
di Giuliano Di Renzo
Molti inseguono l’utopia del sacerdozio anche alle donne.
Purtroppo esiste la tendenza umana a trasformare la responsabilità di guida, ossia l’auctoritas, in potestas.
Gesù ha già risolto la questione con il dire che nella Chiesa tutto è servizio.
A Dio prima di tutto. La Chiesa è un Corpo Mistico, una Mystica Persona dove ognuno ha il suo posto. San Paolo l’ha già spiegato.
Purtroppo, tra noi esseri umani avere una posizione significa avere visibilità e la suora ripete più volte questa parola.
Nella Chiesa esiste solo il servizio dell’amore ed esiste la “visibilità” segreta dell’amore nota a Dio solo.
“Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono….eppure io sono tra voi Colui che serve” (Gv13,13; Lc 22,27).
La Chiesa non è uno stato, una democrazia ma è appunto il vivente Corpo Mistico di Cristo avente come sua anima il vivificante Spirito Santo di Dio .
Se non si comanda non si è, è la regola in questo mondo e da ciò i mali.
Va cambiato il punto prospettico umano e assunto quello soprannaturale di Dio. Difficile a noi, certo, i santi si sono impegnati in ciò.
I santi non amavano comandare perché ne sentivano la responsabilità.
Chi è chiamato a dirigere – non a comandare – è chiamato a collaborare con Dio per attuare i disegni della sua Provvidenza di governo e di salvezza del mondo.
L’uomo che non ragiona secondo Dio trova tutto insensato, per lui conta il potere.
Considerando più specificamente il problema si premetta che se c’era una donna che avrebbe meritato di essere sacerdote questa era la Madonna. Gesù, però, nell’ultima cena non conferì a sua Madre la partecipazione al suo sacerdozio, che invece conferì agli apostoli.
E nel cenacolo dopo l’Ascensione prima della Pentecoste la Madonna era in mezzo alla futura comunità ecclesiale come la persona misticamente più importante – “uniti con Maria, la Madre di Gesù” – ma alla comunità presiedevano Pietro e gli apostoli.
Gesù è il nuovo Adamo, come la Madonna (e la Chiesa) è la nuova Eva, Alma Socia Christi.
Rispetto a Cristo la Madonna e la Chiesa sono l’eterno elemento femminile: Madre, Sposa, Madre dei redenti: “Donna, ecco tuo figlio!” (Gv 19,26).
Una donna dunque non può rendere presente sacramentalmente Cristo nuovo Adamo. Il sacerdozio nella Chiesa è una funzione, un servizio ed è indipendente dalla condizione di grazia del ministro, ma dipende da Cristo sacerdote che il sacerdote rende presente in forza del sacramento dell’Ordine sacro.
L’eccelsa santità della Madonna è un fatto personale.
La teologia dei sacramenti definisce il sacramento quale “segno sensibile efficace della grazia”.
Ossia, che non solo la conferisce, ma fa la grazia.
Le parole che Gesù pronuncia mediante il sacerdote sul pane e il vino sono parole creatrici e fanno sì che il pane e il vino diventino il Corpo e il Sangue di Lui, trapassano da semplice pane e semplice vino in Corpo e sangue del Verbo Incarnato. E’ trans-sostanziare, transustanziazione, passaggio da una sostanza che una cosa ha, a una realtà diversa, qui divina.
Del resto dell’idrogeno e dell’ossigeno, che pure sono due gas, due atomi dell’uno si uniscono con un atomo dell’altro dando origine a una sola nuova sostanza, l’acqua, che non ha nulla della natura dei gas originari.
Detto che il sacramento è segno efficace della grazia, è evidente che signum di Cristo Gesù uomo sacerdote può esserlo solo l’uomo.
Parità di dignità non significa identità e uguaglianza che annulla le distinzioni e quindi identità di funzioni.
Nel matrimonio l’uomo e la donna hanno la stessa dignità ma non la stessa funzione.
L’errore “democratico” di oggi è quello di volere che la parità nella dignità sia anche parità delle funzioni. Ciò porta dissesto e danno nei rapporti tra l’uomo e la donna e nei rapporti sociali.
Distinzione è dignità. Che viene appiattita e distrutta da una perfetta materiale e, forse anche materialistica, lineare uguaglianza.
La Ss.ma Trinità in Dio è distinzione delle Persone e unità nell’unica natura, ossia unità dell’amore.
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