“È ormai chiara la tendenza a sciogliere ogni riflessione, ogni posizione in uno schieramento: o ti vaccini o sei no vax e no green pass, o metti la bandiera ucraina alla finestra o sei putiniano, o sei un militante Lgbtq+ o sei omofobo. Anche se sei omosessuale. Basti ricordare cos’è successo a Mauro Coruzzi, in arte Platinette, quando osò criticare il Ddl Zan, definendolo una “puttanata colossale”. Apriti cielo, spalancati terra.”
di Mattia Spanò
È sin troppo facile rimarcare il fatto che i diritti ormai siano appannaggio delle “minoranze”. Queste “minoranze” esprimono spesso delle “devianze” (per citare il loro fan numero uno, Enrico Letta).
Una devianza, in statistica, è lo scostamento dalla distribuzione normale: gli scoiattoli in genere mangiano ghiande, se qualche scoiattolo mangia filetto alla Wellington affari suoi, si segnala la cosa e finis. Nemmeno in psichiatria il concetto di devianza ha la benché minima connotazione morale.
Dal momento che però viviamo nell’epoca trionfante dei farmaci altruisti e solidali, delle mascherine che non proteggono noi ma gli altri da noi, allora anche le “minoranze” sono portatrici di un’etica più sostenibile, equa, solidale e inclusiva, da cui discendono diritti a pioggia.
Meglio ancora, grandinano divieti, perché quando i diritti cominciano a cozzare fra di loro occorre giocoforza obbligare la maggioranza a sottostare ai diktat di minoranze agguerrite. Questo perché una “maggioranza normale” non presenta punti di frizione: essa appare uniforme, passiva, levigata dalla consuetudine. È l’eccezione dirompente che crea lo spazio per l’agire politico e culturale.
Tornando un attimo alle mascherine: attendo sempre che qualcuno mi dimostri come un dispositivo che non protegge me possa proteggere un mio simile da me, da un gatto o da un tir. Un tipo di cortocircuito, o fallacia logica, che veste perfettamente anche il tema dei diritti così come comunemente sentito: sono anch’essi, in qualche misura, una maschera messa alla barbarie dell’essere ciò che si è.
E invece. Hai l’alluce valgo, soffri di meteorismo o sei un ciccione sfatto? Sei “speciale”, vai protetto come un panda. Basta ottenere un briciolo di visibilità nell’agorà mediatica che ti qualifichi come “discriminato” – negli USA ormai è discriminatorio anche essere belli – e il gioco è fatto. Sostenibilità e (è) resilienza: la capacità di incassare queste cannonate all’intelligenza e l’ordine naturale delle cose.
C’è un “di più” nell’essere minoranza che però è precluso a chi non appartiene alla categoria: si suppone che i normali – per semplicità, tutti coloro che non sono ascrivibili a una “specialità” qualsiasi – godano di diritti inalienabili. Abbiamo visto e soprattutto esperito quanto questo sia vero nell’età dell’oro del green pass, di cui l’italiano più illustre dal Paleozoico ad oggi si è fatto alfiere.
L’italiano normale, medio, banale non gode di questi “nuovi diritti” perché non può – o sei negroide o non lo sei, o sei un pederasta o non lo sei, o sei nano o non lo sei. Di per sé, basterebbe questo a decretare la morte del diritto, la cui funzione principale è garantirti il minimo di tutela necessaria ad un essere umano per campare dignitosamente. Non in quanto gay, focomelico, negro, donna o shintoista, ma in quanto uomo. O uom*, o uomə, fate voi.
Dell’altro ieri una dichiarazione del segretario del partito gay, Fabrizio Marrazzo, che dice: “Ci sono almeno cinque parlamentari Lgbtq+ in FdI, tanti anche nel centrodestra. Devono dichiararsi. L’11 ottobre facciano coming out”.
Dice proprio così, Marrazzo: parlamentari Lgbtq+. Non omosessuali, ma militanti politici. Quinte colonne di una fantomatica fazione, o fronda, Lgbtq+. Compagni e compagne che hanno tradito. Che a questo punto non è più un movimento per i diritti di una minoranza ma una teoria politica. Coi suoi bei traditori, dissidenti, voltagabbana da mettere alla gogna.
Marrazzo, come del resto i sostenitori e le sostenitrici delle quote rosa, si guarda bene dallo spiegare in cosa l’essere omosessuale (o donna, o nero, o privo di un rene) dovrebbe certificare capacità o demeriti sul piano politico. E dunque per quale ragione un omosessuale non dovrebbe militare ed essere eletto in certi partiti.
Non gli interessa: denuncia apertamente degli infiltrati – secondo lui – nelle file del partito uscito vittorioso dalle ultime elezioni. Persone che dovrebbero ontologicamente abbracciare l’agenda politica di Marrazzo, viene il sospetto, e invece hanno altre opinioni politiche a giudizio di Marrazzo incompatibili con una certa parte politica.
L’aspetto insidioso non riguarda tanto la tendenza sessuale, ma il fatto che se uno o una sono “speciali”, titolari cioè di un surplus di diritti che possono esercitare o meno, abbiano l’obbligo di farlo. Diciamola tutta: alle porte del 2023, dei coming out di Tizio o Caia non frega più niente a nessuno. Posto che sia mai stato interessante, a parte per il circo mediatico abituato a definire “eroe” un operatore ecologico che soccorre un cane.
Ciò significa che un eletto omosessuale non solo dovrebbe dichiararlo, ma dovrebbe ipso facto – secondo Marrazzo il quale, ripeto, non fa alcun riferimento alla tendenza sessuale ma alla militanza Lgbtq+ – aderire ad un preciso codice ideale.
È ormai chiara la tendenza a sciogliere ogni riflessione, ogni posizione in uno schieramento: o ti vaccini o sei no vax e no green pass, o metti la bandiera ucraina alla finestra o sei putiniano, o sei un militante Lgbtq+ o sei omofobo. Anche se sei omosessuale. Basti ricordare cos’è successo a Mauro Coruzzi, in arte Platinette, quando osò criticare il Ddl Zan, definendolo una “puttanata colossale”. Apriti cielo, spalancati terra.
Scanso equivoci, il giochino di Marrazzo è vecchio come il mondo: occupa uno spazio con una polemica strumentale pro domo sua, per ritagliarsi un quarto d’ora di gloria catodica. E sin qui, nulla di male: così fan tutti. In altre parole, Marrazzo non è, con ragionevole certezza, un cripto-squadrista né un violento antidemocratico, ma un semplice cavaliere di tigri come ce ne sono tanti.
Il problema di queste affermazioni raccogliticce e piatte è che alla lunga abituano e legittimano le masse all’uso di simili scorciatoie. E che lentamente il pensiero unico diventi unico perdendo il pensiero. Tutto allora diventerà obbligo, la libertà un fardello insopportabile anche e soprattutto per le minoranze. Ognuno di noi è una piccola minoranza. Al di là di tutto, il dato di fatto è che non si può più essere discriminati in santa pace.
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Schierarsi è volgare, siamo tutti una minoranza a modo nostro, il coming out non interessa anzi non ha mai interessato nessuno…..
Il tuo profeta di riferimento è quello del sì sì e no no, quello che, a leggere il tuo testo sacro, non venne a portare la pace ma a separare le famiglie: non era un democristiano;
Fai parte di una chiesa che le minoranze le ha stroncate, finché ne ha avuto la forza: ancora vi lamentate degli scismi di mezzo millennio fa perché rimpiangete l’Unità;
L’omosessualità, ancorché diffusissima tra i prelati e i presbiteri, è stato un reato fino a 70 anni fa nell’Europa cristiana e se oggi il coming out è diventato ridicolo certo non lo è diventato grazie ai tuoi correligionari….
La tua chiesa ha o meglio aveva dogmi e catechismi da imparare a memoria: non era il bar sport
“non ha mai interessato nessuno” tranne le sinistre…E che lei sia schierato appare evidente. Che triste “volgarità”… ha proprio ragione…