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di Mattia Spanò

 

Trascrivo uno scambio di messaggi avvenuto fra l’amico Giacomo Rondena (GR) e me (MS), depurati di qualche espressione da controllo parentale.

GR: Stavo finendo di leggere l’articolo che mi hai mandato sui russi al consiglio di sicurezza dell’Onu. Una cosa gravissima. Questi cosa sperano di fare? Al momento hanno irritato la Russia e la Cina, ma credo che fra un po’ il tappo salterà anche ad altri paesi. Quando te ne ritrovi contro una ventina, cosa fai? Ti inceneriscono. La vicenda degli uccelli è clamorosa. Sto guardando una serie su Sky Doc con Morgan Freeman, in cui si parla della scienza. Una serie del 2008-2010. Qualche sera fa è andata in onda una puntata in cui parlavano precisamente dell’uso di animali come veicoli di pandemie.

MS: Sì, perché se te la mettono giù bene nella fiction, quando accade nella realtà ti sembra normale, hai già elaborato. È lo story-telling. Si racconta tutto perché il racconto indora la pillola, ti calma, esattamente come le favole della buonanotte da bambini. Questa è grossa davvero: come dici tu, ti ritrovi i paesi Brics, l’Iran, addirittura il Pakistan nonostante la compresenza dell’India, coalizzati contro. Con Ungheria e sullo sfondo Romania, Bulgaria e Serbia – extra UE ma geograficamente e culturalmente europea – hai il “nemico” in casa. Brasile, Sudafrica… cosa fai: mandi armi a tutti, bombardi tutti? Con l’Africa che si riposiziona in quattro secondi, e a parte questo è un bacino di materie prime intoccabile. E Von der Leyen che manda gli ispettori a Bucha. Manda, manda…

GR: Una cosa sono riusciti a tirar fuori da questo macello gli americani – alla fine sono loro -: hanno unito sotto un’unica bandiera tutti quelli che si stavano sulle balle. Probabilmente è dai tempi di Kissinger che pianificano tutto questo. Quello che hanno calcolato male è che i politici messi ad eseguire il compito, a partire da Obama, non sono all’altezza del compito. Biden è unfit, inadatto, e la gente se ne accorge. Insomma li hanno riuniti sotto il vessillo dell’anti imperialismo americano. Russia e Cina, nonostante il comunismo, si guardavano in cagnesco. Pakistan e India sono settant’anni che si tirano bombe in testa. Sono perfettamente d’accordo. Parli giustamente dell’Ungheria: ieri Orban ha stravinto. I Dem si stanno già spellando mani e cervello “ah, si è fatto la legge elettorale ad hoc”. Ah sì? E voi che governate da vent’anni e ogni volta che si va a votare non si può finché non si riscrive la legge elettorale? Lo dicono apertamente, da bravi peracottari. Come facciamo a dargli ancora credito non so. Basta ascoltare i titoli di testa di un Tg per capire che ti prendono in giro. Non solo Ungheria, poi: si è votato anche in Serbia, e ha rivinto Vucic. Se butta male e la Serbia come sembra prenderà le parti della coalizione filo-russa, allora siamo il primo bersaglio. Da dove sono partiti gli aerei che hanno bombardato Belgrado? Chi ha usato l’uranio impoverito? Anche la Russia potrebbe mettere in pista una proxy-war, una guerra per procura, con alleati terzi che perseguono obiettivi primari della Russia. Come hanno fatto gli Stati Uniti in un passato non troppo lontano, e come fanno oggi in Ucraina. Pensi che i serbi abbiano dimenticato? Non credo proprio.

MS: Sai come siamo arrivati a questo punto? La politica occidentale si è convinta, piano piano, di aver messo in piedi un sistema talmente perfetto da andare avanti per forza d’inerzia, in grado di assorbire tutti gli urti in virtù di una superiorità tecnologica e morale del tutto presunta. Qui si teorizza d’impostare la vita sugli algoritmi, la fine della democrazia, il transumanesimo. Siamo alla follia conclamata. L’errore che la Storia, se fosse un’entità viva, secondo me non ti perdona è questo: l’aver campato di rendita, l’aver pensato di poter dire e fare la qualunque perché tanto, secondo la teoria della fine della storia di Fukuyama, tutto è già scientificamente stabilito, irreversibile. Non ci saranno più rivoluzioni a parte quelle che fanno loro, niente più crimini a parte quelli che commettono loro o che loro decidono esserlo. Un tragico peccato di tracotanza. Si sono illusi circa le magnifiche sorti e progressive, tutto va bene madama la marchesa – per loro e secondo loro – e che non potesse frapporsi ostacolo fra loro e il naturale sbocco positivo delle cose. Questo errore, che è un errore di tipo filosofico, storico e culturale, prima o poi presenta un conto salatissimo.

GR: Torniamo a Morgan Freeman. Qualche sera fa teorizzava appunto la possibilità di usare pennuti per scatenare pandemie. Ieri sera parlava di quale fosse lo scopo della vita, la botanica, la biologia, l’evoluzionismo eccetera, concludendo che lo scopo della vita sia la trasmissione della conoscenza in termini di train e meme. Cose che noi canonizziamo, tipo bussare ad una porta chiusa, che è un meme. Il punto è che i train – dei meme grossi – vengono creati dai computer, per cui ad un certo punto secondo loro non servirà più l’uomo per creare la trasmissione delle informazioni. Teorizzano che la sfida non sia trasmettere il corredo genetico, ma le informazioni. Te l’ho spiegato malissimo, ma fa rabbrividire. La questione del transumanesimo è tutta qui: stanno cercando di superare l’uomo. L’errore storico che fanno è pensare che tutti possano ragionare allo stesso modo. Sul piano culturale, questo non è possibile. Il mondo, grazie a Dio, è grande e vario, e ci sarà sempre qualcuno che la pensa diversamente da te. A livello di corredo genetico potete essere perfettamente identici, ma poi è la storia, la cultura, la vita che ti rendono diverso dalla copia.

MS: Tutte queste belle teorie, non tanto belle e nemmeno tanto teorie – lavorano per metterle in atto, ma l’impianto epistemologico è scadente – hanno un altro limite: sono tutte fondate su presupposti artificiali. È una stratificazione di artifici senza nulla di naturale. Fino a prova contraria, la natura ha una sua prevalenza. Anche procedere impilando artifici, se ci pensi, è un presupposto culturale debolissimo. Un sistema interamente basato su server e robot richiederebbe risorse energetiche enormi. Se anche tutte le nostre conoscenze e coscienze si trasferissero in rete, ad un certo punto questa avrebbe un deperimento fisico. Allora devi creare un mondo di macchine che riparano altre macchine che alimentano altre macchine che assistono altre macchine. Diceva di recente uno scienziato di cui non ricordo il nome che in fondo all’intelligenza artificiale c’è il buio. La macchina viene programmata da pregiudizi. Tu presupponi lo scenario, la macchina diventa autopoietica all’interno di quello scenario stabilito, quindi lo scenario si auto avvera. Ma se metti il vaso di fiori vicino alla finestra, crolla tutto. Culturalmente, economicamente, socialmente, perfino affettivamente siamo tutti vittime di questo abbaglio colossale. Sto uscendo da un supermercato pieno di merci senza nessuno dentro. Cammini in mezzo alle corsie in mezzo a questo florilegio di prodotti, con la musichetta in sottofondo. Prova a immaginare questa scena e proiettarla al tempo degli antichi romani: ci avrebbero guardato pensando che siamo pazzi da legare. Forse non ci riconoscerebbero nemmeno come esseri umani. Per quale motivo io non devo più cacciare, coltivare, cucinare e devo trovarmi una varietà enorme di cibi nella vaschetta di polistirolo? Come se non bastasse, c’è la musichetta, come fossi a teatro o al cinema o alla festa del paese. Pensa anche alla banalizzazione dell’arte. La musica cos’è oggi? Un riempitivo che ti distrae al supermercato.

GR: L’errore, la grande rovina del ‘900, è stato aver sottovalutato la morte di Dio in Nietzsche. Noi abbiamo confinato il problema della morte di Dio nelle due guerre mondiali, pensando che il peggio fosse passato. Il problema è che è accaduto l’esatto contrario. La vera Caporetto del pensiero germinale si consuma prima, dopo e nello spazio fra le due guerre. Non è una questione etica, è un fatto filosofico. Ad un certo punto l’uomo ha veramente pensato di sostituirsi a Dio, e non solo: che fosse possibile creare un universo a propria immagine e somiglianza. L’universo, il mondo, la vita. Questo è il gravissimo errore. Puoi chiamarlo Dio, Gesù Cristo, Buddha, chiamala natura se vuoi, ma la forza, l’energia che governa il mondo non può essere sostituita dal pensiero umano, perché semplicemente ancora oggi non la comprendiamo e non la conosciamo, ci è preclusa. Avere la pretesa di fare questa sostituzione è un’arroganza terrificante. Nel corso della storia, l’arroganza si paga. È la hybris, fratello mio. Stiamo peccando di hybris. Siamo diventati arroganti, tracotanti, presuntuosi, ignoranti. È la fine della civiltà occidentale come l’abbiamo conosciuta. Non la fine dell’uomo. Dicevo ieri sera con mia moglie, anche sul Covid: per ignoranza, per abitudine… vedi anche la guerra, un mese fa erano tutti a stracciarsi le vesti, adesso è diventata una cosa normale. L’uomo moderno si adatta velocemente a qualsiasi situazione, la fa invecchiare all’istante, questo perché tutto si è accelerato grazie a internet. Non fai in tempo ed elaborare un’informazione che viene immediatamente sovrascritta da un’altra. Non puoi fermarti, tirare una linea e dare un giudizio critico – anche perché il giudizio dà fastidio. Forse adattamento non è la parola giusta. L’adattamento presuppone anche un adattamento fisico: voglio vedere se l’inverno prossimo avremo le chiappe ghiacciate come ci adatteremo. Non sappiamo più far andare le mani, ne abbiamo parlato tante volte. Dal punto di vista dell’adattamento cognitivo, per ignoranza, per incapacità, perché siamo bombardati da informazioni, riusciamo a rendere banale qualsiasi cosa in un tempo brevissimo. Questa si può rivelare un’arma a doppio taglio, per chi ha pensato bene di tirare su queste teorie strampalate. Se ti adatti con la testa, il corpo segue. Se ti adatti con il corpo ma non con la testa, muori. È un problema perché se l’uomo si adatta vuol dire che sopravvive. Si tratterà poi di imparare dagli errori. Saremo qua a vederlo? Non lo so e non mi interessa. Il progresso, soprattutto tecnologico, ha sostituito Dio. Che il progresso sia il progresso della comunità è l’altra grandissima balla che raccontano. Abbiamo complicato cose semplici e semplificato cose complesse. Il livello universitario è crollato, prima dai nostri genitori a noi, e poi da noi a quelli con qualche anno di meno. Il tempo fra uno scadimento e l’altro si accorcia. Fino a cinquant’anni fa esisteva la levatrice: non c’era bisogno dell’università per far nascere i bambini o coltivare i fiori. Adesso ci sono le facoltà di giardinaggio. Vuoi canonizzare le conoscenze? Benissimo. Ma si stabilisce un canone per alzare il livello, non per farlo precipitare. Il sapere è parcellizzato, coibentato. Al di fuori della propria specializzazione, nessuno sa una mazza.

MS: Sostituirsi a Dio è il peccato originale come descritto nella Genesi. Forse il progresso tecnologico lo accentua e lo rende, lasciami dire, ancora più illusorio. Il peccato stesso è illusorio, in fondo è la grande illusione di diventare come Dio. C’è un’esaltazione terminale: se la guardi in una prospettiva storica, gli imperi culturali crollano all’apice del loro splendore e forza, nel momento in cui il sistema di potere comincia a pensare di aver raggiunto lo scopo che si era prefisso. Per citare l’autore de Il tramonto dell’Occidente, Oswald Spengler, noi adesso ci troviamo alla mezzanotte dell’Occidente. Forse addirittura alle tre del mattino dell’Occidente – l’ora del diavolo, perché esattamente agli antipodi dell’ora del sacrificio di Cristo. La questione della morte di Dio: mi pare che Nietzsche ne parli in termini di rimorso, più che di esultanza. Questa sfumatura interpretativa è minoritaria. Ci ritrovo dolore, amarezza, certamente anche rabbia e accusa, ma non compiacimento. Ti ricordi quando Augusto Del Noce parlava di nichilismo gaio? L’Allegria di naufragi di Ungaretti sotto le bombe. La strana ebbrezza che travolge tutti. Fai un’ottima analisi. Non originale, ma piantiamola anche con la fissa di dire cose originali che alla fine si rivelano delle boiate. Bisogna sguainare le spade per difendere il fatto che le foglie sono verdi in estate, scriveva Chesterton. La mezzanotte dell’Occidente è il tentativo di chiamare il male bene, e bene il male. C’è una completa e convinta ignoranza dei fatti. Il fatto non è morale. Rompersi un piede o mangiare cappesante non è morale: o arreca dolore, o arreca gioia. La nostra società rifiuta la morte e il dolore, e li rifiuta, bada bene, nel momento in cui sta morendo. Come Capaneo bestemmia Dio dal profondo dell’inferno, noi bestemmiamo la morte morendo. Non interessa più la realtà come si presenta, ma come potrebbe diventare. Realtà ciò che deve moralmente essere sempre un metro più in là, sempre domani. Sempre cose che non vanno a cui rimediare, sempre da fare, cambiare, inventare. Questo estenuante calciare il barattolo, sognare il mondo perfetto, edenico, nel 2030 non avremo nulla ma saremo felici… ma chi l’ha detto? Tutto si compie e si perpetra nella rimozione brutale di ciò che è la natura umana. Il cristianesimo ha la pretesa di dire che Dio si è reso carne e sangue, e ha vinto la morte. Questo non va più bene per tutti, anzi non è mai andato bene per tutti. Non è questo il problema. Casomai, il fatto di giudicare come sei stato creato, tu e il mondo. Pensare che sei stato creato male, che sei sbagliato, e il mondo lo stesso. La differenza rispetto al passato è che forse un tempo si costringevano i corpi. Oggi si mira alla psiche, agli spiriti. Questo, se permetti, è ancora più pericoloso e distruttivo dei campi di concentramento nazisti – non si può dire perché ti saltano alla gola, perché la maggioranza delle persone è convinta che toccare i corpi sia più grave che minare gli spiriti. Eppure devi fare uno sforzo e sostenere un costo per uccidere un uomo. Se ne mini lo spirito, si ucciderà da solo.

 

 

 

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