Di seguito segnalo all’attenzione e alla riflessione dei lettori di questo blog l’articolo scritto da Phil Lawler e pubblicato su Catholic Culture. Visitate il sito e valutate liberamente le varie opzioni offerte e le eventuali richieste. Ecco l’articolo nella mia traduzione.
Alcuni anni fa, durante una conferenza interreligiosa, ho iniziato una conversazione con un importante religioso musulmano. Probabilmente era divertito dal mio goffo tentativo di salutarlo correttamente, usando una delle poche frasi di arabo che conosco. In ogni caso è stato cordiale, abbiamo parlato spesso nei giorni successivi e quando la conferenza si è conclusa ci siamo seduti insieme alla cena finale.
Durante il pasto l’imam – di cui purtroppo non ricordo il nome – mi ha chiesto informazioni sulla mia formazione. (Quando ha saputo che il padre di mia moglie era egiziano, si è incuriosito e mi ha chiesto se mio suocero fosse musulmano. Alla mia risposta affermativa, si fece serio. Non ricordo esattamente le sue parole, ma posso darne almeno un’approssimazione:
Beh, Philip, se il padre di tua moglie è musulmano, allora anche lei è musulmana, che lo sappia o no. E se non pratica l’Islam, andrà all’inferno. E tu, amico mio, poiché sei sposato con un musulmano, anche tu sei un musulmano e se non abbracci la fede islamica anche tu andrai all’inferno.
Come si potrebbe rispondere a un’affermazione del genere? L’ammonimento dell’imam mi ha commosso. Non mi ha spinto ad abbracciare l’Islam, ma mi ha fatto capire che il mio nuovo conoscente era disposto a rischiare di offendermi, e forse anche di provocare una scenata, per quello che considerava il bene della mia anima. Se davvero credeva che stessi rischiando la dannazione – come evidentemente era – allora era un atto di carità avvertirmi. Quindi, lungi dall’essere offeso dalle sue parole, le ho prese come un segno di genuina amicizia.
(L’imam dimostrò ulteriormente questa amicizia scrivendo a mio suocero, esortandolo a incontrarmi e a riconciliarsi con sua figlia, che aveva ripudiato quando era diventata cattolica. Purtroppo, il suo sforzo è stato vano e mio suocero è morto qualche anno fa senza aver mai incontrato me, né i suoi nipoti. Vi prego di dire una preghiera per lui).
Ho pensato a quell’imam amichevole questa settimana, leggendo una notizia dal mondo dello sport. Un lanciatore dei Boston Red Sox, Matt Dermody, era stato classificato come “omofobo” a causa di questo commento pubblicato sul suo account Twitter:
Gli omosessuali non erediteranno il regno di Dio. Andranno all’inferno. Questa non è la mia opinione, ma la #Verità. Leggete 1 Corinzi 6:9.
Colpito dalle critiche ricevute, Dermody ha tolto quel post e ne ha aggiunto un altro:
“Non sono un omofobo (sic). Come ho dichiarato nel mio tweet, ho amore per tutti. La verità è amore”.
Questa seconda dichiarazione non è servita a placare le critiche del lanciatore. Gli editorialisti sportivi di Boston – che, come i loro colleghi delle pagine di cronaca e degli editoriali, si attengono scrupolosamente all’ortodossia liberale – si sono chiesti perché i Red Sox avrebbero assunto un giocatore con opinioni così inaccettabili.
Forse i commenti di Dermody non erano eleganti. Forse Twitter non era un forum appropriato. Ma dovrebbe essere bandito dal baseball professionistico a causa delle sue opinioni? In nome della tolleranza?
Ovviamente non ho creduto all’affermazione dell’imam, secondo cui avrei rischiato la dannazione rifiutando l’Islam. Glielo dissi, cercando di inquadrare la mia risposta con la stessa diplomazia con cui lui aveva lanciato il suo avvertimento. Abbiamo accettato il fatto di essere in disaccordo su una questione molto importante e abbiamo finito la cena insieme in modo amichevole.
Allora perché gli attivisti omosessuali non possono accettare la dichiarazione di fede di Dermody? Anche se rifiutano la condanna biblica degli atti omosessuali, perché non possono rispettare qualcuno che si attiene al codice morale cristiano? C’è sicuramente una dimostrazione di intolleranza qui, e non da parte di Dermody.
In effetti, la frase finale del secondo tweet del lanciatore potrebbe essere un buon slogan per il Mese dell’Orgoglio: “La verità è amore”.
Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni del responsabile di questo blog. Sono ben accolti la discussione qualificata e il dibattito amichevole.
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