di Gianni Silvestri

 

A distanza di una decina di giorni dalla fine della edizione 2021 del “Meeting di Rimini” penso che la riflessione possa essere più pacata e non condizionata dall’immediatezza.
Premetto che – dopo la positiva esperienza in Comunione e Liberazione per oltre 15 anni – ho continuato a frequentare il Meeting ogni anno con mia moglie e la famiglia, per i positivi stimoli culturali e spirituali che tutti ne abbiamo sempre ricevuto.
Un Meeting che ha spesso creato un positivo “scandalo” per la mentalità corrente del mondo, grazie ai suoi interventi, alla testimonianza gratuita di migliaia di volontari, agli incontri “non convenzionali”, alle sue mostre sempre curate su temi di fede e spiritualità.
Un Meeting che,  nonostante la “scomodità” della testimonianza di fede,  è riuscito ad essere punto di incontro e di amicizia tra i popoli (come si ripropone nello stesso suo titolo).
Ma da circa 5 anni ho cominciato a riflettere su questa mia positiva esperienza a partire da un episodio inspiegabile: nel 2015 i responsabili del Meeting “cacciarono” i Domenicani presenti in uno stand autogestito nei padiglioni, in quanto rei di affrontare temi “scomodi” come quelli del gender e della condizione gay alla luce della dottrina cattolica, ecc. (Qui). Seguivo anch’io quotidianamente al Meeting le iniziative dei Domenicani e posso confermare che – a differenza dell’interessato resoconto di “Repubblica” che creò un caso dal nulla – erano pacati nei modi e preparati nei contenuti: in tantissimi rimanemmo colpiti negativamente dall’ostracismo del Meeting verso dei consacrati che testimoniavano la fede con un impegno anche culturale (nello stand proponevano libri interessantissimi) e dalla sera alla mattina furono costretti al silenzio. Eppure, i Domenicani sono – con i gesuiti – uno degli ordini “di punta” all’interno della Chiesa anche da punto di vista teologico e culturale e quindi profondamente vicini alla sensibilità del Meeting e del movimento di CL che sino ad allora avevano testimoniato un grande e vivace impegno, anche culturale e sociale.
Con la loro classe, i Domenicani non fecero polemica, ma si ritirarono in buon ordine e negli anni successivi – per evitare ulteriori lacerazioni e divisioni in ambito cattolico – organizzarono in proprio un loro “Meeting” a Bologna presso la basilica in cui è sepolto S. Domenico. (QUI)
L’anno successivo fece anche scalpore l’indicazione degli organizzatori del Meeting alla responsabile dello stand della casa Editrice “Shalom di “coprire” o nascondere una statua della Madonna a seguito – si dice – della visita di alcuni Musulmani agli stand (QUI).
Questi episodi – per me e per tanti inspiegabili – hanno cominciato a farmi guardare al Meeting con occhio più vigile, per discernere anche eventuali comportamenti errati e/o esagerati, al fine di cercare di vivere la fede in maniera integrale e non “diluita” pur di “piacere al mondo che piace” (rappresentato da “Repubblica” o i dai musulmani negli episodi sopra citati).

Ho continuato a frequentare il Meeting (salvo la edizione virtuale del 2020), e sono tornato con piacere alla edizione “in presenza” del 2021, della quale voglio parlare più compiutamente. Orbene, nonostante le tante sollecitazioni culturali e le tante mostre (bellissima quella “Tu sei un valore”), una prima perplessità ha suscitato in me la grande visibilità concessa allo Stand del Ministero degli Esteri Italiano ed agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU per il 2030 qui richiamati.
Tanti hanno “storto il naso” su tale evidenza, ricordando che nell’Agenda 2030 dell’ONU gli obiettivi che vengono presentati come dei grandi traguardi e conquiste per l’umanità̀ sono vaghi e in alcuni casi molto pericolosi (quasi un decalogo del “Nuovo Ordine Mondiale”).

In particolare:

Il punto 3.7 si prefigge: “Entro il 2030, di garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, inclusa la pianificazione familiare, l’informazione, l’educazione e l’integrazione della salute riproduttiva…”.

Il punto 5.6: “Garantire accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti in ambito riproduttivo… “.

Per chi non è abituato alla “neolingua del mondo” (che tutto sfuma nel linguaggio “inclusivo” per far comprendere poco o per far digerire progetti indigeribili) si tratta di ampliare e garantire l’accesso libero, totale e gratuito ad aborto, alla contraccezione e sterilizzazione (questo significano i termini “diritti sessuali e riproduttivi” e “pianificazione familiare”). 
Per non essere prevenuti nei confronti del Meeting, verso il quale continuo ad avere una affezione ed un giudizio sostanzialmente positivo (divento anch’io più sfumato?), c’è però da dire che il padiglione era approntato dal Ministero Affari Esteri Italiani (ritengo un grosso finanziatore vista la dimensione dello stand occupato) che non si può sottoporre certo a censura ed allontanare… (come invece accaduto per i poveri Domenicani).
Vista l’importanza istituzionale del Ministero sarebbe, però, stata necessaria una “mostra parallela” che riproponesse a tutti la profonda ed umana visione cattolica su tali temi
(si ricordi la posizione critica di San Giovanni Paolo II verso la Conferenza internazionale ONU del 1994 che voleva promuovere questi temi “dei diritti sessuali e della salute riproduttiva” (cioè  contraccezione, riduzione delle nascite e “diritto all’aborto”) (QUI).
Significativo che il Papa Santo si esprimesse con una nettezza inusuale al linguaggio diplomatico:

“In difesa della persona umana, la Chiesa si oppone all’imposizione di limiti riguardanti il numero dei membri di una famiglia e alla promozione di metodi per la limitazione delle nascite che pregiudicano le dimensioni aggreganti e procreative del rapporto coniugale, metodi contrari alla legge morale inscritta nel cuore umano o che costituiscono un attacco alla sacralità della vita. Quindi la sterilizzazione, che viene sempre più promossa come metodo di pianificazione familiare, a causa della sua finalità e del suo potenziale di violazione dei diritti umani, e in particolare delle donne, è chiaramente inaccettabile; essa rappresenta la più grave minaccia alla dignità e alla libertà umane quando viene promossa come parte di una politica demografica. L’aborto, che distrugge la vita umana esistente, è un male nefasto e non è mai un metodo accettabile di pianificazione familiare…”
Ed ancora San Giovanni Paolo precisava:
In questo contesto, la bozza del documento finale della Conferenza del Cairo, che è già stata diffusa, è per me causa di grande preoccupazione. Nelle sue pagine non trovano posto o sono poco considerati molti dei principi che ho appena menzionato. Infatti alcune delle sue proposte contraddicono alcuni principi etici fondamentali
….La visione della sessualità che ispira il documento è individualistica. Il matrimonio viene ignorato come se appartenesse al passato. Un’istituzione così naturale, universale e fondamentale come la famiglia non può essere manipolata senza causare seri danni al tessuto e alla stabilità sociali…. 

Perché dunque un tale scivolamento sui temi “di salute riproduttiva” dell’ONU e/o questo inopportuno silenzio sulle posizioni della Chiesa in materia? Spesso sorvolare (o dare per scontato) può essere dannoso, può significare legittimare temi così importanti.

Ma l’altro silenzio che mi ha fatto più riflettere è notare tra le tante mostre da una parte la “santificazione” di figure sempre più laiche: da Pasolini (a cui è dedicata una bellissima mostra) a quella di vari scienziati (i “santi” secondo la mentalità scientista del mondo d’oggi), e dall’altra un’assenza di santi veri, e tra questi la dimenticanza della mostra su San Giuseppe (salvo un accenno nel piccolo stand della Fraternità di San Carlo, che può apparire quasi “di ufficio” visto che trattasi del relativo patrono… L’impressione viene ulteriormente confermata dalla circostanza che lo stand ed il solitario pannello non sembrano nemmeno evidenziati e “pubblicizzati” nella guida al Meeting). Tra centinaia di incontri su migliaia di temi – ivi compresi quelli sul lavoro – possibile che nessuno spazio si sia trovato per la figura di San Giuseppe? (se non uno spettacolo fuori della fiera e persino con biglietti a pagamento?). 

Questa assenza fa male ed è significativa non solo in considerazione dell’importanza per ogni esperienza di fede e per l’intera Chiesa della figura di San Giuseppe, ma anche per la singolare coincidenza dell’anno a lui dedicato dalla Chiesa Universale.
Com’è possibile “dimenticare” questa figura fondamentale di patrono della Chiesa, proprio nell’anno dedicato a San Giuseppe?
Spero che sia uno dei tanti “errori in buona fede” del Meeting (solo chi non opera non sbaglia),
ma se è errore (o mancanza poco scusabile) dovrebbe essere riconosciuto come tale ed oggetto di precisazione, per non dare l’ennesima impressione che – tra “sostenibilità ambientale”, “nuovi diritti riproduttivi” e “santi laici”- anche il Meeting si stia adeguando “alla mentalità del mondo” (come il precedente episodio dei Domenicani su omosessualità e gender, farebbe pensare).
Questo sarebbe un diverso e più grave “scandalo” verso i cristiani, rispetto allo scandalo positivo che è stato il Meeting per decenni (scandalo per la mentalità del mondo, “giudicata” dalla avvincente proposta di una diversa umanità e socialità frutto dell’incontro con Cristo – l’unico Avvenimento che realmente conta). 
Continuerò a partecipare con interesse al Meeting – a Dio piacendo – e questa mia riflessione sulla edizione 2021 (positiva per altri aspetti) vuole solo evidenziare un rischio concreto che tutti corriamo: quello di “mondanizzarci”, di preferire il fluido ed accomodante pensiero del mondo, rispetto alla più pregnante ed impegnativa “Presenza cristiana”.
Un rischio tanto concreto che INDUSSE persino il più “aperto e moderno” degli apostoli, quel San Paolo che apriva “ai gentili ed al mondo non giudaico”, a mettere in guardia i cristiani di Roma, (il vero potere mondano a quell’epoca):
“Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”. (Romani 12, 2)
Questo fanno i cristiani: discernere la volontà di Dio da quella mondana (sempre più influenzata dal “Principe del mondo”).
E tutti speriamo che il Meeting di Rimini possa continuare ad aiutarci in questo difficile e confuso tempo di transizione, senza mutazioni genetiche che possano ridurre la portata innovativa dell’amato “Meeting per l’amicizia tra i popoli”


In pace

 

 

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