Dopo l’articolo di ieri che raccoglieva numerose lettere sugli eventi avversi da vaccino, un post che merita di essere letto, ecco un’altra testimonianza ripresa dal profilo telegram del prof. Paolo Bellavite.
Mi chiamo Chiara, ho 33 anni.
Soffro, fin da bambina, di dermatite atopica e intolleranze/allergie alimentari; a parte questo, ero una persona in salute prima di sottopormi alla vaccinazione.
Dal 1° novembre 2021 – prima dose di vaccino Pfizer lotto FG3739 – sono in viaggio: come Ulisse, insieme a molti altri naviganti, sto cercando di tornare a Itaca. Il viaggio è lungo, spesso si incontrano Scilla e Cariddi, a volte Itaca si avvicina e a volte si allontana. Dopo 48 ore dal vaccino inizio ad avere secchezza delle fauci, intorpidimento alle giunture, tosse, mal di testa e bruxismo e dopo 72 ore prurito al petto, fiato corto, sensazione di calore all’ascella sinistra – sembrava di stare sopra i fornelli – e costrizione al braccio sinistro.
Dopo 5 giorni, visto che i sintomi si acuiscono e si aggiunge la parestesia della parte sinistra del viso, faccio il primo accesso al pronto soccorso; mi somministrano per via intramuscolo un antistaminico e i sintomi diminuiscono.
Dopo una dozzina di giorni riaffiorano manifestazioni che avevo avuto già nel 2019 (afte, tagli in bocca, sanguinamento gengivale, perdita dei capelli, dolore alle giunture, stanchezza e spossatezza generale) e in più una mai provata difficoltà di termoregolazione interna – non riuscivo a scaldarmi in alcun modo – che mi provoca spesso una sensazione di tremore generale.
Nel 2019 mi erano stati riscontrati gli ANA positivi (pattern granulare) e al tempo, vista la sintomatologia, mi era stato detto che sarebbe potuta insorgere una malattia autoimmune e che era necessario tenere monitorata la situazione. Fatto sta che dal 2019, attraverso un percorso alimentare e attività fisica, sono riuscita a mantenere i dolori sotto controllo. Dal 1° novembre 2021, dopo il vaccino, è come se qualcuno avesse “risvegliato il can che dorme”.
Nel frattempo, a dicembre 2021 contraggo il Covid, che peggiora la situazione di infiammazione già presente e lo stato di prostrazione del corpo.
Ad oggi permangono parestesie momentanee della parte sinistra del corpo, del collo e del viso. Inoltre, ho frequenti episodi di bruciore intenso e prurito che coinvolgono varie parti del corpo. Presento problemi a livello gastrointestinale e spesso ho anche dolore ai polpacci e avverto come delle piccole scosse elettriche intermittenti sotto le piante dei piedi.
Vivo uno stato di continuo affaticamento e debilitazione che interferisce con la mia attività lavorativa, al punto che ho dovuto rinunciare ad una parte di incarichi professionali.
Nonostante abbia già visto tre allergologi, un immunologo, tre neurologi e fatto due accessi in pronto soccorso non ho ancora né una diagnosi, né una cura né l’esonero totale dalle successive dosi. Naturalmente, prima di vaccinami ho fatto presente sia al medico di base che al medico vaccinatore la mia situazione clinica chiedendo, facendo riferimento al principio di precauzione, se fosse il caso di procedere con la vaccinazione. Non hanno avuto dubbi.
Nonostante la situazione, ho bisogno di credere nel potere rigenerativo del corpo. A 33 anni non si può pensare diversamente. Come altri, sto percorrendo varie strade diagnostiche e riabilitative per ridare respiro e energia al mio corpo sofferente.
Un’ultima cosa mi fa rabbia e contemporaneamente mi muove a compassione: più passa il tempo, più mi capita di confrontarmi con persone che hanno avuto effetti avversi anche peggiori dei miei; quello che è peggio è che spesso il loro viaggio verso Itaca è completamente in solitudine.
Questo è intollerabile, inaccettabile.
Quello che si chiede è di essere ascoltati, di non sentirsi dire “Signora, è solo ansia”; questa frase riecheggia nella maggior parte se non nella totalità delle testimonianze.
È indispensabile un principio di umanità, di presa in carico, da parte dei medici e dello Stato.
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