Foto Card. Gerhard Ludwig Muller

MÜLLER: SACERDOTI COLPEVOLI DI ABUSI DEVONO ESSERE ESCLUSI DAL SACERDOZIO PER SEMPRE

 

La questione relativa alla pedofilia tra gli uomini di Chiesa è veramente spinosa.
Il cardinale Gerhard Müller, per cinque anni fino al luglio 2017, come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), ha supervisionato la gestione dei casi di sacerdoti accusati o giudicati colpevoli di abusi sessuali clericali.

Per questo, e per alcuni particolari, è molto interessante questa intervista (qui) a Müller rilasciata ad Edward Pentin e pubblicata ieri, 01 marzo, sul National Catholic Register.

Ecco ampi stralci nella mia traduzione.

Domanda: Sua Eminenza, al momento di lasciare la CDF, quanto è stato riformato questo settore in modo che la Congregazione potesse gestire meglio questi casi?

Card. Müller: Ogni abuso sessuale nei confronti di un bambino o di un adolescente è un crimine particolarmente orribile, soprattutto perché le vittime spesso soffrono per tutta la vita. Il sacerdote è “servitore di Cristo e custode dei misteri di Dio” (1 Cor 4,1) che, come il buon pastore, veglia sul suo gregge. Egli lo difenderà contro il male con la sua vita, se necessario, mai diventando egli stesso un lupo e così facendo male alle pecore. Occorre fare tutto il possibile affinché nessun candidato al sacerdozio con tendenza pedo-criminale diventi mai sacerdote. Chi fa un’ingiustizia così inimmaginabile come un sacerdote deve sempre essere escluso dallo stato clericale, è in verità per sempre. Questa è la misura con cui l’autorità ecclesiastica può restituire giustizia alla vittima. Naturalmente, nessun potere al mondo può rimediare all’ingiustizia. Solo Dio può restituire la pace ai nostri cuori. Ma così come i processi penali dello Stato sono condotti secondo una procedura ben regolamentata, così anche i processi canonici devono essere condotti secondo l’attuale disciplina. Ciò include il diritto di difesa del convenuto. La proporzione tra reato e pena deve essere rispettata. Nella pratica dei tribunali è talvolta difficile, dopo alcuni decenni, chiarire i fatti. Sono state anche mosse false accuse.

La CDF ha bisogno di sacerdoti più istruiti canonicamente, abili in diverse lingue, che possano svolgere le procedure in modo tempestivo. Purtroppo, molti dipendenti competenti sono stati licenziati senza motivo e contro la mia volontà espressa. Poi si sentono le lamentele sulla Congregazione a causa della mancanza di rapidità delle procedure. Non puoi dividerti dai tuoi cavalli migliori e richiedere che la carrozza vada ad una velocità superiore. Le leggi della logica e della fisica valgono anche nella Chiesa.
(Qui il cardinale si riferisce anche al licenziamento ordinato dal papa di tre dei suoi più validi collaboratori, due dei quali erano impegnati proprio in cause sugli abusi sessuali, ndr)

Domanda: Il Santo Padre è stato criticato per non aver agito abbastanza, o per niente, o addirittura per aver promosso chierici o prelati accusati di abuso. Qual è stata la sua valutazione del modo in cui Papa Francesco ha trattato questo problema?

Card. Müller: Papa Francesco ha pienamente e completamente accettato e continuato la politica della cosiddetta tolleranza zero di Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Non c’è alternativa. Il fatto che le stesse persone che ora stanno conducendo una campagna contro di lui, che prima lo hanno salutato oltre ogni misura, credo sia mendace e ingiusto. Le critiche devono sempre rimanere obiettive e non devono mai violare la persona. Il Papa è il rappresentante di Cristo e si è sempre guadagnato il nostro massimo rispetto. Soprattutto, solo Cristo è il giudice.

Non posso dire nulla sui singoli casi perché sono vincolato dal segreto d’ufficio. Ma posso dire che i nostri collaboratori fanno il loro lavoro per il bene della Chiesa con la massima diligenza e precisione. Solo quando alcune persone responsabili hanno continuato a sostenere che il licenziamento dallo stato clericale dovrebbe essere evitato il più possibile, si sono create difficoltà, perché non si tratta della misericordia per i responsabili, ma della giustizia per le vittime. Alcune persone ancora non si rendono conto che il benessere dei giovani è il più alto criterio e che è in gioco la credibilità della Chiesa e la buona reputazione di molti sacerdoti che non hanno nulla a che fare con i crimini, ma in ogni caso hanno una responsabilità condivisa per l’orrendo cattivo comportamento di alcuni dei loro confratelli. Il loro buon lavoro pastorale è così appesantito e ostacolato.

Domanda: Che cosa si potrebbe fare di meglio per garantire che questo difficile settore sia trattato in modo corretto e giusto?

Card. Müller: (…) Interferire con il licenziamento (riduzione allo stato laicale, ndr) – se si dimostrasse colpevole – per pietà dell’autore del reato dovrebbe essere evitato il più possibile; provoca un grave danno alla Chiesa ed è un’ingiustizia per le vittime. Tale reato non può essere equiparato agli errori e ai peccati che tutti commettiamo. Naturalmente, qualsiasi colpa può essere perdonata al peccatore penitente. Ma non ci può essere alcuna pretesa che un pastore ritorni alla posizione di fiducia di cui ha abusato in modo ripugnante.

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