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di Mattia Spanò

 

Viviamo un’epoca che ha dichiarato guerra alle idee. L’unica idea fissa è, per dir così, combattere le idee. Cancellarle.

Gli attacchi subiti da Giorgio Agamben, Massimo Cacciari e l’istrionico Diego Fusaro sono la personalizzazione di un disprezzo che si è fatto strada sin dalla scuola: la filosofia non serve a niente. Pensare non serve a niente. Con i migliori omaggi al dubbio e allo spirito critico.

Stessa cosa in politica. I politici sono corrotti e incapaci, ben vengano i tecnici: notoriamente essi non hanno idee, solo progetti. Sono programmatori. Non mediano, non discutono, non si interrogano né pongono domande. Eseguono robotici il codice “necessario”, “fanno quadrare i conti”, per schivare un disastro teorico ne provocano mille reali.

I Monti, le Fornero, i Draghi, i Cingolani, i Colao. I muratori che chiami perché hai paura che il tetto ti cada in testa e ti scoperchiano casa. All’aria aperta non c’è pericolo di crolli. Hanno eliminato il problema, cosa vuoi dirgli?

Non si torna indietro. Casomai si tornasse a cuocere il pane su pietre roventi scacciando lupi e orsi con bastoni appuntiti, è progresso anche quello. È decrescita felice.

Non parliamo poi della scienza, anzi: la Scienza. Medici, scienziati e premi Nobel che affermino altro rispetto a chi per primo ha gettato il sasso nello stagno vengono derisi, espulsi dagli ordini, messi alla gogna, trattati da stregoni.

Come parlare, cosa pensare, cosa fare, dove entrare, dove andare e dove no, sono tutte disposizioni di legge. Il vaccino ci dà la libertà di muoverci, di lavorare, di viaggiare? Ma queste non sono “libertà”: sono “diritti”, qualcosa che non devo nemmeno chiedere perché lo possiedo. Qualcosa che nemmeno lo Stato può toccare. Che difesa avremmo, altrimenti?

Posso parlare o tacere, muovermi o stare a casa, risparmiare o spendere, tradire mia moglie o esserle fedele. Ne ho il diritto, non la libertà. Se rimuovo il diritto e teorizzo una “libertà buona”, cioè impongo il “fa la cosa giusta” per legge, ecco che magicamente sono titolare di libertà a senso unico, stabilite da altri. Questo mercimonio banditesco di significati è ancora tollerabile?

La Transizione Ecologica è un imperativo, così come la Rivoluzione Digitale. Pazienza se, come osservava un amico, grande consulente d’azienda che prepara un intervento in un convegno pubblico, sono in contraddizione: se per produrre un oggetto mi occorre 100 di energia, e altri 100 per creare il mirror digitale di quel manufatto, come e dove esattamente si risparmierebbe energia? Gli ho raccomandato di scegliere bene le parole, se gli è cara la carriera.

Impressiona l’ostinazione cieca con la quale i leader occidentali non deflettono dalle proprie ossessioni nemmeno di fronte a scenari radicalmente mutati. Zelensky doveva vincere ma perde? Tutto come prima, peggio di prima. Non si pensano più le cose, non si riflette su di esse. Si desiderano.

L’euro ha prodotto disastri perché non si è tenuto conto di fiscalità particolari, fatti politici, culturali, storici, economici? Bisogna fare sacrifici e credere che in futuro andrà tutto a meraviglia. Dopo 20 anni e sei mesi, siamo ancora qui a fare gesti apotropaici nell’illusione che vada meglio.

La Russia ci priva del gas, o ci obbliga a pagarlo in rubli? Non ha importanza, avanti tutta.

Non si media coi cattivi. Non si media coi buoni. Non si media con nessuno: se critichi il potere o ti opponi, peggio ancora se mugugni e guardi storto, commetti un reato d’opinione. Non insulti nessuno: opini. Male. Molto male.

C’è il rischio di una guerra nucleare, gli ucraini muoiono come zanzare dopo una disinfestazione? Sono i principi e i valori che contano. Quelli stabiliti da loro, si capisce. Bruxelles val bene una guerra mondiale.

Si è stabilito che una tendenza sessuale è una ragione sufficiente per modificare un dato di natura? Guai a dissentire. Il mondo va da quella parte, chi siamo noi per giudicare?

Il contante alimenta le mafie delle vecchiette che comprano una zucchina e mezza e due fette di prosciutto sottili al mercato? Via la “carta di credito dei poveri”, come la chiamava McLuhan. E pazienza se avendo sposato una cittadina russa, ti possono spegnere il conto corrente con un click. O se per un “disguido tecnico”, nonché una scelta bancaria (c’è differenza?), vengono chiusi migliaia di conti correnti in Belgio.

Pazienza se con un’inflazione galoppante ogni transazione ti costerà un sobrio 4% in più. Come dire che la sorte, che tocca prima a casi umani eccezionali, ha la miracolosa tendenza ad estendersi a tutti.

Il vaccino al quale si sono obbligate intere popolazioni non ha funzionato, e qualche disgraziato ci ha rimesso pelle o salute? Non importa, non c’è correlazione: quello si doveva fare, quello è stato fatto.

Le conseguenze? Ma per conseguire bisogna seguire, cioè fare ciò che ti viene detto. Diciamolo chiaro agli speculatori no-vax: no vaccino, no effetti indesiderati. Di cosa parlereste adesso?

Una scrollatina di spalle, un sorrisetto, quando fai notare le incongruenze ti senti rispondere che sei un noioso trombone – succede anche se osi sospettare che Putin qualche ragione ce l’abbia: non disturba Zelensky a reti unificate, disturbi tu col tuo Putin. Uffa che barba che noia, che noia che barba.

L’accoglienza è un dovere cristiano. Non accogliere è un peccato grave. Vaccinarsi un atto d’amore e un dovere morale, non farlo negazionismo suicida (e omicida, mi permetto di addentellare). Finalmente, dopo secoli oscuri, Scienza e Fede si danno la mano.

Eppure così, dolcemente, si traghettano i fedeli dal vetusto concetto di “peccato” a quello di “crimine”: se da un lato Dio perdona tutti i peccati (non può fare diversamente: il perdono è un diritto umano), dall’altro il crimine non può essere tollerato, va represso e punito senza pietà.

Ad esempio, secondo papa Francesco la pedofilia è un crimine ripugnante. Come dargli torto. Almeno finché non viene depenalizzata: cosa dirà allora il Santo Padre? Lo è senz’altro, un crimine, ma è soprattutto un peccato che non resterà impunito da Dio. Come quando scomunicò i mafiosi: perché un mafioso sì, e un trafficante di uomini o uno stupratore no? Si scade in una visione politica, legalistica, del male.

Ecco il problema del crimine, dell’illegalità: oggi lo sono, domani chissà. Il peccato, l’offesa a Dio, è peccato sempre.

Si dirà che non è più pensabile condannare nessuno al fuoco eterno. Meglio castigarlo subito rendendogli la vita un inferno di solitudine e miseria, creando crimini dal nulla come entrare in un ristorante senza il QR Code da vaccino (domani, chi lo sa, solo se voti PD), e depenalizzandone altri come il consumo di droghe: tutto un po’ così, alla carlona.

Se un uomo può sentirsi donna, un dittatore può ben sentirsi un filantropo democratico. Se uno che ammazza la moglie va in tribunale e afferma di sentirsi donna, non è più femminicidio? Queste oscenità succedono quando si lascia al potere di stabilire il significato delle parole.

Le posizioni intermedie critiche, sono bandite. Vige la “premessite” di cui parla Luca Ricolfi: dopo aver premesso che sei assolutamente d’accordo con la versione ufficiale – l’unica ammessa nel consesso umano – puoi far notare discretamente, molto discretamente, che ci sarebbe anche altro da dire. Il che non intacca minimamente la premessa adamantina, sia chiaro. Al massimo le cambia la pettinatura in modo impercettibile (ti sei tagliata i capelli, cara?).

Dopo aver deriso per decenni il bizzarro dogmatismo medievale e l’arretratezza di pensiero che ci ha preceduto, dopo aver presentato gli antichi come lerci e spettinati, dei puzzoni che si esprimevano a grugniti, dopo averli accusati di non avere il microonde in casa e le Croc’s ai piedi, ecco che si affaccia un nuovo dogmatismo oscurantista: there is no alternative, non c’è alternativa. Premesso che sono d’accordo con me stesso, posso segnalare che rischia di essere peggiore di quello medievale?

Non c’è pensiero, non c’è opinione, non c’è errore, non c’è peccato, non esiste un piano B. Un mondo fantasmagorico in cui le persone ripetono ossessivamente frasette monche dette da chi comanda, e non possono far altro che concordare con esse. Sesquipedali baggianate spacciate da intellettuali da strapazzo per grandi vette del pensiero umano. Questo non annoia, ci fa sentire fratelli tutti stesi ad abbronzarsi al sol dell’avvenire.

Solo mandati, solo ordini, solo obblighi. La libertà è schiavitù, il progresso è l’estinzione. Come ingiunge Greta Thumberg, giustamente inserita in un corso sulle religioni.

Perché di questo parliamo quando parliamo di bandire le idee e il dissenso: di una religione pagana fondata su terrore, miseria e morte. Se anche il Dio cristiano fosse un’invenzione, sarebbe la più bella invenzione del mondo e della storia. 

 


 

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