebre melodia. Al centro uno scheletro con una grande falce cavalca un rosso cavallo scheletrito: “Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra perché si sgozzassero a vicenda e gli fu consegnata una grande spada” (Ap 6, 4). Ogni resistenza di uomini armati è vana e non c’è luogo ove ci si possa rifugiare, anche una chiesetta è circondata. Anche qui i tratti sono apocalittici e sembra che dopo questo trionfo della morte tutto si chiuda come al termine di un libro dove purtroppo il finale si mostra tragico. Dio sembra assente, visto che nel quadro si erge una croce solitaria e priva del Crocifisso, a cui comunque nessuno si rivolge o si aggrappa. Un’altra croce, anch’essa nuda, rosso fuoco, fa da pennone alla barca degli scheletri e non più alla barca della Chiesa che sola sa navigare sulle acque tempestose della morte. Tutto è orrore agghiacciante. L’avidità, il potere, la corruzione mortale hanno forse l’ultima parola? Margherita / Nancy “la pazza”, le false pandemie con falsi rimedi, la devastazione e il terrore delle menti mediante le menzogne emanate dai vari “ministeri della verità”, le manipolazioni climatiche, le carestie artificiali, le decadenze economiche in forza di folli sanzioni che si ritorcono contro chi le emana, insomma, il Grande Reset, Il Nuovo Ordine Mondiale, tutto questo sta forse prevalendo in modo ineluttabile? Il caos demoniaco ha vinto sul cosmo divino? Se ci fermassimo al secondo quadro si direbbe di sì. Se ci fermassimo alle sole forze umane dovremmo abbandonarci alla desolazione e alla disperazione.
Nel terzo quadro, la Caduta degli angeli ribelli, si affaccia invece una speranza, non tanto – è vero – come una possibilità di resistenza al caos e alla morte già ora presente nel segno di quell’umanità santa e “risorta” che costituisce la Chiesa di Dio nella storia, ma perlomeno nello scontro vittorioso che alla fine dei tempi avverrà con la sconfitta definitiva del male nello scontro tra gli angeli decaduti, animalescamente deformati, perché privi della loro primigenia bellezza, e gli angeli di Dio che non possono essere sconfitti perché combattono con le armi di Dio e vincono della vittoria eterna del loro Re e Signore:
“Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava «Fedele» e «Verace»: egli giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all’infuori di lui. È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio. Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco e puro. Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti. Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell’ira furiosa del Dio onnipotente. Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei signori. Vidi poi un angelo, ritto sul sole, che gridava a gran voce a tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo: «Venite, radunatevi al grande banchetto di Dio. Mangiate le carni dei re, le carni dei capitani, le carni degli eroi, le carni dei cavalli e dei cavalieri e le carni di tutti gli uomini, liberi e schiavi, piccoli e grandi». Vidi allora la bestia e i re della terra con i loro eserciti radunati per muover guerra contro colui che era seduto sul cavallo e contro il suo esercito. Ma la bestia fu catturata e con essa il falso profeta che alla sua presenza aveva operato quei portenti con i quali aveva sedotto quanti avevano ricevuto il marchio della bestia e ne avevano adorato la statua. Ambedue furono gettati vivi nello stagno di fuoco, ardente di zolfo. Tutti gli altri furono uccisi dalla spada che usciva di bocca al Cavaliere; e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni” (Ap 19, 11-21).
Se è vero che Bruegel ci prospetta una vittoria solo escatologica, noi però sappiamo che essa è comunque l’esito finale di un combattimento che nella fede e con la fede siamo invitati ogni giorno a intraprendere:
“Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi” (Ef 6, 10-18).
Contro le forze apparentemente predominanti e invincibili delle tante Nancy “la pazza” che ci stanno assalendo siamo invitati anche noi alla pazzia, ma ad una follia di ben altro tenore, quella che sconvolgeva per amore san Paolo che tutto faceva perché i fratelli da lui convertiti non si lasciassero traviare da “dottrine diverse e peregrine” (Eb 13, 9), da “Gesù” adulterati rispetto a quello che egli aveva nella verità loro predicato. E sa Dio quanti Nancy “la pazza” lo stanno facendo tristemente nella Chiesa per avidità e potere, anch’esse, peggio degli altri, servi del caos e non del cosmo divino, sfigurando il volto bellissimo meraviglioso della “sine macula et ruga” (Agostino, Le Confessioni, 10, 1). Ed è qui che si annida, anche ai sommi vertici, il pericolo più grande, quello di concepire dogma e morale in senso evolutivo, come salto di specie e non come crescita organica e ordinata dal seme all’albero, dall’albero al frutto maturo:
“Oh se poteste sopportare un po’ di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate. Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo. Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo. Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo. Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi «superapostoli»! E se anche sono un profano nell’arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti” (2 Cor 11, 1-6).
Una follia per i fratelli che altro non è che il riflesso della follia stessa di Dio che viene ritenuta come una stoltezza irragionevole o come uno scandalo assurdo dal mondo, mentre invece essa è la somma sapienza e potenza di un Dio che sulla Croce ha dato la sua vita per noi:
“Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l’intelligenza degli intelligenti. Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto: Chi si vanta si vanti nel Signore” (1 Cor 1, 17-31).
È interessante che come segno paradigmatico di questa follia di Dio si sia creata dentro il cammino della Chiesa d’Occidente e d’Oriente una folta schiera di “folli di Cristo” che con la loro a volte stravagante testimonianza hanno cercato di infrangere quel perbenismo moralistico a cui spesso si riduce la fede di molti. Dobbiamo ogni giorno “empazzir per lo bel Messia” (Jacopone da Todi).
I tre quadri di Bruegel credo quindi ci possano aiutare nel loro complesso a ritrovare ancora una volta l’intelligenza del tempo che viviamo. Se ci fermiamo ai primi due quadri l’orizzonte – come detto – sembra proprio senza speranza. Ma non è così. Nancy “la pazza” a cavallo della sua scopa jet è ritornata negli Stati Uniti pensando di aver conseguito una vittoria storica, mentre invece dalla storia sarà presto dimenticata, anzi, spazzata via. Noi, invece, continuiamo a combattere fraternamente, anche se a piccole schiere, la buona battaglia di Cristo, quella che anticipa la vittoria finale di Cristo al suo ritorno. Ogni giorno dobbiamo scegliere la pazzia della Croce che salva contrapponendoci alla pazzia di Nancy e di chi come lei serve il disegno di distruzione del Nemico.
Estote fortes in bello, et pugnate cum antiquo serpente. Et accipietis regnum aeternum. Alleluia.
Siate forti nella guerra e lottate contro l’antico serpente. E riceverete il regno eterno. Alleluia.
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