
di Brunella Rosano
San Giuseppe dovrà farsene una ragione. E anch’io! Ero convinta, convintissima, che marzo fosse dedicato alla memoria di San Giuseppe e invece apprendo dal settimanale DIOCESANO (appositamente in maiuscolo) che marzo è il mese della donna, scritto a caratteri cubitali in prima pagina ….
Non ho letto il resto per cui magari gli articoli gravitavano tutti sulla figura di San Giuseppe ed il titolo fungeva solo da richiamo …. Sarà il nuovo indirizzo della chiesa “in uscita”
Anche Il Timone, mensile di fede e ragione, a dir la verità, “scivola” su marzo e le donne. Giuliano Guzzo a pagina nove inizia uno dei suoi scritti con: “Marzo, mese femminile per eccellenza…”
Nella realtà della vita della Chiesa, quella tradizionale, “rigggida”, “indietrista” (neologismo bergogliano), marzo è il mese interamente dedicato al culto di San Giuseppe. Un mese, non solo il giorno 19 (quest’anno il 19 è domenica per cui la festa liturgica cade il 20) in cui celebriamo anche i papà.
Si capisce tanto onore se si pensa e si comprende il ruolo che Sam Giuseppe ebbe nel disegno divino della nostra Redenzione. Sovente Giuseppe viene raffigurato come un uomo decisamente maturo, con i capelli bianchi: più un nonno che un padre! E’ probabile che Giuseppe avesse qualche anno in più di Maria, secondo gli usi del tempo, ma non certamente un nonno. Come avrebbe potuto, un uomo anziano, prendersi cura in modo adeguato di una moglie ed un Figlio? Ricordiamo che la Sacra Famiglia fu costretta ad emigrare in Egitto per sottrarre Gesù all’ira di Erode! Dio stesso ha affidato a San Giuseppe ciò che aveva di più caro: il Suo figlio prediletto!
Leggo e copio dal Messalino edito dalla casa editrice Shalom: “Tra i molti aspetti della sua meravigliosa testimonianza, un accento particolare va dedicato al suo silenzio. Il suo è un silenzio permeato di contemplazione del mistero di Dio, in atteggiamento di totale disponibilità al suo volere. Il silenzio di Giuseppe non manifesta un vuoto interiore, ma al contrario, la pienezza di fede che porta nel cuore e che guida ogni suo pensiero e ogni sua azione. Un silenzio grazie al quale, all’unisono con Maria, custodisce la Parola di Dio; un silenzio intessuto di preghiera fedele, di affidamento alla sua volontà e di abbandono fiducioso alla sua provvidenza. La vita di Giuseppe, trascorsa nell’obbedienza alla Parola, è un segno eloquente per tutti noi, discepoli di Gesù”.
Alcuni anni fa lessi a casa della nostra primogenita, Federica, un racconto su Giuseppe, scritto dalla dottoressa Silvana De Mari. Un libretto purtroppo ingoiato dal trasloco avvenuto alcuni anni dopo. Giuseppe viene presentato come un giovane che, avendo appreso che la sua promessa sposa è incinta, si dà alla fuga. E fuggendo pensa e ripensa, si arrabbia per il tradimento, possiamo immaginare quale turbinio di pensieri agiti la mente e il cuore del giovane! Poi, pian pianino, l’ira diminuisce e comincia a pensare a Maria che comunque ama, a cosa le succederà se la lascia da sola, alla cattiveria della gente che la svergognerà pubblicamente (le malelingue sono sempre esistite e sempre esisteranno) e allora non resiste, non può permettere che Maria venga oltraggiata, che subisca quelle umiliazioni… e quindi decide di tornare sui suoi passi e di adempiere al suo dovere, di prendersi in carico Maria ed il Figlio che ha accolto nel suo grembo.
San Giuseppe è un grande! Credo che in tutte le nostre famiglie ci sia uno zio, un nonno che si chiami Giuseppe. Almeno una volta succedeva spesso che ci fossero più Giuseppe nella parentela. Ora il nome è un po’ in disuso. Si preferiscono i nomi stranieri o semplicemente strani.
Dedicata a San Giuseppe ci sono tantissime preghiere. Alcuni anni fa ho scoperto “il Sacro Manto”. Non so chi ringraziare, se Costanza Miriano, o una delle mie figlie (forse Federica; Irina mi ha insegnato la devozione delle tre Ave Maria; Clarissa quella di Santa Brigida. Ho delle figlie molto devote!).
E’ una bellissima preghiera. Sembra lunga (in realtà bastano venti minuti, minuto più, minuto meno, diciamo una mezzoretta e non se ne parli più). La lunghezza dipende dal fatto che è difficile impararla a memoria. La recita del Rosario dura di più, ma ha il vantaggio di poterlo recitare a memoria, senza ulteriori supporti, perché per contare le Ave Maria possono bastare le proprie dita delle mani (io devo usarle tutte e due le mani, se no, presa dall’estasi, non dalla distrazione, non ricorderei se è la prima cinquina o la seconda!).
Il Sacro Manto è veramente una bella preghiera. Diciamo che è impegnativa: non solo perché occorre leggerla, ma anche perché richiede la perseveranza di trenta giorni! Però la tecnologia ci viene in soccorso con gli audio: cosicché è possibile ascoltarla e seguirla mentre si fa altro… San Giuseppe capisce e apprezza la buona volontà. Soprattutto per chi lavora ed ha famiglia non sempre si riesce a trovare la mezz’oretta necessaria di tranquillità.
Il Sacro Manto è composto da più parti. Inizia con la recita del Vieni Santo Spirito e del Credo; poi c’è l’”offerta” alla fine della quale si formula la richiesta della grazia che si chiede. E qui ho fatto una piccola licenza: visto l’impegno non indifferente che il Sacro Manto richiede, normalmente le grazie richieste sono “alcune e variabili”, cioè sono numerose e possono aumentare nel corso dei trenta giorni, a seconda della necessità. Per ricordarmi la variazione ho evidenziato l’espressione “la grazia che domando” così recito subito “le grazie che domando”. Poi ci sono sei “orazioni” intervallate da tre Gloria al Padre oppure dal “Pater Ave Gloria”, dipende dalle versioni. Le “pie suppliche” sono bellissime: si prega San Giuseppe perché intervenga presso Gesù affinché venga nella nostra mente e la santifichi, nel nostro cuore e lo infiammi di carità, …..; perché ci ottenga il suo santo amore, la pace dell’anima, la mitezza di cuore, di sopportare con pazienza le difficoltà della vita, la fortezza nel portare le croci (chi non ne ha?), il distacco dai beni di questa terra,….. e tante altre ..
Seguono le invocazioni (due preghiere brevi), le litanie (= invocazioni) e la preghiera di chiusura del Sacro Manto. Nella recita delle litanie ho fatto la seconda modifica. Ad un certo punto c’è l’espressione: “amante della povertà” ed io ho aggiunto “evangelica” per due motivi: primo, perché la povertà non è solo materiale, ma anche intellettuale, culturale, di rapporti,.. si può essere ricchissimi di soldi, ma poveri dentro. Secondo: la povertà può essere amata se la si è scelta. Sicuramente i santi che hanno rinunciato alle ricchezze (san Francesco, ma non solo) hanno amato la povertà in quanto frutto di libera scelta e via privilegiata per arrivare a Dio. Ma se una madre, un padre di famiglia non ha di che sfamare i propri figli, dubito che amino “sorella povertà”!
Garantisce l’efficacia della preghiera santa Teresa d’Avila che ha detto ed ha lasciato scritto nelle sue memorie: “Qualunque grazia si domanda a san Giuseppe verrà certamente concessa”. Più di così…….
Nella nostra Chiesa parrocchiale c’è una statua di san Giuseppe e mi piace recitare la preghierina imparata da piccola, rigorosamente con il rispettoso “voi”: “San Giuseppe il cuor vi dono, sempre a voi ricorrerò. Non lasciatemi in abbandono finché il Ciel raggiungerò”, ricordando nella preghiera tutti i Giuseppe, i Pino, i Beppe e le Giuseppine che conosco: il loro santo protettore li custodisca sempre…
Per cui: marzo è il mese dedicato a San Giuseppe. Punto.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. Sono ben accolti la discussione qualificata e il dibattito amichevole.
Sostieni il Blog di Sabino Paciolla
Scrivi un commento