La consegna delle firme di #mehrSegen a mons. Dieser e alla signora Mock (Foto: Sentis/ZDK )
La consegna delle firme di #mehrSegen a mons. Dieser e alla signora Mock (Foto: Sentis/ZDK )

 

 

di Elena Mancini

 

All’interno della Chiesa Cattolica si sta giocando una partita a scacchi. Almeno questa è la metafora che purtroppo sembra descrivere attualmente questa situazione. La crisi determinata dalla diffusione del Covid pareva aver messo parzialmente in secondo piano le varie questioni intorno a cui si dibatte più o meno apertamente ormai da decenni, ma evidentemente dietro il sipario gli animi hanno continuato a sobbollire aspettando solo di poter esplodere. La mossa che ha riaperto il gioco è stata senza ombra di dubbio l’inaspettata e per alcuni improvvida dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede (responsum) sulle benedizioni delle coppie omosessuali dello scorso 15 marzo. Le reazioni da allora sono state numerose e decise, sia da parte di chi ha apprezzato la chiarezza delle affermazioni sia, soprattutto, da parte di chi ne è rimasto negativamente sorpreso, in particolare nelle diocesi di lingua tedesca. Ad alcune delle reazioni da parte dei giovani tedeschi di Azione Cattolica e di molte associazioni di ispirazione cattolica, come quelle dello scoutismo, abbiamo accennato già in questo articolo, ma esse non si sono fermate lì, perché né i giovani progressisti né i loro antagonisti sono rimasti con le mani in mano. Puramente simbolica ma significativa è stata ad esempio l’iniziativa, diffusa sia in Germania che in Austria e sostenuta da varie parrocchie, di far calare dai campanili di alcune chiese un enorme striscione arcobaleno (niente di nuovo su questo fronte) per protesta contro le dichiarazioni della Congregazione. In particolare ha destato scalpore il fatto che fra queste chiese ci fosse quella di San Ruprecht, la più antica di Vienna, gestita da gesuiti. In risposta allo striscione arcobaleno pendente dal campanile si sono attivati altri giovani cattolici “fedeli a Roma”, i quali una delle notti a seguire sono riusciti ad appendere l’altrettanto grande striscione con la dicitura “God cannot bless sin. Roma locuta – causa finita” (Dio non può benedire il peccato. Roma ha parlato – la disputa è conclusa”). Insomma, mosse e contromosse danno mostra di sé in un triste spettacolo.

Le reazioni al responsum  hanno avuto anche un più ampio respiro, sia tra i fedeli che nell’opinione pubblica. In Austria il 28 marzo, domenica delle palme, durante la tradizionale intervista a tutto tondo che il cardinale Schönborn rilascia in questo giorno alla televisione di stato, l’argomento su cui i giornalisti si sono soffermati maggiormente è stato proprio la dichiarazione della Congregazione e lo stesso giorno la rivista austriaca Profil ha dedicato a questo tema la copertina e un lungo articolo dai toni, ovviamente, più che critici. Schönborn, nei cinquanta minuti abbondanti trascorsi su ORF2, è riuscito a districarsi fra domande poste non certo con stile neutro né particolarmente deferente e a rispondere a volte con decisione altre invece in modo più vago. Sul tema delle benedizioni alle unioni omosessuali i giornalisti sono partiti subito all’attacco sfruttando la copertina di Profil, che illustrava un papa Francesco a testa china, sullo sfondo l’onnipresente arcobaleno e in primo piano un titolo significativo: “La Chiesa e l’amore fra persone dello stesso sesso. Il Vaticano perde la propria autorità morale”. Il giornalista, mostrando la copertina ha esordito con questa frase: “Nel pieno dell’attuale crisi-covid, la Chiesa Cattolica provoca per l’ennesima volta titoli negativi”. La risposta del cardinale è stata piuttosto chiara: “Felice [della dichiarazione, n.d.r.] non lo sono stato,” ha dichiarato “né del tempismo né della modalità di comunicazione”. Schönborn ha affermato di condividere in toto la concezione che sottende alla dichiarazione della Congregazione, e cioè che il matrimonio sacramentale sia solo quello fra uomo e donna, ma secondo lui quello della Congregazione è stato un “chiaro errore comunicativo”. Il cardinale si è dichiarato dispiaciuto del fatto che in questo modo molti omosessuali e coppie di omosessuali si siano sentiti feriti, perché la Chiesa, ha aggiunto, “è mater et magistra” […] “prima, quindi viene la madre”, la quale non può negare una benedizione ai suoi figli.Profil lgbt

Schönborn ha concluso con l’invito a parlare “meno di sessualità e più di amore; più della buona riuscita delle relazioni e meno della domanda su cosa sia permesso e cosa non lo sia”.

A parte le manifestazioni un po’ folkloristiche di striscioni e contro-striscioni vari, che lasciano il tempo che trovano, le reazioni ufficiali da parte delle due chiese locali sembrano quindi aver avuto un carattere leggermente più moderato. Ancora più benevola verso la Congregazione è stata infatti la presa di posizione del Cammino sinodale tedesco, che nel suo sito ufficiale si esprime con le seguenti parole: “Mons. Dieser vede nella dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede importanti e positive valutazioni sulla realtà di vita delle persone omosessuali. < Da un lato, si presume e quindi si riconosce che esistono relazioni di coppia omosessuali. D’altra parte, si dice che ci sono elementi positivi in loro che devono essere valorizzati ed enfatizzati, per cui devono essere trattati con rispetto e tatto>, dice il vescovo Dieser. <Il nostro forum discute la pesante questione di come le persone omosessuali possono realizzare la sequela di Cristo nella realtà della loro vita. Anche la dichiarazione romana lo richiede esplicitamente: Si tratta di accogliere le persone omosessuali, accompagnarle e mostrare loro le vie di crescita della fede, affinché possano accettare liberamente e responsabilmente la propria vocazione battesimale. Suggerisce persino di capire che il desiderio pastorale di benedire le unioni omosessuali potrebbe nascere da questo sincero desiderio pastorale. Tuttavia, questa possibilità è rigorosamente respinta a livello dello sviluppo dottrinale di oggi>”. Una dichiarazione tutto sommato positiva che sembra dimostrare che lo spirito originario del Responsum sia stato compreso.

Peccato che però nel concreto sia il vescovo Dieser che il forum “Vivere in relazioni funzionanti ”  del Cammino sinodale, con a capo Birgit Mock (del ZdK, Comitato centrale dei cattolici tedeschi),  sostengano ben altre risposte dal carattere decisamente provocatorio. Ai due il 27 marzo sono state consegnate più di 2600 firme raccolte per iniziativa di due parroci tedeschi sotto il titolo #mehrSegen (Più benedizioni). Secondo gli organizzatori queste hanno contribuito alla nascita di un’ulteriore iniziativa, dall’iconico titolo #liebegewinnt (L’amore vince). Sotto questo nome e con il sottotitolo “Celebrazioni eucaristiche di benedizione per persone che amano”, i Seelsorger tedeschi (termine che raccoglie in sé diversi tipi di assistenti spirituali, che siano laici o religiosi di entrambi i sessi o sacerdoti, parroci o assistenti pastorali) hanno organizzato per il 10 maggio prossimo una giornata nazionale, durante la quale si celebreranno messe in cui chiunque lo voglia (coppie di fatto, coppie omosessuali, ecc…) riceverà una benedizione pubblica. Le adesioni, anche da parte di Austria e Svizzera, non sorprende, sono numerose. La gravità di questo atto non è sfuggita ad alcuni laici e religiosi, che in un appello del 5 maggio, da noi qui pubblicato, fra i cui firmatari compaiono il cardinale Zen e l’arcivescovo Athanasius Schneider, hanno chiamato tutti i fedeli ad una giornata di preghiera in riparazione alle benedizioni delle unioni omosessuali. Anche il cardinal Pell si è da poco espresso in proposito richiamando i vescovi tedeschi al loro dovere di custodi del magistero cattolico, come abbiamo riportato anche in questo articolo.

 

Scisma?

Questo susseguirsi di eventi mostra che l’atmosfera in questi paesi è decisamente tesa. Atti come quelli descritti qui sopra rientrano, per chi vive da anni in questi luoghi, quasi in una normale routine. Ma c’è qualcosa in più: le parole si fanno più pesanti e i giudizi anche. È come se alcuni avessero la premonizione di qualcosa di grosso, altri lo temessero, altri ancora l’auspicassero. Si tratta dell’incombente minaccia di uno scisma e per di più uno scisma a radice europea, che ci toccherebbe anche dal punto sociale piuttosto da vicino, oltre che a fare male a tutti noi, membri della Chiesa universale. Non sono io a parlare di scisma: ne parla fra gli ultimi in senso temporale il cardinale Ruini in un articolo apparso ieri sull’edizione online de Il Foglio (Scisma? Speriamo di no, ma il rischio c’è), che prender le mosse anch’esso dall’evento del 10 maggio.

Questa parola, scisma, chi frequenta certi ambienti la sente risuonare da un bel po’ di tempo, mada circa un mese viene usata sempre più spesso anche pubblicamente, come si vede anche dall’articolo del Foglio. Su Kath.net ad esempio in un’intervista del 3 maggio dal titolo “Disobbedienza contro Roma: quali sono le conseguenze”, il teologo ed esperto di diritto ecclesiastico Dr. Gero Weishaupt viene espressamente interrogato sulle conseguenze dell’iniziativa #liebegewinnt e così risponde: “La disobbedienza che parte dal rifiuto di attuare il responsum papale disturba l’unità con il papa. Si tratta di un atto scismatico, che certamente si basa su un’eresia”. E continua: “Un vescovo che ignora e viola il divieto papale sulla benedizione delle coppie omosessuali incorre nella pena della scomunica […]. Una tale pena dovrebbe essere stabilita per decreto dal Papa, dopo l’ammonizione, perché abbia i suoi effetti giuridici anche in ambito esterno”. Sempre su Kath.net il 22 aprile scorso ci si è spinti ancora più in là con un articolo del prominente editore cattolico tedesco Bernhard Meuser dal significativo titolo: “Come si svolge uno scismain cui l’argomento è analizzato nei minimi particolari.

D’altro canto come non pensare ad un tale evento, quando i temi che potenzialmente ne potrebbero essere alla base vengono trattati in modo sempre più sfrontatamente ribelle? Prendiamo come esempio il pluripremiato seppur giovane Michael Seewald, professore di dogmatica, che nel numero del 2 maggio della rivista cattolica CIG (“Cristo nel presente”), per screditare il responsum e per sostenere la legittimità delle benedizioni del 10 maggio, pubblica un articolo (dal titolo “Dei buoni cattolici non dovrebbero essere più papisti del papa” – gioco di parole sulla versione tedesca del modo di dire italiano “essere più realisti del re”) in cui afferma: “il “Catechismo della Chiesa Cattolica” (nel seguito: CCC) in verità non è affatto così vincolante e valido come alcuni pensano. Coloro che credono di trovare nel Catechismo ciò che è veramente cattolico, quasi uno standard in base al quale si può giudicare ciò che è cattolico e ciò che non lo è, sono, secondo Seewald, “in errore”.

Alla luce di tutto ciò, chi le ha presenti non può non pensare alle parole che Suor Lucia di Fatima indirizzò al cardinal Caffarra (il quale le rese pubbliche nel 2008 su La voce di Padre Pio), secondo cui lo scontro finale tra il Signore e il regno di Satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio, perché questo, scrisse Caffarra, è “il nodo, perché si tocca la colonna portante della creazione, la verità del rapporto fra l’uomo e la donna e fra le generazioni”. Si tradurrà tutto ciò in un doloroso scisma? A questo punto non possiamo che unirci alla al cardinal Müller e ripetere le parole con cui lui stesso conclude la sua intervista apparsa ieri su Kath.net: “Ho paura di sì. Ma spero di no!”

 

 

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