Riprendo solo piccoli stralci di una lunga intervista rilasciata dall’arcivescovo Athanasius Schneider, ausiliare di Maria Santissima in Astana (Kazakistan), a Roseanne T. Sullivan su Homiletic & Pastoral Review (qui).
Eccola nella mia traduzione.
Domanda: Mi piacerebbe avere un suo pensiero su una scoperta inquietante che ho fatto l’anno scorso durante la recensione di un libro chiamato Index Lectionum, che mette a confronto quali passaggi della Scrittura sono inclusi nelle vecchie e nelle nuove forme della Messa. Spero che non vi dispiaccia un lungo preambolo alla mia domanda.
Ho scoperto che molti passi della Scrittura sono stati lasciati fuori dal nuovo lezionario triennale, soprattutto i passaggi che parlano di come ricevendo indegnamente il Corpo e il Sangue di Nostro Signore si è essere colpevoli della sua morte. Forse, come risultato, questi versi di San Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi non sono mai menzionati nelle discussioni sull’opportunità di permettere ad alcuni cattolici che vivono in unioni non benedette di ricevere la Comunione.
Lei conosce i versi, naturalmente, quindi non c’è bisogno che glieli ripeta.
I versi (1 Corinzi 11:20-22 e 27-32) (qui) non appaiono mai nel lezionario rivisto
“20 Quando poi vi riunite insieme, quello che fate, non è mangiare la cena del Signore; 21 poiché, al pasto comune, ciascuno prende prima la propria cena; e mentre uno ha fame, l’altro è ubriaco. 22 Non avete forse le vostre case per mangiare e bere? O disprezzate voi la chiesa di Dio e umiliate quelli che non hanno nulla? Che vi dirò? Devo lodarvi? In questo non vi lodo.
27 Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. 28 Ora ciascuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; 29 poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso, se non discerne il corpo del Signore.
30 Per questo motivo molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono. 31 Ora, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati; 32 ma quando siamo giudicati, siamo corretti dal Signore, per non essere condannati con il mondo”.
I cattolici che assistono alle Messe tradizionali latine sentiranno tutti quei versi essere letti almeno una volta all’anno se partecipano alla Messa del Giovedì Santo e sentiranno la maggior parte di questa stessa serie di versi nella festa del Corpus Domini, o in una Messa votiva della Santissima Eucaristia. Un cattolico che partecipa alle Messe di forma ordinaria non sentirà mai nessuno di quei versi. E’ angosciante per me che ad alcuni cattolici in matrimoni non benedetti, venga detto che possono ricevere la Comunione, quando san Paolo ha detto così chiaramente che le conseguenze per chi riceve l’Eucaristia indegnamente sono per lui, o per lei, quelle di essere colpevole del Corpo e del Sangue di Nostro Signore, e correre il rischio di ammalarsi e morire.
In un’introduzione all’Index Lectionum del Professor Peter Kwasniewski, ha affermato di ritenere che questi versi significativi siano stati deliberatamente omessi per gettare le basi dell’indebolimento della morale sessuale. Quali sono i suoi pensieri?
Schneider: È ovvio che l’omissione di questi versi aveva una politica e uno scopo, perché altrimenti non sarebbero stati omessi. Come è possibile ritagliare questi versi che la Chiesa ha sempre proclamato sin da San Paolo? Quindi, dietro a questo doveva esserci evidentemente un piano ideologico.
Dalla riforma della liturgia, e anche della vita ecclesiale dal Concilio, c’è stato un processo di protestantizzazione dell’Eucaristia. Significa che l’Eucaristia sta diventando sempre più – nella comprensione e nella pratica – un mero simbolo, di fraternità, di ospitalità, e quindi una sorta di mezzo sociologico: “Siate gentili con il vostro popolo”. È sempre più ridotto a un pasto dove non si può escludere nessuno. Secondo questa logica, va bene [includere tutti, anche chi è pubblicamente adultero], quindi non si può citare un tale verso [di quei versi di San Paolo contro la ricezione indegna dell’Eucaristia].
Ma tale atteggiamento è contrario alla dottrina di Nostro Signore, e a tutta la costante tradizione della Chiesa. Non è più cattolico.
Ora stiamo assistendo a questo processo che è iniziato dopo il Concilio (Vatincano II, ndr), non nel Concilio direi, non nei testi del Concilio, ma in seguito. C’è stata una crescita del relativismo teologico, non solo riguardo all’Eucaristia, ma una relativizzazione generale di tutta la dottrina cattolica.
Ora vediamo la logica conseguenza di questo atteggiamento nella richiesta che i pubblici adulteri siano ammessi alla Santa Comunione. E ora, solo la scorsa settimana, i vescovi tedeschi hanno chiesto che i protestanti siano ammessi alla Santa Comunione.
Sempre, naturalmente, in un primo momento, si dice “solo in alcune occasioni eccezionali”. E poi le eccezioni diventano la regola. Usano questa espressione “in occasioni eccezionali” come tattica per introdurre e promuovere una nuova pratica che alla fine diventerà una nuova dottrina. Questa progressione dall’eccezione alla pratica universale porterà infine ad una relativizzazione totale e ad una banalizzazione dell’Eucaristia.
Questa protestantizzazione dell’Eucaristia è un attacco alla Chiesa, perché l’Eucaristia è il cuore della Chiesa. Dobbiamo pregare, e fare tutto il possibile, per restaurare la Chiesa, dal suo cuore.
Domanda: Alla fine dello scorso anno, lei, con altri due vescovi kazaki, ha pubblicato un documento intitolato “Professione delle verità immutabili sul matrimonio sacramentale” , in cui si affermava che non è lecito ammettere alla comunione sacramentale cattolici divorziati e risposati, se non vivono secondo gli insegnamenti di sempre della Chiesa. Che cosa sta accadendo con questo documento?
Schneider: Tre di noi hanno rilasciato la dichiarazione sull’indissolubilità del matrimonio il 31 dicembre 2017, festa della Sacra Famiglia, in forma ordinaria.
E’ un inganno quello che si dice che la dottrina rimanga, ma la pratica può cambiare. No! Dobbiamo dirlo: “La pratica non può essere cambiata”.
Dobbiamo affermare pubblicamente la verità.
Possiamo solo formulare e affermare l’insegnamento immutabile della Chiesa e l’immutabile pratica. Non possiamo giudicare il Papa; il Papa non può essere giudicato da nessuno. Un vescovo o un Concilio generale non può giudicare il Papa. Ma un papa può essere giudicato da un papa successivo, e un Concilio successivo ….
Possiamo solo ammonire il Papa sempre con rispetto. Affermare la verità è una sorta di correzione indiretta del Papa e di ammonimento indiretto.
Ora abbiamo dieci vescovi in tutta la Chiesa che hanno dato pubblicamente il loro nome e hanno firmato (il documento, ndr). Ho parlato con altri vescovi e cardinali che hanno detto: “Sono d’accordo con il vostro testo, è del tutto buono, ma non posso firmare. Ho paura della persecuzione”. Così, ci sono un certo numero di vescovi e cardinali che sono veramente intimiditi. Ciononostante, concordano con la nostra dichiarazione e con il Dubia rilasciato dai quattro Cardinali.
Nella causa della verità non si tratta di numeri, ma della verità stessa che trionferà. Nel IV secolo, c’erano solo un paio di vescovi non Ariani, li si poteva contare sulle dita di una mano, ed anche così, erano sostenuti dai fedeli. Sant’Atanasio disse ai fedeli cattolici: “Gli ariani (i vescovi pubblici di quei tempi), hanno le chiese, i palazzi, ma noi abbiamo la fede”. Oggi, è vero allo stesso modo, hanno il potere amministrativo, ma noi abbiamo la fede. E questa fede è più potente; questo è ciò che durerà.
[…] è molto opportuno e molto necessario perché la confusione non fa che aumentare. Penso che i cardinali dovrebbero affrontare la questione del documento di Abu Dhabi e la frase […]