Rilancio un articolo puntuto del reverendo Gerald E. Murray. L’articolo è stato pubblicato su The Catholic Thing e ve lo propongo nella mia traduzione. 

 

Papa Francesco (AP Photo/Luca Zennaro, Pool)
Papa Francesco (AP Photo/Luca Zennaro, Pool)

 

La situazione attuale della Chiesa cattolica è di grave disordine, dovuto in gran parte alla volontà di Papa Francesco di dire, fare e tollerare cose che nessun Papa nella storia ha mai detto, fatto o tollerato.

Ad esempio, le sue recenti affermazioni fuori dagli schemi che istruiscono i sacerdoti a non negare l’assoluzione a chi si confessa. Questo è in diretta contraddizione con l’insegnamento della Chiesa sulle disposizioni necessarie per ricevere validamente il perdono di Dio nel sacramento della penitenza.

I penitenti che, per qualsiasi motivo, rifiutano di pentirsi dei peccati di cui potrebbero accusarsi in confessione non possono essere assolti. Sarebbe sembrato impensabile che Papa Francesco dicesse che devono essere assolti comunque. Ma lo ha fatto.

È tornato su questo tema nel suo recente viaggio in Africa. Ha detto ai vescovi del Congo: “Sempre. Perdonate sempre nel sacramento della riconciliazione”. In modo simile, nel 2021, ha detto di non aver mai negato la Santa Comunione a nessuno.

Papa Francesco vuole che i sacerdoti nel confessionale seguano il suo esempio quando si trovano di fronte a un peccatore impenitente. In questo scenario, la confessione si trasforma in una farsa senza senso. Un peccatore ostinato non dovrebbe mai ricevere l’assoluzione per un reato di cui non è pentito. Il suo rifiuto di abiurare i suoi peccati lo rende incapace di ricevere il perdono sacramentale di Dio.

Qual è la logica di assolvere qualcuno che si aggrappa ai suoi peccati? L’empia farsa di tentare di assolvere un peccatore impenitente che intende continuare a peccare è una grave violazione del dovere del sacerdote di guidare i fedeli sulla via della virtù e della grazia di Cristo, non sulla via distruttiva del peccato e della morte spirituale. Eppure, è quello che Papa Francesco ha detto ai sacerdoti di fare.

Questo lassismo morale è accompagnato da una deplorevole esitazione a difendere, vigorosamente e pubblicamente, l’insegnamento della Chiesa in materia di morale sessuale, quando questo insegnamento viene apertamente ripudiato da cardinali, vescovi e sacerdoti.

I coraggiosi difensori degli insegnamenti morali della Chiesa sono ingiustamente diffamati come ideologi, farisei, rigoristi, propagatori di rigidità, “arretrati”. I critici di questi insegnamenti, come i cardinali Hollerich, Marx, McElroy, il vescovo Bätzing e il p. James Martin, S.J., ricevono il favore papale e ruoli influenti. Non c’è alcun rimprovero o sanzione papale significativa per le loro persistenti campagne volte a rovesciare gli insegnamenti morali e antropologici della Chiesa.

Nessuno viene licenziato per aver tentato di cambiare l’insegnamento immutabile della Chiesa secondo cui Dio ci ha creati maschio e femmina; che l’unico uso moralmente buono della facoltà sessuale è l’unione fisica di uomo e moglie nel matrimonio, in vista della propagazione della razza umana in un legame matrimoniale fedele, amorevole e permanente.

Siamo incessantemente bombardati da una propaganda che afferma che Dio ha creato alcune persone con un’attrazione “per lo stesso sesso” e che quindi intende che esse agiscano in base ai loro desideri sessuali; che la sodomia è un uso buono e santo della facoltà sessuale tanto quanto il rapporto coniugale, e che quindi le unioni basate sulla sodomia meritano la benedizione della Chiesa; che Dio ha creato alcune persone con un corpo maschile che sono in realtà femminili, e viceversa.

Questa intollerabile ondata di errori dottrinali sta travolgendo la Chiesa mentre Papa Francesco rimane in gran parte passivo e silenzioso.

I preparativi per il Sinodo di ottobre sulla sinodalità sono determinati dalla campagna eterodossa di coloro che godono del favore papale. Invece di discutere i modi per difendere i contestati insegnamenti morali della Chiesa, questi stessi insegnamenti sono sotto attacco nelle discussioni in corso.

Il risultato sperato di questa incessante messa in discussione di dottrine che sono sempre state insegnate dalla Chiesa come immutabili sarebbe un’accettazione gradualmente crescente da parte dei fedeli di una presunta necessità di riesaminare se quegli insegnamenti siano davvero immutabili, dato il presunto “nuovo mondo” in cui viviamo.

Le prevedibili affermazioni su un cambiamento nell’opinione pubblica cattolica (reale o inventato) saranno poi seguite da una nuova proclamazione “ispirata dallo Spirito” che l’insegnamento cattolico era in realtà sbagliato sull’omosessualità e sul transgenderismo, ecc.

“Progresso contro immobilismo reazionario” è il mantra che chiude la discussione e che viene utilizzato per stigmatizzare qualsiasi resistenza a cambiare gli insegnamenti tramandati dagli apostoli. Sebbene il progresso dell’errore nel mondo possa essere davvero inarrestabile nel nostro tempo grazie al collasso morale della società occidentale, questa catastrofe non ha posto nel cattolicesimo.

La tolleranza dell’errore dottrinale non fa parte del mandato dato da Nostro Signore a San Pietro, agli apostoli e ai loro successori. Se questi successori vengono meno al loro dovere, infliggono danni ai fedeli. Le anime sono messe a rischio da quei pastori che insegnano agli uomini ad amare il peccato e a rifiutare la virtù.

È completamente al di là del potere (ultra vires) di qualsiasi papa, cardinale o vescovo cambiare gli immutabili insegnamenti morali e antropologici della Chiesa. È falso e riprovevole affermare che non esistono insegnamenti immutabili, o che ciò che era considerato immutabile in tempi passati può diventare modificabile in tempi più “illuminati”.

Non siamo abituati a una situazione in cui l’opposizione a vari atti del Papa e dei suoi collaboratori scelti non è affatto una forma di slealtà, ma piuttosto un’esigenza di carità fraterna che scaturisce dalla lealtà primordiale dovuta a Dio e alla sua rivelazione da coloro che servono Gesù Cristo nella Chiesa. Quando l’errore e l’immoralità vengono propagati da coloro che Cristo ha incaricato di confutare l’errore e scoraggiare l’immoralità, il nostro dovere è quello di richiamare questi pastori, rimproverandoli con la carità della verità.

Se la Chiesa vuole evitare un disastro del tutto evitabile, il Sinodo sulla sinodalità non deve diventare un momento di messa in discussione autodistruttiva dell’insegnamento della Chiesa sulla morale sessuale e su altre questioni contestate. I cardinali e i vescovi giustamente inorriditi dalla direzione che sta prendendo questo processo dovrebbero manifestare la loro protesta al Santo Padre.

La manifesta negligenza di Papa Francesco nel difendere l’insegnamento della Chiesa di fronte a gravi errori richiede urgentemente un “amore duro”, cioè un intervento in cui cardinali e vescovi coraggiosi, mettendo da parte la consueta cortesia e deferenza, dicano francamente al Papa che questa follia deve essere fermata. Ora.

Rev. Gerald E. Murray

 

Il Rev. Gerald E. Murray, JCD è un avvocato canonista e il pastore della Holy Family Church a New York City. Il suo nuovo libro (con Diane Montagna), Calming the Storm: Navigating the Crises Facing the Catholic Church and Society, è ora disponibile.

 


Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. Sono ben accolti la discussione qualificata e il dibattito amichevole.


 

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