Piergiorgio Odifreddi (matematico e saggista) e Card. Carlo Maria Martini.
Piergiorgio Odifreddi (matematico e saggista) e Card. Carlo Maria Martini.

 

 

di Jacob Netesede

 

In prossimità della morte, a fine agosto 2012, furono rilanciate anche dal Corriere della Sera alcune parole attribuite al Card. Carlo Maria Martini: “La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote?[1].

Quelle parole, in effetti, mi scossero: ricordo di aver letto molti commenti, anche per la suggestione che una simile affermazione suscitò in molti amici.

Qualche anno prima, in ordine alla scelta eutanasica di P. G. Welby il Cardinale disse: “Il recente caso di P. G. Welby, che con lucidità ha chiesto la sospensione delle terapie di sostegno respiratorio…”.[2]

Una scelta lucida, quindi, per Carlo Maria (consapevole, immagino, delle conseguenze culturali e sociali di un simile giudizio pubblico).

La Chiesa era, dunque, indietro ed il Cardinale, con la sua ultima intervista, colse l’occasione di propalare il pensiero di Padre Karl Rahner, il quale “usava volentieri l’immagine della brace che si nasconde sotto la cenere. Io vedo nella Chiesa di oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di impotenza”.

Una cenere che ci fa restare indietro: ma indietro rispetto a cosa?

Quale cronoprogramma stavamo tradendo?

E quante domande mi vennero: avanzare spediti verso un burrone è un bene? Essere indietro rispetto a certe derive è bene? Come distinguere nelle parole del Cardinale la “Chiesa” dagli “uomini di Chiesa”? Chi è indietro? La sposa, la madre, la matrigna, la casta meretrix, l’organizzazione, la gerarchia? Ma quali categorie di tempo si applicano ad un corpo mistico? Se la Chiesa è indietro, chi è davanti? Chi guida il gruppo? Chi è in fuga? Chi ha fatto palo (cit.)?

Oltre alle parole sulla scelta di Welby, un passaggio dell’ultima intervista permise di comprendere in cosa, a detta del Cardinale, fosse indietro la Chiesa: “Portiamo i sacramenti agli uomini che necessitano una nuova forza? Io penso a tutti i divorziati e alle coppie risposate, alle famiglie allargate. Questi hanno bisogno di una protezione speciale. La Chiesa sostiene l’indissolubilità del matrimonio. È una grazia quando un matrimonio e una famiglia riescono (…). L’atteggiamento che teniamo verso le famiglie allargate determinerà l’avvicinamento alla Chiesa della generazione dei figli. Una donna è stata abbandonata dal marito e trova un nuovo compagno che si occupa di lei e dei suoi tre figli. Il secondo amore riesce. Se questa famiglia viene discriminata, viene tagliata fuori non solo la madre ma anche i suoi figli”.

E ancora: “Dobbiamo chiederci se la gente ascolta ancora i consigli della Chiesa in materia sessuale. La Chiesa è ancora in questo campo un’autorità di riferimento o solo una caricatura nei media? (…). Né il clero né il Diritto ecclesiale possono sostituirsi all’interiorità dell’uomo”.

Significativo che oggi, a 10 anni dalla morte, lo stesso Corriere (…) rilanci l’ipotesi di una canonizzazione del Card. Martini[3], la cui eredità è vivissima.

Martini non divenne Papa, ma le sue idee governano la Chiesa.

Gli ultimi anni rappresentano un’impressionante accelerazione nella direzione auspicata dal successore di Sant’Ambrogio: non serve neppure fare esempi, trattandosi di evidenza.

E oggi, quindi, siamo più avanti o più indietro?

Ascoltando una brevissima intervista al Professor Piergiorgio Odifreddi rilanciata su YouTube[4], ho compreso come, per una misteriosa eterogenesi dei fini, le parole del Cardinale sul “ritardo della Chiesa” fossero fondate.

Il noto matematico, salottiero e mainstream, da convinto ateo, ha di recente affermato che: “L’ideologia gender non ha nulla a che vedere con la scienza, ha a che vedere con la sociologia (…) già la sociologia con la scienza ha poco a che fare…”; e ancora “c’è un odio oggi verso la parte maschile, c’è quasi una lotta, una lotta che non è più di classe ma di generi”; e poi “differenze biologiche che ci sono, su questo la scienza non ha alcun dubbio (…) poi uno può arrampicarsi sui vetri e fare parente 1 e parente 2, ma queste sono differenze linguistiche, per fare un figlio serve il maschile e il femminile”; non solo “nel caso del peso, che è meno sensibile del genere, nessuno si sogna di dire che non esiste la forza di gravità o la forza peso, quando salgo su una bilancia e peso 200 chili, non importa la percezione, non posso pretendere che gli altri dicano che non peso”; io posso “sentirmi giovane” “identità di età e non di genere si direbbe, ma questo non significa che non esista il tempo e non si possa misurare il tempo con gli orologi”; “sono i nostri cromosomi a dircelo: diversamente dalle razze, nel caso del sesso la cosa è semplicissima, se c’è la Y è un uomo, se non c’è la Y è una donna”; “quando si dice cambiamento di genere: si cambiano gli attributi esterni, puoi decidere di fare terapie ormonali”; “l’identità di genere non è una questione oggettiva, riguarda le percezioni, ma non si può negare l’oggettività; è una questione filosofica; gli scienziati hanno la mia posizione, spesso scelgono di lasciar passare… ma se poi diventano proposte di legge…”; “le femministe infatti sono contrarie a leggi che annullino le differenze”; “se uno per quieto vivere evita di dire quello che pensa, è contro il ruolo stesso degli intellettuali; il politicamente corretto va contro lo scientificamente corretto, però…”.

Notate qualcosa?

La Chiesa afferma alcune cose dal 33 d.C.: da quando ha smesso di affermarle, si è ritrovata in ritardo di 200 anni.

Da quando si è aggiornata, ha scoperto di essere in ritardo.

E non solo: Odifreddi da laico (nel suo credo scrive “Credo in un solo Signore, l’Uomo”) può permettersi affermazioni che nessun religioso potrebbe impunemente fare.

Un cattolico che affermasse la metà di quanto serenamente descritto da Odifreddi subirebbe stigma sociale dal minculpop e verrebbe misericordiato a colpi di scomuniche e reprimende dai correligionari.

Ma è la laicità, bellezza!

Il matematico può dire che le lobby gay sono una moda passeggera: non è scienza, ça va sans dire, è sociologia.

In effetti, le mode passano ed è ridicolo pensare di piegare una Tradizione millenaria alle esigenze di una moda passeggera.

Appena la sociologia (e certa teologia) tornerà a fare i conti con la realtà, cioè con l’oggetto che la scienza dovrebbe indagare, si schianterà sulla dura verità: XX è diverso da XY.

E, soprattutto, o XX o XY, tertium non datur.

Possiamo strizzare l’occhio al femminismo americano, che è diverso da quello europeo; possiamo cullarci nelle favole della gender theory… ma lo scherzo dura poco.

La realtà non ci tradirà neppure stavolta, come accade sin dalla fondazione del mondo.

Parafrasando allora Martini, il potere ecclesiastico è davvero indietro di 200 anni: molti preti e vescovi credono ancora alle favolette sessantottine sull’amore liberamente percepito; molti uomini di chiesa sono convinti di sciocchezze che durano il tempo di una moda, di teorie già bollate come pseudo-scienza da chi applichi la ragione alla realtà (c’è un universo femminista che da tempo ha rifiutato queste sciocche teorie bollandole come disumane…).

Da quando il Prof. John William Money era professore alla John Hopkins University, da quando insomma iniziarono i primi esperimenti di transizione di genere sui bambini, è passata tanta acqua sotto i ponti.

Assecondare certe follie della ragione è roba vecchia: certo mondo ecclesiale crede di essere moderno arrivandoci nel secondo decennio degli anni 2000, ma non si accorge di essere in gravissimo ritardo.

È in ritardo perché corre una gara che non gli appartiene: se segui il mondo, caro cardinale, vescovo, prete, sarai sempre in ritardo!

Cosí facendo, in costante rimonta rispetto al mondo, sempre in ritardo rispetto all’ultima moda, all’ultima eresia, la Chiesa tradisce se stessa e il proprio gregge: forse, se pensiamo che molte teorie -risalendo le correnti filosofiche- sono riferibili a Cartesio, morto nel 1650, il ritardo della Chiesa è di 350 anni, non di 200.

E non solo sul gender!

I movimenti ecclesiali, che sposano l’agenda ONU 2030, che ossequiano tutti i potenti e accettano finanziamenti da produttori di armi e da aziende del gioco d’azzardo legalizzato, sono conformate alla mentalità del mondo ma in ritardo: certe lobby hanno preso il potere mentre i cattolici sono a mendicare favori dai Governi.

I cattolici che sono più green di Greta Thunberg hanno abbandonato la profezia e hanno abbracciato teorie ecologiste vecchie di 50 anni che, pur superate dalla comunità scientifica, trovano ampio spazio in qualche convegno diocesano o in qualche enciclica sulla “cura della casa comune”.

Hanno seguito il mondo e continuano a inseguirlo… in ritardo: è umiliante, per un cattolico, che a mostrare questo ritardo sia un matematico ateo e salottiero, ma è così.

Eppure secondo la sapienza della Tradizione “Il mondo fu creato in vista della Chiesa”.

Ecco, questo è un ribaltamento di prospettiva, questa è una conversione: e se fosse il mondo indietro di 2000 anni più che noi di 200?

Nei seminari di questa Chiesa in rincorsa si è totalmente dimenticato il Catechismo: “La Chiesa è nella storia, ma nello stesso tempo la trascende. È unicamente «con gli occhi della fede» che si può scorgere nella sua realtà visibile una realtà contemporaneamente spirituale, portatrice di vita divina”.[5]

La Chiesa vittima del gender è una Chiesa a cui sono, per immaginifico parallelismo, cambiati gli attributi esterni, ma che rimane ontologicamente immutata e immutabile.

Carlo Maria denunciava un ritardo rispetto al mondo.

A me pare che l’unica cosa in ritardo sia la nostra conversione a Cristo: prima che Abramo fosse Lui è, ieri, oggi, sempre.

 

 

Note: 

[1] https://www.corriere.it/cronache/12_settembre_02/le-parole-ultima-intervista_cdb2993e-f50b-11e1-9f30-3ee01883d8dd.shtml

[2] https://www.cortiledeigentili.com/io-welby-e-la-morte-di-carlo-maria-martini/

[3] https://www.corriere.it/lodicoalcorriere/index/01-10-2022/index.shtml 

[4] https://www.youtube.com/watch?v=Qk0S4EtfDZ8

[5] https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p123a9p1_it.htm E come “dicevano i cristiani dei primi tempi. Dio ha creato il mondo in vista della comunione alla sua vita divina, comunione che si realizza mediante la «convocazione» degli uomini in Cristo, e questa «convocazione» è la Chiesa. La Chiesa è il fine di tutte le cose e le stesse vicissitudini dolorose, come la caduta degli angeli e il peccato dell’uomo, furono permesse da Dio solo in quanto occasione e mezzo per dispiegare tutta la potenza del suo braccio, tutta l’immensità d’amore che voleva donare al mondo: «Come la volontà di Dio è un atto, e questo atto si chiama mondo, così la sua intenzione è la salvezza dell’uomo, ed essa si chiama Chiesa»”.

 


 

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