Una affezionata lettrice, nell’anniversario di matrimonio dei suoi genitori (sposati il 15 settembre 1963), mi ha inviato l’omelia che lo zio della mamma, mons. Antonio Zannoni, tenne quel giorno. Un testo ritrovato fortuitamente in casa.
Mons. Zannoni fu preside del Collegio vescovile di Thiene, ma anche partigiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Per questo fu imprigionato e torturato dai Nazisti a Padova.
L’omelia che tenne in occasione del matrimonio dei nipoti Agostina e Giorgio è di estrema attualità, anche se è stata pronunciata 56 anni fa. Da leggere!!!!
“Il compito di genitori, di educatori, di cristiani diviene ogni ora più arduo nel profondo rivolgimento materiale e spirituale che si sta verificando con ritmo sempre più rapido e inarrestabile.”
Non v’è rito civile o religioso che si svolga in clima di tanta solennità e con così intensa commozione come la celebrazione nuziale.
E la commozione si irradia dagli sposi che ne sono al centro ai genitori che l’hanno preparata con trepide affettuose premure, alle loro famiglie, a quanti agli sposi sono uniti da vincoli di sangue e di affetto.
Giustificata quindi la commozione di quest’ora che tutti ci prende, che non risparmia il vecchio celebrante per il vincolo strettissimo che l’unisce alla sposa e alla di lei famiglia; che ebbe della sposa la collaborazione valida ed affettuosa nell’insegnamento fino alla vigilia delle sue nozze.
Rivive oggi nel celebrante l’intensa commozione che provò trent’anni orsono quando lo stesso rito celebrò per i genitori e le parole benedicenti e augurali pronunciò con voce rotta dall’intensità dell’emozione.
Rivive oggi non solo nel ricordo il rito nuziale dei genitori tuoi, Agostina. V’è un filo d’oro che unisce i due felici eventi: promessa l’uno, felice avveramento ricco di lieti presagi quello di oggi.
Gli eventi della vita anche lontani nel tempo sono spesso l’uno e all’altro provvidenzialmente legati, interdipendenti e non solo per forza esteriore, ma per libera assunzione di personali responsabilità. Anche nella famiglia non v’è solo una vita che si trasmette, è un tenore di vita, una concezione dei doveri della vita che si trasmette, per cui assume ogni famiglia un timbro tutto suo, inconfondibile, che ne fissa i lineamenti spirituali, che sono spesso caratteristici del ceppo familiare non meno che i lineamenti fisici.
Benedette l’una e l’altra le vostre famiglie, o sposi, fondate entrambe sul solco di sane, solide, cristiane tradizioni, l’una e l’altra vissute in clima di serena operosità, rifuggenti quasi per naturale impulso da concezioni spiritualmente conturbanti, volte quasi costituzionalmente al culto delle più alte idealità: fede religiosa profonda senza astruse problematiche, probità sentita come dovere inderogabile in tutte le manifestazioni della vita, l’onesta preoccupazione per un giusto benessere non eretta a scopo unico della vita ma volta a rendere la vita sempre più degna.
Fortunati, o sposi; altri devono dopo il loro matrimonio cercare e crearsi una norma di vita; voi avete avuto dalle famiglie vostre la più ricca eredità: esse vi hanno insegnato teoricamente, praticamente come si vive degnamente, onoratamente, come si forma e si governa una famiglia, come si afferma e si onora una tradizione.
Voi avete dinnanzi a voi la via tracciata; avete anzi sotto la guida dei genitori vostri incominciato a percorrerla dapprima con la serietà degli studi che vi hanno portato felicemente a titoli accademici, poi col felice inizio della vostra attività professionale nel campo nobilissimo della scuola ottenendo così le prime soddisfazioni del vostro lavoro. Né posso dimenticare quelle attività che generosamente l’uno e l’altra nella FUCI o in altre associazioni avete già svolto per promuovere e diffondere i valori del pensiero cristiano.
Oggi, giunti a quest’ora determinante della vostra vita, preparati ai nuovi vostri compiti dal senno illuminato e dall’esempio dei vostri genitori, arricchiti anche per merito della associazioni cui avete appartenuto, d’un patrimonio spirituale di alto valore, siete chiamati a dare in proporzione almeno di quanto avete ricevuto. Forse avete avuto l’uno e l’altra dai genitori vostri più che essi in tempi più duri abbiano avuto dai genitori loro, ricchi pur questi non meno dei genitori vostri di senno, di dedizione, di affetto ma con minori possibilità di portare i propri figli all’altezza cui siete arrivati.
Ringraziatene Iddio.
Avete sentito nella liturgia della messa gli alti moniti di Cristo e della Chiesa, che vi hanno messo innanzi lo schema della famiglia umana e cristiana. Sono verità e canoni fondamentali comuni a tutti i tempi. Voi ben li conoscete, sarebbe quasi ozioso ricordarli, tanto sono presenti al vostro spirito, da voi profondamente sentiti e sinceramente e integralmente accettati.
Sarà vostro compito rapportarli con fedele applicazione ai tempi nuovi, alle loro esigenze, alle loro luci e alle loro ombre.
Ho materiale e spirituale che si sta verificando con ritmo sempre più rapido e inarrestabile.
Voi dovete prendere con la famiglia vostra, francamente, senza incertezze e debolezze il vostro posto nel mondo in quest’ora di profondo travaglio. Sarebbe ben poco se vi chiudeste nell’hortus conclusus della vostra famiglia, semplicemente cultori di domestiche virtù, paghi di custodire e presidiare la pace del focolare domestico e non sentiste l’appello di un mondo che si agita intorno a voi e in cui sembrano prevalenti assai spesso forze eversive dei più alti umani valori. Oltre i doveri familiari sono oggi più che mai urgenti doveri sociali; urge sentire una responsabilità sociale, una vocazione sociale: è l’imperativo del tempo.
Né è sufficiente erigersi a difesa, la causa del bene esige che ogni cristiano oltre che a difesa si spinga animosamente a conquista. In un mondo che progressivamente declina dall’altezza d’una concezione cristiana a forme di vita edonistica e ignora sempre più le supreme esigenze dello spirito; in clima di ecumenismo che porta a tutti sollevare, a tutti affratellare in nome di un universalismo cristiano, contro ogni forma di egoismo personale o di razza, appartarsi e non prendere animosamente il proprio posto, fra ideologie contrastanti è insensibilità al richiamo del tempo che reclama anime generose ad integrare in attività extrafamiliari il mandato sociale di agire in ogni settore in cui si svolge la complessa vicenda del mondo moderno.
Voi siete abituati nello spirito della FUCI a dare la vostra attività volonterosa e convinta ad iniziative rivolte a formare cristianamente le vostre, le altrui coscienze. Da oggi questa attività proponetevi di svolgere sul piano superiore, un piano più vasto. L’uno e l’altra avete avuto da Dio ricchezza di doni da mettere ad altrui profitto: doni d’intelligenza, doni di cultura; beni a voi trasmessi dalle famiglie vostre, beni che sono talvolta vostra personale conquista o acquisiti nelle associazioni di cui avete fatto parte.
Date in misura di quanto avete ricevuto, in misura anche maggiore. Chi dà per l’onore di Dio, per il bene dei propri fratelli non si impoverisce ma si arricchisce.
Hai nella tua famiglia, Agostina, l’esempio della mamma tua che ha dato con illuminate e illuminata generosità alla famiglia, che ha dato con carica inesauribile di entusiasmo alla Scuola e ha sempre trovato il tempo oltre le fatiche della famiglia e della Scuola di dedicarsi a svariate forme di attività nel campo religioso e caritativo.
Tanto più ci si arricchisce quanto più si dà.
Non temete di dare troppo posto a Dio e alle esigenze dello spirito né nella vostra vita personale né nell’educazione dei figli. La vita è tanto più confortata quanto più si dona; anche l’amore è donazione: è conforto il dono scambievole della propria vita, anche se spesso comporta rinuncia e sacrificio.
Non v’è nella vita maggior conforto che quello del dare, porsi nella condizione di poter dare. La gioia del dare è più alta e degna di quella del ricevere; la tristezza più sconsolata è quella di chi nella vita chiede e non dona. Il disagio sociale profondo del tempo presente è dovuto alla ricerca affannosa del ricevere, al rifiuto della gioia del dare.
Sia il vostro compito e vostro impegno, o sposi, fin da questo momento inserire la famiglia vostra come forza viva e operante nell’ambiente sociale che va lentamente ma progressivamente attenuando il suo carattere cristiano declinando verso forme di vita meno alte, meno degne.
La bellezza di questo ideale! Infondere con la propria famiglia una forza vitale in un organismo sociale in via d’impoverimento, infondere la linfa d’un altruismo cristiano in una generazione in cui sembrano prevalere sempre più sentimenti egoistici, illuminare della propria fede in Dio chi va dimenticando gli destini dell’uomo. E’ di ieri sera, trasmesso in televisione, un appello vibrante del Sommo Pontefice per l’inserzione dei laici nell’apostolato della Chiesa. E’ l’ora del laicato, Egli disse, necessario più che mai ad affiancare sul campo più vasto l’opera illuminante e salvifica della Chiesa per la salvezza del mondo.
Accogliete, come a voi rivolto, l’appello che viene proprio nel momento in cui fondate una famiglia da inserire nell’organismo sociale.
E procedete sereni e fiduciosi nel cammino che oggi intraprendete e che vi si apre dinnanzi ricco di promesse. Vi assiste l’aiuto divino che oggi avete invocato, che hanno invocato per voi le famiglie vostre e tutti i vostri cari, a voi uniti più che mai in quest’ora coi loro voti, con la loro preghiera onde sia sereno e confortato di ogni benedizione il vostro futuro cammino.
(Mestre, 15 settembre 1963 – Memoria della Beata Vergine Maria Addolorata)
===========
* Agostina…..: Presidente Fuci Venezia (inizio anni ’60), Socia fondatrice e Presidente del Centro per la Famiglia e per la Vita di Imperia, membro Consiglio Diocesano (Albenga Imperia) e Regionale per la Pastorale Familiare (Liguria), membro Equipe del Consultorio di ispirazione Cristiana di Imperia, Preside della Scuola Parificata “Stella Maris” di Imperia, insegnante presso diverse scuole statali di Imperia.
**Giorgio….: Presidente del Consultorio di ispirazione Cristiana di Imperia, socio fondatore Centro per la Famiglia e per la Vita di Imperia, socio fondatore cooperativa di gestione della scuola “Stella Maris”, membro Consiglio Diocesano (Albenga Imperia) e Regionale per la Pastorale Familiare (Liguria), insegnante presso l’Istituto per Geometri di Imperia, Presidente del CeSPIm.
***Mons. Antonio Zannoni: originario di un paese della provincia di Vicenza, ebbe una vita completamente dedicata all’educazione, soprattutto nei collegi vescovili della diocesi di Padova: dal 1906 al 1922 insegnò lettere e lingua francese nel Collegio vescovile di Thiene, poi nel 1922 fu inviato a fondare il Collegio Atestino a Este, dove fondò l’istituto tecnico, un liceo classico e una scuola di avviamento professionale. Nel 1926 riaprì, in una nuova sede, il Collegio Vescovile di Thiene e assunse anche la gestione delle scuole medie comunali. Durante la Seconda Guerra Mondiale nel Collegio Vescovile si insediarono le forze armate germaniche, ma vi nacque anche una famosa Brigata partigiana. Per questo come preside fu imprigionato dai Nazisti a Padova subendo anche torture. Liberato protesse la città di Thiene dalle rappresaglie tedesche nei momenti concitati dell’ultimo periodo della guerra.
Educatore fermo ma illuminato e molto amato dagli allievi, sarà lui ad aprire nel Collegio Vescovile “Barbarigo” di Padova, di cui fu rettore dal 1945 al 1967, anche l’Istituto Tecnico Commerciale (Ragioneria) nel 1953 e il Liceo Scientifico nel 1963. Quando anche su Padova iniziano a spirare i venti della contestazione il rettorato di mons. Antonio Zannoni fece sì che l’istituto fosse un alleato prezioso per tante famiglie che volevano sottrarre i figli all’influenza delle ideologie sessantottine e questo costò più di una volta la distruzione delle vetrate della facciata del Collegio durante le contestazioni.
Molto attivo in Italia nella promozione della scuola cattolica, tanto da essere nominato presidente onorario della Federazione Istituti di Attività Educative (FIDAE).
Scrivi un commento