La Manif pour tous di Francia scende di nuovo in piazza. Il 6 ottobre prossimo, a Parigi, è prevista una mobilitazione di protesta imponente contro l’esecutivo Macron e il suo disegno di legge a favore della fecondazione artificiale senza padre. L’episcopato francese alza i toni e appoggia la sollevazione popolare.
di Silvio Brachetta
Il clima si surriscalda di giorno in giorno: il governo di Francia si vuole sbarazzare del padre. Un disegno di legge prevede infatti l’estensione della procreazione medicalmente assistita (PMA) a coppie lesbiche o single. Anche se Macron si dice ora contrario alla legalizzazione della pratica aberrante dell’utero in affitto (GPA), è del tutto prevedibile che, una volta approvata la PMA, il mondo dell’omosessualità maschile rivendicherebbe anche per sé il «diritto al bambino». Ci potrebbe essere, allora, una richiesta a gran voce d’introdurre la GPA in Francia.
Nel caso della PMA estesa a lesbiche e single, la figura del papà diventa un puro optional. Anzi, nemmeno un optional, perché scompare del tutto. Al posto del padre si materializza un inseminatore anonimo, la cui unica utilità è di rendere possibile la fecondazione artificiale. Tutto qui: il padre è surrogato da un inseminatore qualsiasi.
Se poi, alla PMA, dovesse seguire l’introduzione della GPA, scomparirebbe invece la mamma, sostituita da una donna (o due), da utilizzare solo come un contenitore gestazionale. Il figlio, una volta venuto al mondo, è sottratto alla donna e affidato, ad esempio, alla coppia omoerotica che ha finanziato l’operazione e che s’illude di essere una famiglia. Una famiglia senza madre.
Allo scopo di contrastare il disegno di legge, insorge La Manif, assieme a una ventina di associazioni francesi pro-vita, convocando la manifestazione nazionale del 6 ottobre a Parigi. La manifestazione, dichiarano i promotori, si è resa necessaria perché il governo «rifiuta qualsiasi forma di dialogo e rimane sordo al dissenso». Il presidente Macron, tra l’altro, è sordo alle conclusioni degli Stati Generali di Bioetica, secondo i quali «non vi è consenso sulla procreazione medicalmente assistita».
Il via libera alla PMA «indebolirebbe il tessuto familiare e quindi l’intera società», andando a colpire la figura del padre. Si tratterebbe, cioè, di autorizzare la «fabbricazione di bambini privati volontariamente di un padre».
Mons. Eric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza episcopale francese (Cef), ha detto in proposito: «Dobbiamo constatare che i nostri politici restano ciechi di fronte alla posta in gioco su cui sono chiamati a decidere». E Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi, rincara: «Siamo nell’era degli scienziati pazzi».
Meno sibillino è Vincent Dollmann, arcivescovo di Cambrai: «Accolgo con favore la mobilitazione delle persone che parteciperanno alle proteste per i diritti del bambino e contro la sua mercificazione, in particolare il 6 ottobre a Parigi». Mons. Dollmann invita il popolo a non cedere, «anche se questo approccio è talvolta stigmatizzato come reazionario»: pure «il cristiano è un cittadino e le sue convinzioni hanno il diritto di essere ascoltate allo stesso modo degli altri».
Diverse altre voci di vescovi si sono alzate in questi ultimi due anni, nel merito della bioetica e della famiglia. Mons. Pierre d’Ornellas, nel suo libro Bioéthique, quel monde voulons-nous?, parla di «affronto alla genitorialità», sopprimendo il concetto di «discendenza» e stabilendo «ab initio l’impossibilità legale di avere un padre». A parere del vescovo ausiliare di Parigi, Éric de Moulins-Beaufort, «la procreazione è affidata alla manipolazione medica e la genitorialità al bricolage». La «sofisticazione» della società – aggiunge riferendosi al disegno di legge sulla PMA – è tale da permettere «qualsiasi ingegneria legale».
Non è tanto una giornata di manifestazione popolare a fare la differenza, ma l’innesco di un dibattito duraturo attorno a temi così importanti che, almeno in Francia, è rovente.
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