L’Arcivescovo Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma e Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha risposto alle controversie sul piano di ristrutturazione della facoltà e del curriculum (le materie di studio, ndr) dell’Istituto.

Un articolo dello staff del Catholic News Agency, nella mia traduzione.

 

Vincenzo Paglia

Vincenzo Paglia

 

L’Arcivescovo Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma e Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha risposto alle controversie sul piano di ristrutturazione della facoltà e del curriculum (le materie di studio, ndr) dell’Istituto.

“Saremo in grado di affrontare e superare le preoccupazioni e le esitazioni con cui è stata accolta la rinnovata struttura dell’Accademia, e potrei aggiungere della sua entità sorella, l’Istituto Giovanni Paolo II”, ha detto Paglia il 3 settembre alla Loyola Marymount University in California.

Paglia ha detto che la preoccupazione può essere superata attraverso la “solida e amorevole base teologica” delineata per l’Accademia in una lettera di Papa Francesco, scritta a gennaio per commemorare l’anniversario dell’Accademia (la Pontifica Accademia per la Vita, ndr).

Nella lettera, ha detto Paglia, “il Papa ricorda per noi la grande verità teologica che deve essere il nostro principio guida: tutta la creazione nasce dall’amore di Dio, un amore così profondo che è una famiglia, Padre, Figlio, Spirito Santo, e che è una famiglia così feconda da aver prodotto sulla terra una famiglia che la rispecchia”.

Paglia ha sottolineato che la scuola deve “partecipare al dialogo con tutti” nel mentre opera per compiere la sua missione. 

Nel suo discorso, Paglia ha parlato dell’importanza di una prospettiva cattolica nello studio della bioetica, dicendo che le differenze linguistiche e culturali, così come i diversi approcci teologici e filosofici, possono condizionare il modo in cui le materie sono studiate e insegnate, anche quando sono fondamentali per la fede cattolica.

Paglia ha riconosciuto il recente conflitto che ha travolto l’istituto pontificio, in seguito all’approvazione di nuovi statuti per la scuola nel mese di luglio, e ha ribadito gli obiettivi dichiarati dal Papa per la sua riforma.

I nuovi statuti sono stati emanati in risposta all’annuncio del papa del 2017 che avrebbe rifondato legalmente l’istituto per ampliarne il curriculum, da un’attenzione alla teologia del matrimonio e della famiglia a un approccio che comprenderà anche lo studio della famiglia dal punto di vista delle scienze sociali.

Dopo i nuovi statuti, studenti, alunni e docenti hanno espresso preoccupazione per il ruolo dei docenti nella nuova struttura di governo dell’istituto, per la riduzione dei corsi di teologia e l’eliminazione di alcune discipline teologiche, e per il licenziamento di alcuni docenti, in particolare di padre José Noriega e di Mons. Livio Melina.

I critici dei cambiamenti hanno espresso la loro preoccupazione per la diluizione dello scopo essenziale dell’Istituto, e un gruppo di 49 accademici (anche altri 189, vedi qui, ndr) provenienti da università di tutto il mondo ha scritto agli amministratori dell’Istituto chiedendo la reintegrazione della facoltà dimessa.

Ieri è stato riferito che il vicepresidente dell’Istituto ha proposto un compromesso tra amministratori universitari e docenti interessati.

Rilevando un’apparente “impasse” tra docenti e amministratori, padre José Granados ha suggerito una “proposta di soluzione costruttiva” in una lettera del 27 agosto a Paglia e al presidente della scuola, mons. Pierangelo Sequeri.

La proposta di Granados è di mantenere una cattedra di teologia morale fondamentale, che dovrebbe essere eliminata dalla facoltà universitaria, e di aggiungere una nuova cattedra alla facoltà universitaria per completarla.

Nel suo discorso di mercoledì, Paglia ha ribadito gli obiettivi dichiarati da Francesco nel rifondare la scuola, affermando che “il Papa vuole che l’Accademia, e l’Istituto, ampli il suo ambito di riflessione: non limitarsi ad affrontare situazioni specifiche di conflitto etico, sociale o giuridico; articolare un’antropologia che ponga le premesse pratiche e teoriche di un comportamento coerente con la dignità della persona umana; e assicurarsi che essa abbia gli strumenti per esaminare criticamente la teoria e la pratica della scienza e della tecnologia in quanto interagiscono con la vita, il suo significato e il suo valore”.

Concludendo il suo intervento, Paglia ha detto che “saggezza e audacia” sono essenziali per la missione dell’Accademia e dell’Istituto di “comprendere il nostro patrimonio di fede con una razionalità degna dell’uomo”. 

“È per questo motivo che l’Accademia e l’Istituto, senza abbandonare in alcun modo la tradizione e le realizzazioni dei loro fondatori, parteciperanno al dialogo con tutti – ha detto Paglia – “affinché lo sviluppo e l’uso delle straordinarie risorse di cui parla il Papa siano orientati a promuovere la dignità della persona e della famiglia umana alla luce dell’amore divino appassionato che l’ha creata e la condurrà in sicurezza a casa”.

 





 

 

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