Antonio Gramsci
Antonio Gramsci

 

 

di Pierluigi Pavone

 

“Il cattolicesimo democratico fà ciò che il comunismo non potrebbe: amalgama, ordina, vivifica e si suicida”. Per quanto possa sembrare scomodo, inopportuno o surreale, sembrano essere queste le uniche profezie marxiste che si siano avverate!

Si tratta di un commento che Gramsci fece nei confronti dei cristiano-popolari. Era la fine del 1919. Poco più di un anno dopo, avrebbe guidato – a Livorno – la nota scissione dai socialisti. Ma a distanza di qualche altro mese l’altro diversamente socialista – Benito Mussolini – sarebbe stato incaricato da Vittorio Emanuele III di formare un nuovo esecutivo, che avrebbe determinato nel gennaio del 1925 la nascita del Regime Fascista. Con il PCI, il Fascismo condivideva, oltre alle radici socialiste, anche i natali di partito: 1921, cento anni fa!

Ma Mussolini non fu Giolitti. Quest’ultimo cercò fino all’ultimo l’intesa con il socialismo italiano, ma fallì perché la scissione comunista del 1921 non determinò la vittoria della linea riformista e conciliatrice di Turati: nel PSI (fondato un anno dopo della Rerum Novarum di Leone XIII) restò maggioritaria la vocazione rivoluzionaria. Solo negli anni Settanta, Craxi diede la vera svolta anti-marxista. Mussolini, una volta al potere, non diede minima libertà né ai socialisti né ai comunisti. E neppure ai cristiano-popolari, in intesa – aspetto non marginale – con chi nella Chiesa riconosceva, in qualsiasi espressione comunista (politica, sociale o religiosa che fosse) una perversione satanica. E in qualsiasi riconduzione del cristianesimo a morale mondana di fratellanza e solidarietà un pericolo di apostasia.

All’epoca, era la linea maggioritaria e l’avversione dottrinale era contro il Modernismo, che aveva nel socialismo solo una (potenziale) ramificazione di alleanza e senso di (teologica) liberazione (ne avevamo parlato qui). E forse neppure quella determinante. Almeno fino agli anni Sessanta.

Fino a quando non impareremo a distinguere “gnosticismo antico” e “gnostico moderno”, (qui una utile sintesi ) non riusciremo mai davvero a capire la capacità di sovversione e sviluppo anti-cattolico della Gnosi, accontentandoci di astrattismi critici. Il Modernismo (che è una teologia in grado di combinare e conciliare le due forme – antica e moderna – dello gnosticismo, come approfondito anche qui) era – ed è! – molto più profondo, capace di snodarsi e confondersi sia con il luteranesimo sul piano liturgico (la negazione del sacerdozio e del Sacrificio espiatorio), sia con l’umanesimo gnostico sul piano antropologico (l’annullamento del peccato e del Giudizio a favore della universale divinità dell’uomo), sia con l’evoluzionismo storico e teologico sul piano pastorale (l’identità tra Spirito Santo e spirito del mondo).

Ora, se tutto questo si è affermato oggi in modo generale e maggioritario, c’è da rilevare come proprio l’analisi di Gramsci sia stata quella più lungimirante. In epoca non sospetta.

Quello che però il buon marxista sardo non aveva previsto era la riconduzione del cattolicesimo a slancio utopico-rivoluzionario (e non più avversato come oppio dei popoli). Ma Gramsci aveva ben altri riformismi a cui opporsi. E scelse la scissione prima e subì la prigione dopo. Perse. E il comunismo italiano non fece mai la rivoluzione. Neppure con Togliatti (quando Stalin impose più di tutti assoluta fedeltà agli accordi di Yalta del 1945) e senza neppure poter prevedere Berlinguer e Aldo Moro: altro compromesso osteggiato più dai politici oltre-atlantico che dagli ecclesiastici oltre-tevere…

Fu invece il Modernismo cattolico molto più efficace strategicamente. Con l’ambiguità e senza nessuna formale scissione ha pervertito molto più radicalmente il cattolicesimo

E ormai ha assorbito come propria stessa linfa vitale lo stesso socialismo. 

 

 

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