Un vescovo del vaticano, mons. Marcelo Sánchez Sorondo, vicino a papa Francesco ha detto che la Santa Sede rinnoverà il suo controverso accordo segreto con la Cina e che “l’esperienza iniziale è andata bene”.
Di questo ne parla Paul Smeaton nel suo articolo pubblicato su LifeSiteNews e che vi propongo nella mia traduzione.
Un vescovo del vaticano vicino a papa Francesco ha detto che la Santa Sede rinnoverà il suo controverso accordo segreto con la Cina e che “l’esperienza iniziale è andata bene”.
Con l’accordo biennale Vaticano-Cina che scadrà il 22 settembre, il vescovo argentino Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze sociali, ha detto al Global Times, giornale controllato dal Partito comunista cinese, che “lo rinnoveranno, il che significa che l’esperienza iniziale è andata bene”.
Sánchez ha già in precedenza lodato la Cina come “straordinaria” e ha detto che il loro regime comunista è il “migliore [nell’]attuare la dottrina sociale della Chiesa“. Nel settembre 2018, quando è stato firmato per la prima volta l’accordo Vaticano-Cina, Sánchez ha emesso un rimprovero nei confronti dei critici dell’accordo, che è stato pubblicato anche sul Global Times.
Il contenuto dell’accordo Vaticano-Cina, firmato nel settembre 2018, rimane sconosciuto, ma è noto che l’accordo permette alle autorità comuniste cinesi di scegliere i vescovi che saranno poi approvati dal Papa, contrariamente all’insegnamento cattolico. Nel suo articolo sui commenti di Sánchez, il Global Times ha definito l’accordo come “l’accordo provvisorio sulle nomine dei vescovi”.
Nell’agosto 2019, il Vaticano ha confermato la consacrazione del primo vescovo cinese dopo il controverso accordo.
Negli ultimi mesi, ci sono state segnalazioni che, oltre alla continua rimozione di croci e altri simboli religiosi dalle chiese, le autorità governative in Cina hanno iniziato a rimuovere i simboli cristiani dalle case private.
Un rapporto del governo statunitense, pubblicato nel gennaio 2020, ha rilevato che l'”intensità” della persecuzione religiosa, che non si vedeva “dai tempi della Rivoluzione culturale (di Mao, ndr)”, è legata alla firma da parte del Vaticano di un accordo segreto con il governo comunista cinese per dare al governo più potere sulla Chiesa nel Paese.
Ad aprile, un prete cattolico cinese di 60 anni è stato arrestato per essersi rifiutato di aderire alla “Chiesa cattolica indipendente”, gestita dallo Stato.
All’inizio di quest’anno, i cattolici in Inghilterra hanno chiesto che l’accordo del Vaticano con la Cina venisse “stracciato”, richiamando in particolare l’attenzione sulle ricerche presentate all’Onu dal gruppo londinese per i diritti umani, China Tribunal, sul coinvolgimento del governo cinese nella raccolta forzata di organi.
Papa Francesco, nel frattempo, ha ripetutamente invitato i cattolici cinesi ad essere “buoni cittadini”, oltre a dire loro di non fare “proselitismo”.
Padre Benedict Kiely, un sacerdote cattolico incardinato nell’Ordinariato personale di Nostra Signora di Walsingham, ha detto al giornalista cattolico Damian Thompson in un podcast pubblicato la settimana scorsa dallo Spectator che il governo cinese sta cercando di sostituire il culto di Dio con il culto dello Stato.
“E’ davvero un culto dello Stato”, ha detto Kiely. “È un culto della Cina stessa e quindi è stato imposto a tutti i gruppi religiosi in Cina, compresa la Chiesa cattolica”.
“Così, per esempio, le statue della Vergine Maria sono state rimosse dalle chiese cattoliche cinesi e le immagini del presidente Xi Jingping sono state messe in [quel] posto. Ora si cantano inni alla Madre Cina, piuttosto che a Dio, o a Cristo o alla Vergine Maria”.
Kiely ha detto che il Vaticano “sembra essere o estremamente ingenuo, o estremamente stupido, o peggio, immaginare che il Partito Comunista Cinese acconsentirà a qualsiasi cosa che sostenga o aiuti la fede effettiva in Cina”.
“Non ha niente a che fare con l’aiutare i cristiani cattolici cinesi a vivere la loro fede, si tratta di controllare i cristiani cattolici cinesi”, ha detto Kiely.
La collega giornalista Catherine Lafferty ha detto a Thompson che mentre personaggi come Lord Chris Patten, l’ultimo governatore britannico di Hong Kong, hanno parlato con forza delle violazioni dei diritti umani cinesi, “al contrario non c’è stato assolutamente nulla da parte del Vaticano. Non c’è stato assolutamente nulla da parte del cardinale Nichols. C’è stato solo un mortale dannato silenzio”.
Il cardinale Joseph Zen, l’ex vescovo di Hong Kong, ha descritto l’accordo del Vaticano con la Cina come un “tradimento della vera Chiesa“. Zen dice di aver visto il testo e che è “molto blando, in nessun modo offensivo per il governo cinese”.
In una recente intervista a EWTN, Zen ha sottolineato come l’accordo abbia portato alla legittimazione di sette vescovi della scismatica Associazione patriottica cattolica cinese che in precedenza avevano sfidato la dottrina della Chiesa e, ancora oggi, non mostrano alcun segno di pentimento o di gratitudine verso papa Francesco.
“Andavano in giro cantando vittoria”, ha detto. “Ora sono vincitori. Sono stati furbi a seguire il governo”.
A causa delle manchevolezze di questi sette vescovi e del fatto che ai vescovi cattolici clandestini fedeli a Roma è stato chiesto di farsi da parte per due di loro, Zen crede di avere ragione nel dire, come ha detto in precedenza, che Papa Francesco “sta dando le pecore ai lupi”.
Uno di questi sette vescovi, Zhan Silu, è ora vicepresidente della conferenza episcopale della Chiesa cattolica in Cina (scismatica e non riconosciuta dal Vaticano, ndr). Secondo quanto riferito, Zhan ha detto al Global Times che il rinnovo dell’accordo potrebbe significare “il passaggio da un accordo temporaneo a uno formale”.
“L’accordo è un collegamento chiave che assicura i legami Cina-Vaticano e potrebbe aiutare a spingere i legami verso il passo successivo”, ha detto.
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