A quanto riporta la stampa, quest’anno il gala è stato co-sponsorizzato dal Vaticano. L’evento, infatti, ha introdotto una mostra che vede protagonisti una quarantina di paramenti sacri provenienti direttamente dalla sagrestia della Cappella Sistina. Essi sono stati ceduti in prestito fino a ottobre al Metropolitan Museum of Art. Si tratta di pianete, dalmatiche, piviali e altri paramenti sacri appartenuti ai papi degli ultimi due secoli.
Il Pontificio Consiglio per la Cultura, il cui presidente è il card. Gianfranco Ravasi, ha deciso di collaborare alla iniziativa. “Volevamo essere coinvolti e coloro che stavano dietro (all’iniziativa, ndr) avevano buone intenzioni”, ha detto un funzionario vaticano al National Catholic Register (qui). “Poiché il Met è una delle istituzioni culturali più significative del mondo, e il nostro compito è quello di coinvolgere il mondo, lo consideriamo importante”. Significativo il ruolo del card. di New York, Timothy Dolan. A sua volta, il padre gesuita James Martin, consultore del Segretariato per le Comunicazioni Sociali, i media del Vaticano, sembra abbia avuto anche lui un ruolo attivo nel promuovere l’evento, ed insieme al card. Dolan ha partecipato all’evento.
Il gala è un gala. Si sa. Se è americano poi…
Ma il rispetto e la sensibilità verso gli altri, soprattutto quando si parli di religione, rimangono comunque valori importanti e validi per una convivenza.
Quel rispetto e sensibilità che, a quanto pare, vengono mantenuti per altre religioni, Islamm in primis, ma non per quella cristiana.
Qualcuno, sulla rivista America, quella dei gesuiti americani, che sembra anch’essa abbia sponsorizzato in Vaticano l’evento, sarà invece contento perché ci vede “la volontà di impegnarsi con una religione in maniera sana e promettente in un clima in cui la polarizzazione è diffusa”. Come contento sarà anche il padre gesuita James Martin (si veda la foto del tweet). Sarà, ma a noi non sembra.
Qualcuno altro potrebbe pensare che quello avvenuto potrebbe essere considerato un modo intelligente di entrare nella turbolenta post-modernità. Sarà, ma quella che viene fuori è piuttosto una religione che, al meglio, viene trattata come un pezzo da museo, ovvero una specie di “Brazilian Carnival” o un “Halloween party”, in mezzo alle risate, al plauso. Anche di cattolici.
Tanti anni fa, durante il mitico Carosello c’era una pubblicità riguardante un purgante a confetti, che si chiamava FALQUI, pubblicità che si concludeva così: “FALQUI, basta la parola!”.
Oggi, dopo il gran gala del MET 2018, si potrebbe allo stesso modo dire: “TRASH, basta l’abito”.
(con una postilla: non è soltanto trash, è molto peggio!)
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