Giussani don Luigi
don Luigi Giussani

 

 

di Giuliana Ruggieri

 

La gente che ha costruito Sant’Ambrogio a Milano era povera perché era certa di alcune grandi cose, più grandi anche della bellissima costruzione che erano stati capaci di erigere; qualcosa che, proprio perché più grande, dà la capacità di costruire grandi cose. Soltanto qualche cosa di oltre permette all’uomo di costruire sempre di più, di superare se stesso anche nella bellezza di ciò che crea. […]

«Certezza di alcune grandi cose»; certezza di alcune grandi cose che permetterà la grande costruzione del tuo rapporto con la donna o con l’uomo; certezza di alcune grandi cose che permetterà l’architettura d’un tuo intervento nella società, che permetterà al tuo lavoro di ergersi ai tuoi occhi come una cosa bella, utile. È solo la certezza di alcune grandi cose che permette all’uomo di organizzare lo spazio e costruire una architettura. Se non diventa opera d’arte, il tocco che l’uomo porta sulle cose non è umano, è meccanico; l’arte introduce nella manipolazione meccanica il riverbero ideale – l’«arte [che] a Dio quasi è nepote», diceva padre Dante –. Soltanto che l’arte, come riverbero dell’ideale, rimane un livello estetico, perché non salva niente; e diventa più malinconico il viverci, per uno che ci pensa.

Solo ciò che salva è una bellezza buona, che non teme il tempo che passa, non teme il dolore e non teme la morte.

 

 

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