Accade che nella mite Svizzera, un vescovo, Marian Eleganti, commentando in un’intervista alla televisione cattolica EWTN il rapporto del Grand jury della Pennsylvania, quello che ha messo in luce che oltre 1.000 ragazzi per la maggior parte nella fase post-puberale sono state vittime di abusi da parte di 301 sacerdoti, ha detto che la maggior parte dei preti che hanno abusato erano omosessuali. Infine, ha aggiunto che sarebbe cieco negare che la Chiesa non ha problemi di omosessualità.
Il vescovo, però, è stato subito criticato da almeno due diocesi, le quali hanno preso le distanze dalle sue dichiarazioni.
Il cancelliere della diocesi di San Gallo, Claudius Lauterbacher, in un’intervista pubblicata domenica dal quotidiano nazionale svizzero Der Tages-Anzeiger, ha affermato che le dichiarazioni pubbliche di Eleganti non sono accettabili e potrebbero causare un aumento dell'”omofobia”. A suo parere, gli abusi avvenuti in Pennsylvania sarebbero “abusi di potere – e non di omosessualità”. Le critiche di mons. Eleganti potrebbero “far sentire gli omosessuali discriminati. Non spetta alla Chiesa giudicare queste persone”.
Allo stesso modo, la diocesi di Basel, con un post su Facebook, scrive: “E’ intollerabile che la questione delle violenze sia collegata alla questione dell’omosessualità (…) E soprattutto danneggia le persone omosessuali nella loro dignità, il che è inaccettabile”.
A questo punto il vescovo Eleganti ha dovuto fare un comunicato pubblico, che vi riporto, nella mia traduzione.
Il tabù omosessuale è parte della copertura.
Il rapporto John Jay Report del 2010 sugli abusi sessuali nella Chiesa negli Stati Uniti mostra che, nell’arco temporale degli ultimi sessant’anni, l’81% delle vittime era di sesso maschile. Pertanto, la stragrande maggioranza dei maltrattamenti sono omosessuali. Il Rapporto Finale della Commissione Reale [australiana] dell’anno 2017 è giunto a risultati simili.
Questi sono fatti che non possono essere discussi in pubblico, sono un tabù a cui molti leader della Chiesa si inchinano ora, indicando invece il clericalismo come il problema alla radice del fenomeno. Nessuno nega che il clericalismo gioca un ruolo, ma è comunque dimostrato nella Chiesa che coloro che hanno abusato sono principalmente omosessuali. Il sottacere questo fatto è un’ulteriore forma di occultamento che purtroppo viene commessa anche dai rappresentanti della Chiesa in Svizzera. Chiunque ne parli in pubblico, viene diffamato e psico-patologizzato come omofobo.
In un documento pubblicato nel 2016, Papa Francesco ha confermato di non accettare nei seminari che omosessuali attivi, uomini con profonde tendenze omosessuali, né coloro che sostengono la cosiddetta “cultura omosessuale”. Questa istruzione era già stata stabilita nel 2005 da papa Benedetto XVI.
Mi aspetto che i responsabili della Chiesa seguano questa istruzione e agiscano di conseguenza. Parte di essa è l’ammissione pubblica che nel clero della Chiesa abbiamo avuto a che fare ormai da decenni con criminali prevalentemente omosessuali. Con tutto il rispetto verso le persone con un’inclinazione omosessuale che non commettono abusi sessuali, non aiuta a chiudere gli occhi di fronte ai fatti quando si tratta di aggressioni sessuali. Senza piena trasparenza e veridicità, non ci sarà un’indagine credibile, né una prevenzione efficace.
+Marian Eleganti
Vescovo ausiliare di Coira
Fonte: LifeSiteNews
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